Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DALMAZIA
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      Mite e delizioso è il clima, a somiglianza di quello delle Provincie meridionali dell'Italia, e quindi il fuoIo produce le stesse piante che rigogliose attecchiscono nelle terre napoletane, ed è soltanto da deplorare che nelle vicinanze di Zara ossia verso l'estremo settentrione ed allo sbocco della Narenta, estremo N. E., vi sieno lungo il littorale parecchi siti paludosi, che ingenerano la malaria e per conseguenza le febbri intermittenti. Nelle vallate, nelle pianure e nelle isole della Dalmazia centrale non si sa cosa sieno neve e ghiaccio, e l'inverno non è molesto in generale che per le frequenti pioggie, senza l'inconveniente però delle regioni settentrionali d'Italia, in cui per intere settimane non vedesi brillare la luce del sole. In Dalmazia invece, per quanto burrascosa e sconvolta sia l'atmosfera, non v'ha pur un solo giorno dell'anno in cui il soie non abbellisca almeno per alcune ore e le alpestri montagne e le vaghe marine. Basti dire che perfino il fiore volgarmente detto della Passione (passiflora, granadiglia, granatiglia ; hot. passiflora ccerulea), indigeno a Quito nella Nuova Granata, e la verbena trififla o clavata (verbena triphylla, clavatà), originaria del Perii, se ne rimangono all'aria aperta nel verno e nella state, senza soffrire il minimo danno ; ed all'aria aperta nei territorii meridionali (Ragusa e Cattaro) fioriscono puraneo i datteri e il fico India, erba da calli, frittelle, bot. cactus opuntia ed opuntia viti-catto opunzia, nativo dell'America meridionale). La temperatura media di Ragusa e suoi dintorni è di + 20° Réaumur ; il vento predominante d'inverno sulla costa è il boreale, detto comunemente borra, e di estate il vento N. 0., conosciuto volgarmente col nome di maestro, maestrale ed anche maistro, mai strale, che mantiene fresca l'aria in mezzo ai più cocenti ardori estivi.
      La Dalmazia abbonda di marmi bianchi e variopinti. ed in ispecie di cave magnifiche di pietra da taglio, dalle quali traggonsi urne o pile capaci perfino di 50 e 60 ettolitri, cominciando da quelle di due. quattro, ecc., in cui conservasi limpido ed inodoro l'olio per varii anni. Nelle vicinanze di Sign, grossa borgata a 30 chilom. da Spalato, ed altrove incontranti masse di ges.Ancona, di cui si fa tant'uso a Venezia. Nel territorio di Zara rinviensi la marna della più perfetta bianchezza, ed in tutta la provincia vi sono petrificazioni a ribocco ; vicino a Sign trovasi anche una miniera di minerale di ferro, di cui altre parecchie nel distretto di Knin, e da venti anni sono di già in attività varie cave di carbon fossile nelle vicinanze di Sebenico e Scardona, che tanto ajutano la navigazione dei piroscafi pel Levante, e procacciano lucri vistosi a quei terrazzani. Anticamente produceva la Dalmazia grande quantità d'oro, a segno di meritarsi dai poeti il titolo di aurifera (aurifera terra, Mart., x, 78 ; Stat., Si tv.,
      2, 53), e Plinio attesta che ai tempi di Nerone le sue miniere davano fino a 12 chilogr. d'oro per giorno, sebbene oggidì se ne abbia appena la reminiscenza nel nome Massor ( Mons aureus, poco distante da Spalato). Vi è scarsezza di alcuni prodotti agricoli, non già per la negligenza ed incuria degli abitanti, che sono laboriosi e industriosissimi, maper la natura stessa del suolo, ch'è assai più montuoso di quello sia piano. Non vi è dunque abbondanza di cereali, per esempio, biade, mais, miglio, segala, orzo, avena, ecc., ma bastano certamente all'interno consumo, essendovi in ricambio grande quantità di vino ed olio, e frutta squisite, proprie dei paesi caldi, che si esportano ai più lontani porti di mare. I vini sono in generale spiritosi e di gusto aggradevole, ed in tutte le città commerciali dell'Adriatico soìo ricercati'simi il maree mino, il pros-secco, la malvasia e la vagava della Dalmazia, che sono tra i più generosi. I frutti più comuni sono i fichi, di cui contansi circa 30 specie, mandorle, melarance, limoni, melagrane, datteri, ecc. Le isole verso il S. O. abbondano di carrube, dalle quali da circa quarant'anni si estrae eccellente acquavita, la quale viene pure distillata dalle prugne, e dicesi con termine slavo slivovizza (prugnajuola),ed anche dalle corbezzole, i cui arbusti crescono innumerevoli nei boschi cedui. I ciliegi danno essi pure frutti a dovizia, ed è notevole la specie che dà le così dette marasche o ciliegie amarognole, da cui si estrae il delicatissimo rosolio, noto in tutta Europa col nome di maraschino di Zara, sebbene venga distillato eziandio nelle altre città. Merita poi particolare menzione uno dei prodotti e^ciucivi alla Dalmazia, ed è Vacqua così detta della regina, che distillasi con somma maestria a Le.- ina dalle piante ivi abbondantissime del ramerino (rosmarinus offìcinalis, e volgarmente ramerino, rosmarino, rosmarino coronario, tresmarino), ed è più odorosa ed aromatica dell'acqua di Colonia.
      Oltre al vino, prodotto principale della Dalmazia, vi è anche l'olio in grande abbondanza, sendovi indigeni gli ulivi, che veggonsi crescere da sè nei boschi, e poscia s'innestano, circondandone le vigne, e piantandoli a larghi filari nelle medesime, sendo rarissimo il caso di campi o pendii piantati interamente ad ulivi. L'olio che se n'e^trae è eccellentissimo, e viene preferito sui mercati di Trieste e Venezia a quelli del Levante e della bassa Italia, pareggiandolo a quelli di Nizza e di Lucca. Se ne esportano più di 50,000 ettolitri, mentre esportasi il vino per più di 400,000 ettolitri, a cui si aggiungano 5000 quintali di fichi secchi, 8000 di formaggio, mandorle, miele, cera e lana greggia in grande quantità, che vengono ogni anno esortati per i porti principali dell'Adriatico, del Mediterraneo ed anche della lontana America. Vi si raccoglie pure canape, lino e tabacco delle specie più pregiate; i boschi sono pieni di frassini, da cui estraesi la manna , di quercie , pini, abeti, ginepri e lentischi, producenti mastici; e da circa trentacinque anni non vi è angolo della Dalmazia in cui non si coltivino i gelsi e non si allevino i filugelli, ma principalmente a Zara e a Cattaro, donde poi si esporta seta si perfetta, che non teme il confronto delle più fine di Levante. Il legname da costruzione e da fuoco procurano del pari un ragguardevole commercio alla provincia, in cui allevasi eziandio molto bestiame, cavalli gagliardissimi di piccola razza, detti volgarmente scochette, muli, pecore e montoni, parte dei quali danno finissima lana. Fabbricaci con questa panni comuni e rascie per i campagnuoli, e vi sono anche fabbriche di tele di
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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