Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DALAI LAMA — DALBERG (FAMIGLIA)
Il paese presso le spiaggie della baja è basso, paludoso e malsano; ma a non molta distanza si alza, diviene salubre, ed è assai popolato e comparativamente ben coltivato. È abitato da tre o quattro tribù, l'una indipendente dall'altra.
DALAI LAMA (stor. relig.). — Punto essenziale della fede dei Buddisti (V. Budda) si è che alla morte del fondatore della loro setta, la sua anima si rincorporò immediatamente nella persona di un altro capo religioso della comunione buddistica, e che in questo modo lo stesso Budda continuò a ricomparire tra' suoi seguaci in una successione di capi spirituali che da alcuni scrittori sono stati chiamati patriarchi buddistici. Da che l'ultimo di essi lasciò 1* India e andò a stabilirsi nella Cina (ciò fu verso il finire del secolo v dell'era nostra), più d'un capo spirituale, subordinato al patriarca, apparve nello stesso tempo in vani paesi dove il buddismo era religione predominante. Gli storici cinesi ne fanno menzione sotto le onorifiche appellazioni di precettore del regno, principe della fede. Pare che fin dal principio la politica dei sovrani secolari dei paesi buddistici avvisasse ad unire alla propria causa questi capi religiosi, e per tal modo si posero le fondamenta di un sistema gerarchico che si sviluppò dipoi in un modo che non ha paragone nella storia. Per ben otto secoli i principi della fede si rimasero in un'oscurità comparativa alle corti dei monarchi buddisti ; e non fu se non nel secolo xm che il capo risiedente a Putala nel Tibet fu dalle vittorie dei Mongoli sotto a Gengis-Khan e a'suoi successori inalzato al grado di sommo pontefice della setta. Gli si assegnò come proprio territorio una provincia separata nel Tibet ; e oltre alla sua dignità spirituale, egli diventò fino a un certo punto monarca temporale. I Tartari, che nel secolo xiv misero fine alla potenza mongola nel Tibet, si mostrarono anche più ossequiosi verso il pontefice buddista. Gli si deputò un concilio di otto capi subordinati, ossia di altrettante incarnazioni inferiori, e gli si conferirono titoli esprimenti la sua possanza ed autorità trascendente in materia di religione. La parola lama, che propriamente significa sacerdote, fu d'allora in poi un'appellazione di alta onoranza. Il titolo di dalai lama, cioè sacerdote che rassomiglia air Oceano (in grandezza di mente), venne applicato al pontefice sin dal principio del xvi secolo. Non passò tuttavia gran tempo che sorsero occasioni di gelosia e di contese fra il pontefice e gli altri capi spirituali che risiedevano in varie parti della Tartaria Cinese; e troviamo che i principi tartari, fra cui disputossi la possessione del Tibet e delle contrade circostanti, si giovarono di quelle dissensioni sacerdotali per venire a capo dei loro disegni. Non ostante la gran venerazione professata al carattere spirituale del dalai lama, più di una volta gli avvenne di essere privato della sua dignità e fin anco della vita. Tale pare sia stata fino ai tempi recenti la condizione dei gerarchi tibetani. Il predecessore del lama cui Turner fu mandato ambasciatore dal Governo bengalese, era stato invitato a visitare l'imperatore della Cina, e moriva appena giunto a Pekino (1780). Le circostanze che ne accompagnarono la morte furono tali da giustificare il sospetto ch'egli morisseavvelenato (V. Lama). — Vedi Abele Rémusat, Mé-langes asiatiques (voi. i, pag. 129, 145).
DALAMOW (geogr.).— Città dell'Ude,sulla sinistra riva del Gange, in India, con 5654 abitanti, con due antichi templi, ai quali accorrono molti pellegrini.
DALARADIA (geogr.). — Nome antico di un territorio in Irlanda, che corrisponde all'odierna metà meridionale della contea di Antrim, e ad una grande porzione della contea di Down.
DALAYRAC Niccolò (biogr.). — Compositore musicale francese, nato a Muret nella Linguadoca il 13 aprile 1753, morto il 27 novembre 1809 a Parigi. Entrò,nel 1774, nelle guardie del conte d'Artois, ma tratto da un'inclinazione irresistibile verso la musica, studiò la composizione sotto Langlé, ed attrasse primamente l'attenzione in una festa musicale data da una loggia di Liberi-muratori al celebre Franklin. Alle belle speranze che furono di lui concepite in quella festa corrispose specialmente la sua opera Eclipse Totale {1782). D'allora in poi ei compose più di cinquanta opere pel teatro Fei-deau} delle quali Primerose, Aeémia, Les deux petits Savoyards, Camille, Maison à vendre e Raoul de Créqui furono accolte favorevolmente non solo in Francia, ma anche in Germania ed altrove. Nella composizione dell'opera Nina Dalayrac fu superato da Paisiello, e in quelle di Sargino e Camillo da Paer. Le sue composizioni sono distinte meno per originalità che per semplicità, grazia e tenerezza di sentimento. Egli fu membro dell'Accademia di Stoccolma e cavaliere della Legion d'onore.
Vedi Pixérécourt, Notice biographique sur Dalayrac (Parigi 1810).
DALBERG (famiglia) (geneal.e biogr.).— Una delle più antiche e più nobili case di Germania, la cui linea mascolina si estinse l'anno 1315 nella persona di Antonio Dalberg, e i cui beni passarono per via di maritaggio in quella dei Gerhard, camerlinghi di Worms. Uno di questo secondo ramo avendo nel 1452 accompagnato l'imperatore Federigo III a Roma, questo principe creò in perpetuo per lui e suoi discendenti maschi il titolo di primo cavaliere dell'Impero, che si proclamava ad ogni nuova coronazione d'imperatori. Questa famiglia si divide ora in due rami, di Dalberg-Hernsheim e di Dalberg-Dalberg.
Fra i personaggi che portarono questo nome, due sono principalmente degni di menzione.
Carlo Teodoro Antonio Maria, nato l'anno 1744 nel castello di Hernsheim, presso Worms, studiò prima all'Università di Gottinga, poi a quella di Eidel-berga, e tornato in patria da' suoi viaggi, abbracciò lo stato ecclesiastico. L'anno 1772 fu governatore civile di Erfurt, nel 1787 coadjutore del vescovo di Magonza, nel 1788 coadjutore di quello di Costanza ed arcive-covo di Tarso, nel 1800 vescovo titolare di Costanza, nel 1802 arcivescovo elettore di Ma-gonza ed arcicancelliere dell'Impero germanico, e quattro anni dopo principe della Confederazione del Reno, creata da Napoleone, principe sovrano di Ratisbona, Francoforte, ecc., e finalmente, nel 1810, granduca. Aveva presieduto le ultime diete d'Alemagna; ma persuaso che ogni resistenza sarebbe inutile, si era sottomesso a Napoleone, al
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