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timi pensieri e sapeva anche il senso profondo di quelle visioni, ma soltanto dava forma interrogativa agli incoraggiamenti intesi a fargli continuare con sicuro passo il cammino. 1 due poeti procedono nel vesoro protendendo lo sguardo in avanti, incontro ai raggi del sole morente; ed ecco che s'imbattono in una ottenebrante caligine, che tutti li avvolge.
CANTO XVI.
Il fumo acre, pungente e ottenebrante fa chiuder gli occhi al poeta; onde Virgilio gli offre l'appoggio della sua spalla, per rendergli agevole il cammino. A questo punto, gli occorrono all'orecchio voci d'anime che insieme intuonano l'« Agnus Dei ». Virgilio gli spiega che sono gli spiriti degli iracondi; e uno tra essi, accortosi che Dante è vivo, lo invita a dar notizia di sè. Dante, incitato da Virgilio, espone, allo spirito che gli vien dietro, lo scopo e l'ispirazione del mistico pellegrinaggio e gli chiede notizie della sua vita e della strada da seguire. L'ombra si dà a conoscere per Marco Lombardo, uomo di corte, seguace in vita di quel valore ch'è ormai caduto in dissuetudine; quanto alla strada, lo assicura eh egli è sulla buona via per salire. Poi lo prega di suffragi.
Dante, memore delle parole udite da Guido del Duca, e riconnettendole con quelle ora pronunciate da Marco sulla dissuetudine del valore, domanda allo spirito che gli additi la vera causa di tanta decadenza del costume fra gli uomini, poiché qualcuno la fa dipendere dall'influsso degli astri e qualcun altro da cause terrene. Marco, deplorando la cecità umana, confuta l'opinione che vuol far risalire le cause dei fatti umani all'influsso delle stelle, il che importerebbe la negazione del libero arbitrio. È vero che il Cielo inizia tutti, o quasi tutti, i movimenti umani; ma l'uomo possiede il discernimento del bene e del male e la li-