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IL PURGATORIO J
nel quinto girone ha scontato l'eccesso contrario, cioè la prodigalità, per migliaia di mesi; anzi, se nel mondo egli si è pentito di questo vizio e ha così evitato il quarto cerchio dell'Inferno, lo deve all'azione benefica di quei versi dell'Eneide, in cui Virgilio parla della fame dell'oro e dell'azione che essa esercita sui cuori umani. Di qui egli trasse occasione a meditare sul suo peccato e a pentirsi di questo e di altri; e in tal modo non doyrà un giorno risorgere coi crini scemi, come un'altra turba infinita di prodighi.
Virgilio, poiché dal contesto della I ebaide Stazio appare pagano e non cristiano, gli domanda come mai egli si sia accostato alla fede sincera. E Stazio risponde : «Sei tu che anche qui m'hai illuminato, pur senza trarne per te vantaggio alcuno. La prima scintilla alla conversione mi venne dalla tua poetica profezia :«Si rinnova il secolo, ritorna la Vergine Astrea, ritornano i regni saturnii, e una nuova stirpe discende dal cielo ». Mi parve che il tuo carme fosse del tutto consono alla nuova dottrina che ai tempi miei si diffondeva; allora presi a frequentare i Cristiani, e fui toccato dalla loro santa vita. Piansi delle loro sventure al tempo delle persecuzioni, e m'innamorai dei loro costumi, tanto da recarmi a fastidio tutte le altre credenze. Prima di condurre a termine la 1 ebaide, io ebbi il battesimo; ma per un ritegno poco commendevole, seguii la nuova fede di nascosto, continuando a professare ufficialmente il paganesimo. Per questa tiepidezza, purgai per quattrocent'anni la colpa d'accidia nel quarto girone ». Ciò detto. Stazio domanda a Virgilio notizie di Terenzio, di Cecilio, di Plauto e di Vario; e Virgilio risponde che questi si trovano con lui nel Limbo in un con Persio, con Omero e coi più insigni poeti greci e con alcune delle creature femminili cantate da Stazio nei suoi poemi.