Wm IL PURGATORIO J
immerso nel sonno. Questi sette, vestiti come i ventiquattro vegliardi, sono coronati di rose e di fiori verfnigli; e, a distanza anche breve, sembrano fiammeggiare al di sopra dei cigli. Giunto il carro dirimpetto al poeta, si ode un grosso tuono; e la processione si ferma di colpo. .
CANTO XXX.
Fermatisi i sette candelabri, i ventiquattro vegliardi si volgono verso il carro; uno di loro grida tre volte « Vieni, sposa, dal Libano », gli altri-fanno eco al suo grido. Alla voce di tanto vecchio, cento angeli si levano sul carro intonando il « Benedetto tu che vieni » e spargono fiori e invitano a gettar gigli a piene mani. In mezzo a un nembo di fiori, cinta d'olivo sul candido velo, vestita di fiamma sotto un verde ammanto, appare, bellissima, Beatrice. Fa pensare a certe albe, quando la parte orientale è tutta color di rosa, e il resto del cielo è sereno, e la faccia del sola nasce ombrata per i vapori che ne temperarlo iT fulgore.
Dante, per il velo, non può raffigurarla; ma, per arcana virtù che di lei si parte, risente i segni dell'antico amore. Si volge, smarrito, a Virgilio, ma il dolcissimo padre è già scomparso. Dante cade nella pili amara afflizione nè può trattenere le lagrime, dimentico di tutte le dolcezze del Paradiso terrestre. Ma dal pianto lo distoglie Beatrice, che aspramente lo richiama ad altre lagrime. 11 poeta la vede nella sponda sinistra del carro, velata sotto la nuvola di fiori, ma pur sempre proterva e disdegnosa nell'atteggiamento. « Guardami — essa esclama — io sono Beatrice. Come hai potuto ritenerti degno di salire al monte del Signore? Non sapevi che qui è l'uomo innocente, puro, felice? ». Dante china il capo, compreso di confusione e di vergogna, mentre gli angeli cantano una parte del salmo « In te, o Signore, ho sperato ». In questa soave