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La Divina Commedia
Purgatorio
Biblioteca del Popolo
Sonzogno Milano, 1940, pagine 59

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Wm IL PURGATORIO J
   nizelli gli aveva additato, e lo richiede del nome. L'interpellato risponde in provenzale, dandosi a conoscere per Arnaldo Daniello, che lì canta e piange l'antico errore, e vede esultando il giorno sperato. Poi, dopo aver pregato Dante di ricordarsi tempestivamente della sua pena, si nasconde nel fuoco purificatore.
   CANTO XXVII.
   Alla montagna del Purgatorio tramonta il sole, allorché ai tre pellegrini appare l'angelo che canta la beatitudine evangelica: « Beati i puri di cuore ». e invita a entrar nel fuoco e a porgere orecchio alla voce che di là canta. Dante s'arresta perplesso e pauroso; e occorre che Virgilio lo riconforti colla memoria dei superati pericoli. Ma neppure queste parole possono smuovere il poeta; tanto che Virgilio gli grida : « Figliuolo, fra Beatrice e te. c è questo muro ». Solo a questo appello supremo Dante si arrende; il maestro crolla la testa, sorride, e precede nel fuoco il suo alunno, pregando Stazio di tener dietro a questo. A temperare lo smisurato calore delle fiamme, Virgilio ricorda ogni tanto, a Dante, Beatrice, preannunziandogli la vista degli occhi di lei. Intanto giunge agli orecchi dei pellegrini il canto d'un angelo a piedi della scala : « Venite o benedetti del Padre mio ». E la voce, dentro a una luce abbagliante, continua esortando i mistici viandanti ad affrettare il passo, prima che si faccia buio.
   Dopo aver montato pochi scalini, i tre poeti si accorgono, dal dileguarsi dell'ombra del corpo di Dante, che il sole è tramontato. Nell'ora crepuscolare, ognuno di essi si fa letto d'un gradino, non potendo per la legge consueta più oltre camminare. Serrato di qua e di là dalle pareti dell'angusta scala, Dante s'adagia, e sul suo riposo vigilano le due savie scorte silenziose.