Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DACIAFerro (ted. Eisernes Thor, turco Demir Rapi), angusta gola tra una ramificazione del Balkan e i monti Zmenik, valicando il Danubio al confine della Turchia europea e dell'Ungheria, all'ingresso della Transilvania, e perciò famosa nella storia, essendosene contrastato (V. Porta di ferro) furiosamente il possesso Daci, Romani, Cristiani e Maomettani. Per questa via ei marciò direttamente contro la dacica capitale Sarmizegetusa (in lat. Sarmizegethusa. gr. ZaptjuCeY^0U(ja? odierna Varhely ed anche Gradi sete :;ul fiume Strel o Strey, villaggio della Transilvania). I Daci, impotenti a difendere più a lungo la loro capitale, appiccaronle il fuoco e ricovraronsi sulle montagne, e il prode Decebalo, non iscorgendo più possibile il sottrarsi agli accaniti suoi persecutori, si trafisse il cuore, e molti dei suoi ne imitarono il magnanimo esempio, anziché cadere in mano de' rapaci e crudeli Romani. Dione Cassio narrò la storia di questa memorabile guerra (lxveii, 6-14), ma la colonna Trajana a Roma, su cui sono minutamente raffigurati i principali eventi delle due campagne, resta tuttodì il miglior commentario di cotesta vittoria finale de' Romani, che il poeta comasco Caninio, coetaneo ma più giovane di Plinio, cantar volea col titolo di Guerra Dacica, e ne veniva incoraggiato dall'amico con apposita lettera (Plin., Ep.% 1, vili, 4), per tramandare ai posteri la fama delle gloriole gestedi Trajano(Paget, Hungaryand Transylvania, voi. n, p. 107 ; Fabretti, De columna Traj.; Mannert, Bes Traj. ad Danub. gesta; Engel, Comm. de exped. Traj. ad Danub.; Franke, Zur Geschich. Trajans, p. 66-141).
      IV. Governo romano ed opere notevoli. — La Dacia divenne d'allora in poi provincia romana, ed ebbe i suoi precisi confini politici; all'O. la Tisia (Tysia, odierna Theiss), che separavala dai Jazigi Meta-nasti; al N. i Carpazii; all'È, il fiume Jeraso fino alla sua confluenza coll'Istro ; e al S. l'Istro istesso, che disgiungevala dalla Mesia (Ptol., in, 8). Eutropio ne calcolò (vili, 2) l'intiera circonferenza in 1000 M. P. (milita passuum),o 1500 chilom.,ma questo calcolo è inesatto, comprendendo la Dacia a' quei tempi i seguenti paesi: Banato di Temesvar, Ungheria all'È, della Theiss, l'intiera Transilvania, la Bucovina, la punta meridionale della Gallizia, la Moldavia all'O. del Pruth e l'intiera Valacchia. Trajano intanto rivolse incontanente le sue cure a questa nuova e vasta provincia romana, e il ponte sul Danubio, che doveva metterla in comunicazione colle Provincie meridionali, fu incominciato probabilmente verso il 103 dopo Cr. — Dione Cassio, governatore della Pannonia sotto Alessandro Severo, scrisse una memoria sul ponte di Trajano, ma andò perduta, sebbene Zifilino ce ne abbia serbato un sunto nella sua epitome. Deducesi da quei ta che ne fu architetto Apollodoro, quello stesso che diresse la costruzione del Foro Trajano e della Colonna Trajana in Roma; constava di 20 piloni, alto ciascuno 45 metri, grosso 18, e distanti l'uno dall'altro 50 metri; alle due estremità era dite-o da torri, e tutto era fabbricato con pietre di taglio (Dion. Cass., lxviii, 13). Quest'ultima circostanza sembra una esagerazione, e tutto ciò che si dice del sito, della profondità dell'acqua^ della natura del suolo e di altre particolarità non è esente da errori, perchè dal raffronto degli altridue antichi monumenti, vale a dire la grande medaglia di rame di Trajano col ponte al rovescio, e la colonna ove raffiguravasi nel fondo una porzione del ponte, scorgesi che la parte superiore di questo era di legno, mentre i piloni erano veramente di pietra. Verso il 120 d.C. l'imperatore Adriano fece distruggere codesto magnifico ponte, per impedire ai Barbari, come dicesi, di passare per esso nelle provincie traciche (Dion. Cass., 1. c.), ed i suoi avanzi veg-gon i ora un po' al dirotto del misero villaggio di Scala Gli dova. Consistono in un massiccio ed informe muro, alto circa 6 metri sull'una e sull'altra sponda, e tra il medesimo ed il fiume vi è da ambi i lati una rotta muraglia, con un piano alla cima delle rive, che forma in apparenza il pilone da cui partivano i primi archi, mentre quelle si alzavano straordinariamente sul livello del fiume. Nel letto di questo ravvisaronsi le tracce di tredici piloni, come rilevasi dal disegno riportato dal Paget (voi. ii, pag. 57), in cui la linea superiore indica la comune altezza dell'acqua, e la inferiore l'abbassamento della mede-rima, per cui parecchi degli anzidetti piloni rendonsi visibili.
      Non lungi dal mezzo si formò una specie d'isola, che occupa lo spazio di quattro piloni, e sulla sponda N. vie un altro spazio, ingombro apparentemente di redimenti, in cui sta un altro pilone, formando cosi con quelli delle rive il numero 20, e la distanza fra i medesimi, sur entrambe, è di circa 1300 metri. 11 pilone della sponda settentrionale non è di pietra di taglio, ma di una massa di materie informi unite insieme con cemento romano, e può essere stato incassato in pietre di taglio ora disperse; dalla parte poi della Valacchia sono i rimasugli di una torre, cinta da un fosso profondo e circolare (Paget, voi. ii, p. 57).
      V. Magnifiche strade e stazioni. —Oltre a questa grande opera, Trajano condusse anche strade, grandi arterie della civiltà, per rendere agevoli le comunicazioni in quell'alpestre e paludoso paese. Erano tre di numero, congiunte colla via Trajana, la quale correva lunghesso il lato S. del Danubio, tagliata in parte nelle rupi, ed in parte sorretta da pali. La strada che giaceva più all'O. partiva da Viminacio ( Vhninacium, forse oggidì RamtRama e K' Stolace) nella Mesia Superiore, o piuttosto dalla fortezza odierna di Uj- Palanka alla riva opposta del fiume, dirigendo? i pel N. 0. a Tivisco ( Temesvar). La Tavola Peutingeriaua nota su questa via le seguenti stazioni: Archidava Ccntum Putete, BersoviatAzizist Caput Bubali, Tiviscum. La via media, partendo dall'odierna Orsova (borgata ungherese), seguiva la vallata della Cerna, ben racchiusa fra i selvosi suoi monti fino a Mehadia, e percorrendo la stessa linea della strada moderna rasentava i margini del Temes, e poi varcava l'angusta gola ov'è fama che i Romani avessero veramente una porta di ferro, da cui traeva quel luogo il suo nome. Dirigevasi quindi all'È, lungo la valle o piuttosto pianura di Hazrg per Hurnjnd e per il piano davanti a Varhely, donde per il monte Deva calava alla magnifica valle della Maros, prendendo la linea la quale, quando la Transilvania sia un po' meglio incivilita, formerà la futura grande 'trada commerciale che congiungerà, i viniferi terreni delle belle muffiate e vulcaniche
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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