Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DAFNTNA - DAGHERROTIPODAFNINA (chini.). — Glucoside che si riscontra nella corteccia di certe specie di dafne.
DAFNOMANZIA (archeol.). — Parola greca composta di Sa^vrj, alloro, e [xavreta, divinazione, applicata ad una specie di divinazione che praticasi per mezzo di foglie o di ramoscelli di quella pianta, in cui la ninfa Dafne (Y.) venne trasmutata, e che perciò fu consacrata ad Apollo. Gettavasi sul fuoco un ramo d'alloro, e se questo ardendo scoppiettava, se ne traeva fausto presagio ; nel caso contrario il presagio era sinistro.
Credevasi pure che il masticare foglie d'alloro infondesse il dono della profezia, e però le pizie, le sibille e i sacerdoti di Apollo prima di dare responsi praticavano, o per persuasione o per impostura, questa cerimonia, onde ne avvenne che l'alloro fu il simbolo della divinazione.
DAFNOPATE Teodoro (biogr.). — Scrittore ecclesiastico, visse intorno la metà del x secolo dopo Cr., ed esercitò l'ufficio di primus a secretis alla Corte di Costantinopoli. Ei pare scrivesse un'istoria di Bisanzio (Gior. Scilitze, Prcef.; Cedren, Risi, p. 2ì, ma non ne sopravanza verun vestigio. Delle sue non poche opere teologiche due sole sono stampate, vale a dire: 1° un'Orazione sul trasferimento della mano di san Giovanni Battista da Antiochia a Costantinopoli nel 956. Teodoro recitò la sua orazione l'anniversario di questo avvenimento, ch'ebbe luogo nell'anno susseguente, e la si trova tradotta in latino negli Ada sanctorum sotto il 29 agosto. L'originale greco, di cui esistono manoscritti in molte librerie, non fu pubblicato peranco. 2° Apanthis-mata, vale a dire, estratti da varie opere di san Giovanni Crisostomo in trentatre capitoli, stampati nelle edizioni delle opere di questo santo padre (Fabr., Bibl. Grac., x, p. 385 ecc.; Cave, Risi Lit., li, p. 316).
DAGA (art. niil.). — Specie di spada corta e larga, robusta e di forte tempra, che i soldati portano alla cintura. Si pensa che fosse recata in Italia dai popoli settentrionali. Nel medio evo, tosto che un cavaliere aveva atterrato il suo avversario, lasciata la spada, dava mano alla daga, come più facile a maneggiarsi, e cercava i vani dell'armatura, per ivi recargli una ferita. Questi in tal condizione era costretto a darsi per vinto e gridar misericordia. Da ciò venne il nome di misericordia, che trovasi dato alla daga dagli antichi poeti e romanzieri.
Riguardo all'origine di questa voce, si pensa che derivi dal celtico dagg o dager, piccola spada, di cui gl'Inglesi fecero dagger, i Tedeschi degen, i Francesi dague, gli Spagnuoli e gl'Italiani daga, e che gli scrittori in lingua latina tradussero per culter. Celebri furono le daghe che fabbricavansi in Pistoja, che per ciò si dissero anche pistoiesi, ed in francese pistoliers o pistoyers ; e ve n'ebbero pure a tre coste, siccome si vede nelle armerie. Al dire di alcuni scrittori, gli uomini a piedi che accompagnavano gli uomini d'arme, gli arcieri a piedi, ed altri corpi di fanteria leggiera, oltre ad avere la spada, erano pure armati di daga. Il Da-vanzati chiama daga il gladius dei legionarii romani, che era propriamente una spada di lama corta e larga, la quale feriva di taglio e di punta : e veramente in alcune medaglie romane veggonsisoldati che portano alla cintura un'arma affatto simile alla daga del medio evo.
DAGH o BOLOR (geogr.). — Paese situato sugli affluenti superiori del Giun al nord di Badackchan; è separato da Yerkin mediante la catena dei monti Thsung-ling. D luogo principale, chiamato anch'esso Boi or, si trova ai 37° 10' di lat. N. e 68° 28' di long. Noi non conosciamo questo paese se non per le descrizioni dei Cinesi. I suoi abitanti hanno occhi grandi, naso aquilino, e portano mustacchi. Non usano scrittura alcuna, e non comprendono nemmeno la lingua degli abitanti del Turkestan cinese.
Le vesti e le berrette loro rassomigliano a quelle degli abitanti d'Andidzian, essendovi poca diversità da quelle delle donne. Quattro o cinque fratelli hanno in comune una stessa donna. Quando uno brama esser solo con essa, sospende le sue scarpe alla porta, e questo basta per impedire ch'eglino possano entrarvi. I figli sono divisi tra i fratelli, secondo la loro età: il maggiore riceve il primogenito, il secondo il secondogenito, e così gli altri. Questo paese è coperto di sabbie e di terreni pietrosi, aridi e salsi. I campi producono assai poco, di modo che questo popolo è spesso mancante del bisogno. La raccolta non offre al più che un 2 1/2 del seminato. Sonovi molti gelsi, i cui frutti secchi servono di cibo. Gli abitanti usano pure molto del latte di capra e di cavalla. Il loro principe porta il titolo di Bi. Riceve le imposte in abitanti, prende tre ragazze ad una famiglia che ne ha sei 0 sette, e due a quelle che ne hanno quattro 0 cinque. Esse sono per suo conto vendute nelle vicine città del Turkestan, nell'Indostan, ai Kirghiz-khaisak e ad Andidzian.
DAGHERROTIPO (fìs. e chim.).— Specie di camera oscura modificata da Daguerre nell'intento di fissare od imprimere sopra una superficie metallica le immagini degli oggetti progettate su di essa. 11 modo di adoperare la macchina ottica, di preparare le lamine metalliche e i processi chimici per rendere permanenti le immagini costituiscono quel sistema di operazioni a cui si diede il nome di da-gherrotipia. Quest'arte, che dalla sua invenzione fece moltissimi progressi, con nome più confacente, chiamasi ora Fotografia (V.). E siccome i perfezionamenti recati dai fisici e dagli amatori all'invenzione dagherriana furono tanti e tali che meritano il nome di novelle scoperte , noi ci riserbiamo a trattare questo argomento con tutte le necessarie particolarità alla voce Fotografia. Ora diremo quanto è strettamente inerente alla produzione delle immagini coi metodi seguiti dal Daguerre e da altri che contemporaneamente 0 subito dopo di lui si occuparono di quest'arte. Cosicché le nozioni che adesso esporremo serviranno al doppio scopo e di far comprendere il metodo del Daguerre, e di porre le basi per passare in appresso ad una chiara esposizione dell'arte fotografica.
È evidente, non essere necessaria la menoma cognizione di disegno per ottenere per mezzo della camera oscura le immagini degli oggetti ; bastando collocare l'apparato meccanico dinanzi un paesaggio, un monumento, una statua, una veduta ed anche dinanzi gli oggetti che stanno in una camera, perchè in pochissimi istanti ne sia riprodotta l'immagine.
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