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La Divina Commedia
Purgatorio
Biblioteca del Popolo
Sonzogno Milano, 1940, pagine 59

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   ^^ma; nè certo l'interdetto posto da Dio ai progenitori manca di un profondo significato morale, che dovrebbe esserti reso manifesto per tutti i velami allegorici che ti furono offerti. E io desidero che tu bene scolpisca nell animo le mie parole, come segno e simbolo perenne ». Dante proclama che il discorso di Beatrice è ormai indelebilmente impresso nella sua mente; e le chiede perchè mai ella parli con un senso così alato e remoto dall'intendimento mortale. La divina creatura gli risponde che lo fa per mettere in evidenza il profondo contrasto fra la dottrina teologica ch'ella rappresenta e quella dottrina d'ordine inferiore, ch'egli aveva seguito in vita. Dante l'interrompe assicurandola ch'egli non si ricorda di essersi mai straniato da lei; ma Beatrice lo avverte che questo suo oblìo dipende dal fatto ch'egli ha bevuto l'acqua di Lete : e siccome ciò di cui Lete dà l'oblìo è una colpa, così si ha la prova evidente che quel deviamento fu in realtà un atto colpevole. « Però — conclude Beatrice — d'ora in poi le mie parole saranno piane e adeguate al tuo intelletto ».
   È mezzogiorno, e le ninfe, giunte al termine di un'ombra bruna, fanno sosta. Dante domanda a Beatrice che acqua sia quella del fiume' che gli sta innanzi, che scaturisce da una sola fontana e poi si diparte in due rivi. Beatrice lo rimanda per la spiegazione alla donna del Lete, qui nominata per Matelda; e Matelda dice di averlo già istruito in proposito. Poi, pregata da Beatrice, essa, invitando con dolce atto gentile anche Stazio a seguirli, preso per mano Dante, lo guida a- bere in Eunoè. Dante s'inebbria delle dolci acque; e dalla santissima onda ritorna rinnovellato come giovane pianta, puro e disposto a salire alle stelle.