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La Divina Commedia
Purgatorio
Biblioteca del Popolo
Sonzogno Milano, 1940, pagine 59

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Wm IL PURGATORIO J
   mettendo fiori d'un colore meno vivo delle rose e più vivo delle viole. Nella solennità dell'ora, la processione intona un inno così dolce, che Dante si inebbria e si addormenta. Appena risvegliato, un grande splendore lo abbaglia e una voce gli giunge: « Sorgi. Che fai? »; e, come i tre discepoli svegliati dal « Sorgete » di Cristo si meravigliarono non scorgendo più accanto al Maestro Mose ed Elia e vedendo Gesù colla veste mutata, così Dante si meraviglia trovando ritta accanto a lui la pia donna che lo aveva guidato al varco del Lete. Egli cerca Beatrice, e colei gliela addita seduta sotto la fronda nuova, circondata dalle sette ninfe. Gli altri della processione ritornano col grifone al cielo con un canto più dolce e più profondo. Beatrice, dopo aver ricordato al poeta ch'egli dimorerà per poco nel Paradiso terrestre e che un giorno sarà cittadino della città di Dio, lo esorta, in virtù di questa grazia predestinatagli e a vantaggio dell'umanità traviata, a scrivere, tornato al mondo, tutto ciò che ora può notare intorno al carro.
   Dante si dispone a star attento: ed ecco che un'aquila piomba e dà di piglio nella scorza, nonché nei fiori e nelle foglie nuov< e ferisce con tutta la sua forza il carro, sconquassandolo. Poi, alla cuna del carro si avventa una volpe, digiuna d'ogni buon pasto; ma Beatrice con acerba riprensione la mette in fuga. L'aquila discende per di là ond'è venuta, nell'arca del carro, abbandonandovi alcune penne, mentre dal cielo echeggia un grido di dolore. Poi, di mezzo alle ruote la terra si apre, e ne esce un drago che figge la coda su per il cocchio, poi si trae dietro parte del fondo e si allontana. Il resto del carro si ricopre rapidamente delle penne lasciate dall'aquila. Così trasformato, il carro caccia fuori tre teste sul timone e una in ciascun canto; le tre hanno due corna, e le quattro, uno. Su di esso appare una meretrice sfrenata, che volge qua e là gli occhi lascivi, custodita da un gigante, il