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La Divina Commedia
Purgatorio
Biblioteca del Popolo
Sonzogno Milano, 1940, pagine 59

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Wm IL PURGATORIO J
   Dal piccolo tratto di cielo che gli si offre allo sguardo, il poeta contempla le stelle, più lucenti del consueto; e poi, vinto dal sonno, poco prima dell'alba ha una visione. Gli appare una giovine donna che passa per una landa e coglie fiori e canta e dice : « lo sono Lia, e muovo le belle mani a farmi una ghirlanda. Qui mi adorno per trovarmi bella innanzi a Dio; ma mia sorella Rachele non si toglie mai dall'eterno specchio, tanto paga di contemplare, quanto io d'operare ».
   Diradate le tenebre, Dante si sveglia, si alza e vede che le sue due guide si sono già levate. All'annunzio soave fattogli da Virgilio della prossima felicità, Dante sente raddoppiato il desiderio di giungere alla cima del sacro monte; onde sale quasi di volo il resto della scala. Sulla soglia del Paradiso terrestre, Virgilio, guardando con accorata tenerezza il suo alunno, si accomiata da lui, dicendogli : « fu hai veduto Inferno e Purgatorio e sei giunto colla mia guida a una sede in cui la mia scienza non basta. Ormai emancipato dalle angustie della via, va' pure a tuo senno... Guarda il-sole che ti riluce in fronte; guarda l'erbetta, i fiori e gli arboscelli qui dalla terra spontaneamente prodotti. Fino a che vengano, lieti della tua salvazione, gli occhi belli di Beatrice, tu puoi fermarti e puoi procedere fra questi fiori e alberi. Ora il tuo arbitrio è libero e sano, e sarebbe un errore che tu non ti lasciassi guidare da esso : cosicché io ti fac-* ciò di te stesso sovrano e signore ».
   CANTO XXVIII.
   Avviandosi lentamente per la pianura olezzante, il poeta imprende desideroso il viaggio verso la selva annunziatagli da Virgilio. Un'arietta soave, non soggetta ad alcuna pertuibazione, piega verso occidente le fronde degli alberi, su cui gli uccelletti intuonano le loro melodie, accompagnate dal som-