Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DAC RESTARTscita. Le scoperte posteriori introdussero, oltre al jodio, il bromo ed il cloro, sostanze che accelerano grandemente non solo l'ottenimento dello strato sensibile, ma anche quello della produzione dell'immagine nella camera oscura. La calce in polvere saturata di bromo fino a che assuma un bel colore ranciato, è la sostanza che venne usata con maggior effetto fino agli ultimi tempi, in cui si adoperarono lamine argentate. Bastano venti o trenta secondi od anche meno di bromurazione, ed altrettanti o pochi più alternati di jodurazione, per avere un buono strato sensibile, che risponde alla luce in meno di otto secondi.
      3a Esposizione della lamina metallica all'azione della luce nella camera oscura per ricevere Vimmagine. — L'apparato necessario per quest'operazione si limita ad una camera oscura. In essa vi ha un cristallo appannato che si avvicina all'obbiettiva e se ne allontana per mezzo di una doppia i catola, cui è attaccato per metterlo nel foco, cioè per ottenere che gli oggetti di cui si vuole fissare l'im-mag:ne si riproducano con molta nettezza sul cristallo : dopo del che si leva il cristallo e vi si pone invece il telajo contenente la lamina sensibile. Per operare si pone la cassetta della camera oscula dinanzi all'oggetto che si vuol riprodurre, prescegliendo quegli che sono abbastanza illuminati dal .'ole; il tempo più favorevole all'operazione è tra le ore 7 del mattino e le 3 pomeridiane. Disposta la macchina e collocata la tavoletta con la lamina metallica nel piano verticale che passa pel foco dell'obbiettiva, si leva il diaframma e si lascia che agisca la natura. Questa è operazione delicatissima, e non si ghigne a ben regolarla se non dopo di aver acquistato una certa pratica. Infatti è del tutto impos ibile il determinare il tempo necessario alla riproduzione dell'immagine, dipendendo ciò dall'intensità della luce degli oggetti da riprodurre, il cui effetto sulla lamina è interamente invisibile. Eppure importa moltissimo di non oltrepassare il tempo necessario alla riproduzione, perchè i lumi non rimarrebbero bianchi ; e al contrario, non bastando il tempo, l'immagine riuscirebbe confusa e priva de' suoi particolari. Il tempo dell'operazione varia per altra parte secondo i climi e le stagioni e secondo il grado di sensibilità posseduto dalla lamina.
      4" Rendere apparente l'immagine.— Per quest'operazione si richiede una particolare custodia, nel cui fondo vi ha una vaschetta di ferro contenente del mercurio, e le cui pareti interne sono verniciate a nero.
      Ritirata appena la lamina dalla camera oscura, si deve porre il più presto che si possa nella detta custodia, adagiandola, mercè due regoli su cui va a riposare, con una inclinazione di circa 45°. Quindi si accende la lampada sottoposta al mercurio, il cui vapore ascendendo si deposita abbondantemente alle parti colpite da una viva luce, lascia intatte quelle che sono rimaste nell'ombra, ed agisce mediocremente sugli spazii occupati dalle mezze tinte. Il termometro indica l'istante in cui si deve ritirare la lampada, ed è quando segna i 00" centigradi. Generalmente fa d'uopo lasciare la lamina nell'apparato finché il termometro sia disceso a
      45°, e talvolta anche prima, se ìa luce è stata molto viva.
      ftB Togliere lo strato sensibile. — Riprodotta e resa apparente l'immagine, bisogna provvedere a ciò che la luce naturale non l'alteri. Questo risul-tamento si ottiene agitando la lamina nell'acqua satura di sai marino, o in una soluzione d'iposolfito di soda e lavandola poscia con acqua distillata calda. Dopo questa lavatura, che esige molte precauzioni, l'operazione si può dire compiuta, null'altro restando che di preservare la lamina dalla polvere e dai vapori che potrebbero offendere l'argento.
      Per una più lunga durata dell'immagine dagher-riana, nonché per darle una tinta o diremo un tono più sodo, giova trattarla con una soluzione di cloruro d'oro. — Per questo si pone la lamina, dopo lavata coll'ip-solfito di soda e risciacquata, su d'un telajo metallico; vi si versa sopra la soluzione di cloruro d'oro quanta ve ne può stare in forza della orizzontalità della lamina, indi passandovi sotto destramente con una fiamma al alcoole si riscalda finché veggansi sollevarsi qui e là alcune bollicine, e nello stesso tempo il colore dell'immagine prenda il tono desiderato. A questo punto si ritira la fiamma, si prende la lamina, e gettando d'un colpo il liquido che ancor vi rimane sopra, si ripone prestamente sott'acqua. Finalmente, dopo risciacquata, si asciuga mediante la fiamma ad alcoole, e si conserva in custodie chiuse od in cornici munite di vetro.
      Aggiugneremo che ora ira le tante applicazioni del dagherrotipo si trova pure il modo di ottenere le immagini con qualche traccia dei colori degli oggetti, e di far servire le immagini così ottenute allo stesso uco delle incisioni, cosicché si potranno ricavare copie a stampa delle immagini dagherro-tipiche come di qualunque altra incisione: ma di ciò si parlerà alla voce Fotografia, ove si tratterai dell'applicazione pure della Galvanoplastica (V.) all'arte fotografica.
      DAGHESTAN (geogr.). — Regione situata lungo lo spiaggie occidentali del mar Caspio, appartenente alla Russia, e compresa fra i 40° 33' e 43° 20' di lat. nord, e tra i 40° 40' di long. est. 11 suo nome in turco significa parse delle montagne; i suoi confini sono: all'est il Caspio, al nord il fiume Sulak, al sud il Chirvau, e la catena del Caucaso che lo cinge pure all'ovest. Numerose diramazioni di questa catena, e tra l'altre quella elevatissima chiamata il Kokma Dag, s'inoltrano nel Daghestan, ma il suolo di esso procedendo verso il nord si avvalla e finisce sulle immense steppe che costeggiano il Caspio in quella direzione. Molte riviere di breve e rapido corso scendono per quelle montagne al mare dal sud al nord, e di tutte la più notevole è il K('Hm. che alla sua foce prende il nome di Stilak. 11 clima del Daghestan offre, secondo i luoghi, sensibilissime differenze: dolce e tepido nelle pianure, temperato nella regione inedia delle montagne, e rigido nei siti più alpestri. La terra vi è fertile di cereali, di canape, e in qualche contrada si presta alla coltura del cotone, del tabacco e della vite. 1 monti racchiudono miniere di rame, di ferro e di piombo.
      11 Daghestan è VAlbania degli antichi, che era
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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