Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DAGHERROTIPO
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      Non bisogna credere tuttavia che con questo messo si ottenga la riproduzione perfetta delle cose, perocché sono rappresentate senza i naturali colori e a guisa dei disegni alla matita. Oltre a ciò, la luce dell'immagine è molto al dissotto della vivacità e del calore della luce del giorno. L'effetto è freddo e cupo come se fosse prodotto da un crepuscolo d'inverno, e sembra che manchi il sole o che tutt'al più le cose siano illuminate dalla luna. A malgrado però di queste imperfezioni, la scoperta è mirabile, e merita che se ne dia qualche cenno storico.
      Giambattista Porta aveva non solo inventato la Camera oscura (V.), della quale si fecero tante utili applicazioni, ma dalla singolare proprietà del cloruro d'argento di annerire al contatto della luce, e di annerire tanto più quanto più intensa è la luce stessa, trovò che coprendo un foglio di carta con uno strato della detta sostanza e projettando su di esso l'immagine di un oggetto per mezzo di una lente, le parti oscure dell'immagine, o quelle che non ricevono nessun lume, rimangono bianche, la parti fortemente illuminate divengono affatto nere, e le mezze tinte sono rappresentate dai colori bigi più o meno intensi. Era adunque un abbozzo informe riprodotto dalla camera oscura, illuminato al contrario dell'oggetto reale ; ma l'imperfezione degli strumenti ottici e lo stato della chimica , anzi dell'alchimia, non permettevano di trarre miglior profitto da questo trovato. Al principiare del nostro secolo molti illustri scienziati, e fra gli altri Charles, Wedgwood e Davy, si occuparono di quest'idea, ma con poco successo; ed era riservato ai francesi Niepce e Daguerre l'onore di render fecondi quei primi semi e di fare una vera scoperta.
      Niepce, proprietario dei dintorni di Chàlon-sur-Saóne, si occupò, fino dal 1814, dell'investigazione dei mezzi onde fissare le immagini prodotte dalla camera oscura. In appresso egli uni i suoi sforzi con quelli di Daguerre, il quale fece progressi più rapidi verso la scoperta ; e questi dopo la morte del suo socio la portò a un grado tale di precisione, che meritò esclusivamente il titolo d'inventore, confermato anche da una corrispondenza fra i due collaboratori, la quale fa conoscere la superiorità del metodo di Daguerre e la miglior scelta de' suoi intonachi.
      Daguerre otteneva le immagini sopra foglie d'argento applicate a lamine di rame sottili in guisa che la spessezza dei due metalli non eccedeva quella di un foglio di carta grossa. Il processo da lui impiegato si divide in cinque operazioni distinte : la prima consiste nel pulire e nettar bene la foglia argentea della lamina per renderla atta a ricevere lo strato sensibile su cui si deve fissare l'immagine; la seconda nell'applicare lo strato; la terga nel sottoporre nella camera oscura all'azione della luce la lamina preparata per ricevervi l'immagine degli oggetti ; la quarta nel rendere apparente l'immagine, che non è mai tale quando esce dalla camera oscura; la quinta nel togliere lo strato sensibile che continuerebbe ad essere modificato dalla luce e tenderebbe a distruggere l'immagine ottenuta.
      Dopo questa prima invenzione, che levò tanto grido in Europa, la dagherrotipia si perfezionò di molto nel meccanismo della camera oscura, nelle cinque operazioni del metodo di Daguerre, nella maravigliosa sollecitudine di fare i ritratti, e finalmente per l'invenzione di ottenere le immagini fotografiche sulla carta. Descriveremo rapidamente il processo primitivo dell'inventore, e la camera oscura di cui si serviva.
      la Operazione. Polimento delle lamine.— Si spolvera la superficie metallica di pomice sottilmente macinata, e con cotone cardato ed umettato d'olio si strofina leggermente e circolarmente. Quando la superficie è ben levigata, per disgrassarla si spolvera di nuovo con pomice e si strofina cpn cotone asciutto e sempre circolarmente. Quindi si spalma regolarmente con acido nitrico diluito, e spolverata ancora di pomice la superficie, si strofina leggerissimamente con cotone nuovo.
      Ciò fatto, si pone la lamina sopra un telajo di filo di ferro, e si riscalda uniformemente pel di sotto con la lampada a spirito di vino, finché la superficie d'argento sia coperta da una polvere biancastra. Si fa poscia raffreddare prontamente ponendola sopra un corpo freddo, come sarebbe una tavola di marmo ; e quand'è raffreddata si pulisce di nuovo per togliere il velo bianchiccio. Brunito che sia poi l'argento col cuscinetto asciutto di cotone, si strofina con acido nitrico diluito e si spolvera di nuovo con pomice sfregandola ancor più leggermente col solito cuscinetto di cotone; ma bisogna aver cura di non esporre la lamina al contatto delle dita. Questo penosissimo ed imperfètto processo di pulimento venne in appresso semplificato e migliorato; e basta adesso sfregare la lamina con colpi regolari di va e vieni mediante un lungo cuscino di pelle di camoscio imbottita e spalmata di rosso inglese finissimo. Se la lamina fu antecedentemente adoperatala detta operazione si fa precedere da un'altra più grossolana, che consiste nello sfregare la lamina con cotone e tri-polo finissimo umettato coll'alcòole.
      2a Applicazione dello strato sensibile. — Per quest'operazione è necessaria una tavoletta alla quale si fissa la lamina inargentata. L'utilità di questo modo di disporre la lamina è di ottenere uniforme lo strato di jodio, che altrimenti sarebbe più intenso agli orli di essa che non nel mezzo. È necessaria inoltre una cassettina o custodia, nella quale si ripone una scatola di porcellana contenente il jodio. L'apertura della custodia, fornita di coperchio, riesce superiormente, e sui suoi margini si adatta la tavoletta portante la lamina d'argento. I vapori di jodio s'inalzano, arrivano alla lamina e si combinano coll'argento producendo lo strato sensibile. La durata di quest'operazione è di alcuni minuti e dipende dalla quantità di jodio, dal pulimento della lamina e più di tutto dalla temperatura. Si esplora la lamina di tempo in tempo operando in luogo semioscuro, e si toglie quando abbia assunto un bel colore giallo d'oro. Riponesi allora prestamente in una custodia a telajo, inaccessibile dalla luce e fatta in modo da potersi adattare alla camera oscura. Il descritto modo per preparare lo strato sensibile era assai penoso e d'incerta riu-
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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