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11. PURGATORIO
casciate a terra e tornate al loro solito pianto; e Dante arde dalla curiosità di aver notizie di quel terremoto e del grido che lo ha accompagnato.
CANTO XXI.
Mentre Dante procede travagliato dai suoi dubbi e spronato dalla fretta, gli appare un'ombra la quale saluta cortesemente i due poeti, augurando loro la pace. Virgilio le rende il saluto e confessa che a lui certo non spetterà il Paradiso; spetterà invece un giorno a Dante. Indi spiega la sua missione e l'ispirazione del mistico pellegrinaggio; e poi domanda la cagione del terremoto e del grido concorde delle anime. L'ombra risponde dicendo che qui nulla è fuori dal sacro regolamento del monte. « In questo luogo tutte le novità che accadono dipendono solamente da ciò che il cielo da sè in sè riceve; nè vi può aver sede alcuna delle perturbazioni consuete degli elementi, alcuna delle vicissitudini atmosferiche. Il tremore avviene qui soltanto allorché qualche anima si sente purificata, in modo da alzarsi o da muoversi per salire : e il canto del « Gloria in excelsis Deo » asseconda il terremoto. Questa volontà che l'anima prova di protendersi al cielo, è l'unico indizio della purificazione compiuta. Prima della purificazione, l'anima, sebbene abbia la volontà di salire, non lascia il talento della sofferenza e della pena, conformemente alla disposizione della divina giustizia. Ora io — conclude lo spirito — dopo cinquecent'anni e più di tormenti nel quinto girone, ho sentito la volontà libera di una soglia migliore. Di qui il terremoto che testé hai sentito, e il grido ».
Virgilio si dichiara soddisfatto per sè e per il suo alunno; ma invita l'ombra a dar conto di sè stessa e del lungo indugio nel quinto girone. Lo spirito si dà a conoscere per Stazio, tratto da To-