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La Divina Commedia
Purgatorio
Biblioteca del Popolo
Sonzogno Milano, 1940, pagine 59

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Wm IL PURGATORIO J
   messo stormire dei rami. Dante già si è addentrato nella selva; quando gli taglia il cammino un ruscello che appare limpidissimo sebbene scorra sotto l'ombra perpetua che non vi lascia penetrare i raggi del sole nè quelli della luna.
   Cogli occhi avidi, il poeta mira al di là' dell'acqua la grande varietà degli alberi fioriti; ed ecco che gli occorre alla vista una donna soletta, la quale procede cantando e scegliendo i fiori più belli fra l'erbe smaltate. Egli, percosso alla vista dal ricordo di Proserpina nel tempo del ratto, prega la donna di accostarsi al fiume perch'egli possa intendere le parole del suo canto. E la dolce creatura, senza quasi alzare il piede da terra, si volge con atto modesto sui fioretti gialli e vermigli a soddisfare il desiderio del poeta. Giunta sul margine erboso del fiume, ella risplende luminosamente negli occhi ormai alzati, e sorride tenendo fra le mani fiori di vario colore, che quella terra produce senza che siano seminati. Dante vorrebbe varcare il fiumicello che da lei lo separa, ed ella, per spiegargli la letizia che tutta la irradia in quella sede felice, gli ricorda il salmo « Tu mi hai rallegrato ». Indi si volge a sciogliere un dubbio del poeta. Questi aveva appena udito da Stazio che, dalla porta del Purgatorio in su, non vi erano più mutazioni atmosferiche; ora, invece, egli vede acqua e sente stormire le fronde... Ma la donna gli dichiara che, veramente, allorquando Dio assegnò questo luogo come pegno di beatitudine celeste all'uomo che lo perdette per le sue colpe, il monte salì tanto verso il cielo che non fossero possibili i turbamenti prodotti nel mondo dalle esalazioni dell'acqua e della terra. Però, siccome l'aria si volge in giro col primo Mobile, il movimento, se non è interrotto, percuote in quest'altezza che si protende libera nell'aria, e origina lo stormir delle piante; queste piante impregnano l'aria delle loro virtù, e l'aria, •girando, diffonde queste virtù nell'altro emisfero.