Wm IL PURGATORIO J
sulla terra, la quale, secondo il clima, produce diverse specie di alberi, di alcuni dei quali il seme rimane ignoto. D'ogni seme è piena la campagna lassù e ha in sè frutti che sulla terra non si colgono. Nè l'acqua sorge, nella selva, da vapori condensati, ma esce da una fontana perennemente prodotta e ravvivata da Dio. È. aperta da due parti; dall'una scorre il Lete, che toglie la memoria del peccato; dall'altra l'Eunoè, che rende le disposizioni al bene, e l'acqua non agisce, se non se ne gusta da una parte e dall'altra. La donna termina, accennando che gli antichi favoleggiatori dell'età dell'oro videro forse nella loro fantasia questo luogo, primavera eternar d'innocenza. Alla classica allusione Dante scopre il lampeggiar d'un sorriso sul volto dei due poeti latini; poi rivolge gli occhi alla bella donna, che saprà dopo essere Matelda.
CANTO XXIX.
La bella donna ritorna al canto del salmo : « Beati quelli i cui peccati sono copeììi », e procede a ritroso del fiume; e Dante muove di pari passo lungo l'altra riva, seguito dai due poeti. Costretto dal corso del fiume a volgersi ad oriente, avanza un breve tratto, quando la donna richiama la sua attenzione su un nuovo spettacolo. Trascorre da tutte le parti un lustro, come d'un baleno, che aumenta però il suo bagliore anziché dileguare; e corre dolce per l'aria una melodia, tanto che Dante nell'intimo suo deplora il fallo di Eva onde tante delizie furono perdute per l'umanità. Intanto l'aria sotto i verdi rami si è fatta rossa come fiamma, e la melodia si è fatta canto. Il poeta invoca, per la descrizione, l'aiuto di tutte le Muse.
Una processione si apre con sette candelabri, i quali, sulle prime, per lo spazio intermedio, appaiono a Dante come sette alberi d'oro. Egli sente vicine le voci che cantano Osanna; si volge stu-