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IL PURGATORIO J
maggior vigorìa, mentre le prime si spengono. Giunta poi, per divino istinto, ad una delle due rive, essa conosce i suoi destini; e, appena circo scritta, irradia la sua virtù informativa nell'aria circostante e ne forma un corpo simile a quello ch'essa animava nel mondo. Siccome da questo corpo l'anima ha la sua apparenza, così essa prende il nome di ombra; acquista i sensi, parla, ride, piange, sospira, rispecchiando desideri e affetti ».
Intanto i viatori sono giunti al settimo girone, dove la costa getta con impeto fiamme, e l'orlo esterno manda sù il vento che le ripiega e le respinge. C'è dunque un angusto sentiero sgombro dal fuoco; ma dall'altra parte vi è un periglioso precipizio. In mezzo alle fiamme si leva il canto dell'inno « Signore di somma clemenza »; attraverso al fuoco passano spiriti che gridano esempi di castità. Il primo grido è quello di Maria : « Non conosco uomo »; poi è menzionata Diana, che scac ciò dal suo cospetto Elice, rea di castità violata; poi si esaltano mogli e mariti castamente fedeli alla legge del matrimonio. Questo alternare degli inni e degli esempi, continuando per tutto il tempo che quegli spiriti dovranno rimanere tra le fiamme, forma parte integrante della loro purificazione dall'ultimo peccato.
CANTO XXVI.
Attraverso l'angusto e pauroso sentiero, Dante, a cui SDlende a destra il sole al tramonto e a sinistra il fuoco, con la sua ombra fa parere più roventi le fiamme; onde le anime avvisano che Dante sia vivo, ne meravigliano e gli chiedon con to della cosa per voce d'una di esse. Il poeta sta per manifestarsi, allorché la sua attenzione è distratta da un'altra schiera, che giunge in opposta direzione. Le anime delle due schiere, incontrandosi, si baciano a vicenda, senza soffermarsi; ma