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La Divina Commedia
Purgatorio
Biblioteca del Popolo
Sonzogno Milano, 1940, pagine 59

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Wm IL PURGATORIO
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   è se non l'antica strega, l'amore eccessivo dei beni mondani, che si sconta negli ultimi tre gironi; e che la fine del sogno tendeva a dimostrare come ci si possa svincolare da queste seduzioni terrene, indi il maestro esorta il suo alunno ad affrettare il passo. Dante si rialza e cammina spedito per tutto il tratto d'apertura della roccia, fino al quinto girone. Qui gli appaiono ombre prostese a terra bocconi e in lagrime. Sono gli avari e i prodighi, che gridano colle parole del Salmista la loro -colpa : ii Alla terra si è attaccata l'anima mia ». Virgilio prega quelle anime d'indicargli la via alla salita, e una voce risponde di tener sempre la destra. Dante indirizza al maestro uno sguardo supplichevole per poter intrattenersi con l'anima che ha parlato; e, avutone il consenso, chiede conto allo spirito della sua persona, della condizione dei suoi compagni di pena, e si dichiara pronto a ottenergli qualche cosa nel mondo. L'ombra si dà a conoscere per un papa, della casata dei Fieschi di Lavagna. Pontificò per poco più d'un mese; e troppo a lungo indugiò ad accorgersi della mendacità dei beni terreni e a purgarsi dall'avarizia. Egli e i suoi compagni se ne stanno qui stesi a terra perchè in vita il loro sguardo, fisso alle cose terrene, non si aderse mai in alto. Le mani e i piedi, che mai nel mondo si mossero a opere meritorie, sono qui legati.
   Dante, durante il discorso di quest ombra, si è inginocchiato, per far atto di riverenza alla dignità pontificale. Ma l'ombra lo invita ad alzarsi, facendogli osservare che nell'oltretomba tutte le differenze delle dignità esteriori svaniscono e ricordandogli il salmo che dice : « E non si sposeranno
   Ciò detto, lo licenzia, non senza aver fatto cenno di una sua nepote virtuosa, Alagia, rimastagli nel mondo, incorrotta in mezzo alla corruttela degli altri di sua casa.