Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DACELO — DACIAa Calcutta, di che ebbe una pensione, continuata a' suoi discendenti. La popolazione del Dacca è di 1,852,993 abitanti, la più parte maomettani.
La capitale omonima del distretto, sulla riva settentrionale del Burhi-Gunga o Vecchio Gange, circa 200 chilometri alN. E. di Calcutta e 1770 da Delhi, fu per ottant'anni la capitale del Bengala. Conta in oggi 69,212 abitanti. La sua posizione è maravigliosamente appropriata al commercio interno, e i suoi tessuti di cotone (mussole di Dacca) godevano un tempo d'una riputazione mondiale. D grano e il sale sono gli articoli principali del suo presente commercio. Quello dell'indaco è specialmente nelle mani degli Europei. Dacca è una grande stazione civile, sede delle Corti delle assisie e d'appello per la divi-f ione orientale del Bengala. Ivi trovansi 300 circa elefanti pei bisogni delle altre stazioni della Compagnia delle Indie.
DACELO (zool.). — Nome dato da Leach ad un sottogenere di alcioni che ha per caratteri: margine della mandibola superiore notabilmente sinuato presso l'apice ; ale allungate leggermente mucronate ;
Fig. 2000. — Dacelo gigantea.
tarsi coperti di ruvide scaglie. Di que to sottogenere, che è indigeno dell'Oceania, citiamo la specie dacelo gigantea di Leach, che è Yalcedo gigantea di La-tham, ed ha per caratteri : corpo di un bruno uli-vigno bianchiccio di sotto: coda con fasce nere e ferruginee e con vertice bianco: mandibola superiore nerognola, inferiore bianchiccia con base nerognola. Il maschio lia la testa sormontata da un piccolo ciuffo di color fosco ; piedi gialli e ventre listato di nerognolo. La femmina ha il cucuzzolo bruno, sfornito di ciuffo e piedi pur bruni.
11 Dr. Leach fa questa specie indigena della Nuova Olanda, dove, aggiunge egli, è un uccello assai comune, ed è conosciuto sotto il nome inglese di greut brown kingfisher (gran re pescatore bruno).
DACHSCIA (milol.). — Yale a dire l'operoso, il diligente, uno dei dieci Risei nati dal dito grosso del piede di Brama. Sua moglie Prassudi, figlia di Sua-yambu, gli partorì cinquanta figlie e niun maschio, sì che per avere un nepote sposò queste figlie a varii Dei. Schakli, toccata in moglie a Siva e venuta con esso lui a contesa a cagione d'una trascuranza in un sacrifizio, dichiarò al maritocom'ella volesse deporre il corpo ricevuto da Dachscia e prenderne un altro. Il suo corpo fu infatti consumato immediatamente dal fuoco, ma ella rinacque come Parwadi (V.). Siva strappossi nella disperazione un capello, dal quale nacque il gigante Welapotre, che mozzò il capo a Dacb eia e turbò il sacrifizio. Gli Dei pregarono allora Siva di perdonare a Dachscia, il quale fu richiamato alla vita; ma il suo capo essendo stato consumato dal fuoco, Siva gli diede in sua vece una testa di capra.
DACIA (lat. Dacia, gr. Aaxta) (geogr. e si or. ani.). — 1. Nome, vera posizione e valor guerresco. — Ilpaese dei Daci o Geti (ri twv tettóv -pi- Strab., vii, p. 295), in generale, che non ebbe precisi confini nell'antica geografia finche non fu incorporato nell'Impero romano, per ordine di Trajano, dominante dal 98 al 117 dopo Cr., essendo stato l'ultima delle conquiste romane in Europa. Il nome della popolazione primitiva era quello di Geti (Getce, PeTai), i quali venivano noverati dagli antichi tra le tribù della Tracia, opinione che ricevette la sua conferma anche ai giorni no tri la mercè delle più minute indagini dei moderni etnografi (Sehafarik, Slav. Alt., voi i, p. 31). Non fa mestieri neppur av-vei tire a questo luogo, che l'opinione di quegli eruditi i quali sforzavano provare essere il nome Geti equivalente a quello dei Goti scandinavi dalle lunghe chiome è del tutto erronea, sebbene goda i suffragi di Procopio, : an Girolamo, Yopisco e Sparziano, e principalmente di Jornandes, lo storico famoso dei Goti (De reb f/et.). La costoro sede, al primo loro comparire nella ; toria, deve collocarsi al N. del monte Emo (odierno Balkan) ed al S. dell'Istro (Danubio), e se si pm ti fede ad Erodoto (iv, 92; v, 3) devesi ritenere che fossero meno barbari di tutti gli altri Traci. Le notizie che abbiamo intorno ai Daci posteriori confermano in parte l'asserzione dell'ora citato storico, per quanto immagino.' i possano essere stati i colori dei greci novellatori, o trane le favole di cui s'infiora il racconto sulla divinità indigena de' Geti, detta dai Greci Zalmolsi o Zamolsi {Zal-molxis, Zamolxis. Ibid.). Tucidide li descrive (n,96) come abitanti in quel medesimo territorio in cui stanziavano durante la conquista fattane da Dario (522-485 av. Cr.), e furono tra quelle tribù che accompagnarono nelle sue >pedizioni il re di Tracia Sitalce ^435-424 av. Cr. Mentre Filippo il Macedone mosse le sue armi contro Atea,uno dei principi scitici, nel339 av. Cr. (Ju^tin., ix, 2 , i Triballi, discacciati poco tempo prima dalle antiche loro sedi, polla irruzione dei Celti, occuparono le steppe poste tra il Danubio ed il Balkan, e gli furono di grave intoppo. Parrebbe che i Geti fossero stati costretti da cotesti Triballi a varcare il fiume, perchè Alessandro, nelle sue fazioni campali del 335 av. Cr., trovò schierati più di 10,000 fanti e 4000 cavalli dei loro sulla sponda oppo ta del Danubio; ciò non
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