Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DALMAZIA
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i Romani e sotto i re slavo-croati, ed ora un mucchio di ruderi, da cui si trassero statue colossali e ragguardevoli reliquie di grandiosi edifizii ; Obrovatto, al confine della Croazia, città di molto commercio ; Knin e Demis, ricche borgate ; Salona, famosa per la sua opulenza sotto i Romani e per le preziose scoperte fatte ne' suoi scavi ; Traù, in un territorio fertilissimo e ben coltivato ; Glissa, buona fortezza, Jmoschi, Sign, Poiravje, Dolat di Metto, Almissa, Fori-Opus, Macarsca e Vergoras, luoghi molto commerciali colle finitime terre turche. Le isole più importanti sono Bua, Bratta, rinomata pei suoi vini, olii e formaggi, e pel suo cantiere nel porto di Milnà, ove si fabbricano navi di piccolo cabotaggio; Lesina (antica Pharia, una delle più grandi della Dalmazia, stazione navale un di dei Veneziani) ; Lissa, di infausta ricordanza per noi, con un porto ben fortificato ; Solta, la mellifera, e Torcola, che alleva robusti giumenti : Arbe, patria dei De Dominis ; Pago, che ha vaste saline ; Isola Grossa, Coronata, Mortero e Zuri, con buoni porti.
Antichissima la Dalmazia come parte dell'Illirico (IUyricum), ossia di tutta la costa orientale dell'Ari riatico, su cui vivevano sparsi, oltre ai Dalmati, anche i Veneziani, i Pannoni, i Dardani, gli Automati, ecc., cominciando dai Celti Taurisci, all'estremo N. 0., fino agli Epiroti ed ai Macedoni, all'estremo S. E., ma detta così e riconosciuta in-«lipendente dal resto dell'Illirico soltanto nel 180 av. Cristo. Eccone il come: sotto l'ultimo re dell'Il-liria, Genzio, i Dalmati insorsero in quell'anno, scossero il giogo, e dalla loro città di Dalminio o Delminio (DaUninium, Delminium, oggidì Dumno o Davno nell'Erzegovina, all'È, di Livno) il nuovo tratto indipendente e se stessi denominarono, restringendosi cotale novello ed autonomo Stato allora tra la Narenta ed il Filuro o Ne sto {Cettina) con venti città, ed estendendoci poi fino al Tizio ( Kerìea); per tal guisa il pae^e compreso fra cotesti tre fiumi si disse tutto Dalmazia, e costituì una vera repubblica, finché i 6uoi abitatori o si arresero spontanei a Roma, o furono da questa soggiogati. Una contesa tra essi ed i Li&ani e Daorsi, alleati dei Bomani, provocò il costoro intervento negli affari della Dalmazia, e nel 156 av. Cristo si vide comparire alle porte di Da1 minio il con ole Marcio Figulo, assediarla ed espugnarla, e i Dalmati costretti a stipulare la pace e pagare a Roma un tributo per mantenersi nella propria libertà (Polib., ixxi», 24; Appian., I/lyr., Il; Liv., Epit, xlvii ; Fior., iv, 12). L'anno jeguente furono domati da Cornelio Scipione Nasica Corcolo (Liv., I. c.), e sembra che la capitale Dalminio avesse tanto sofferto, che si dovette trasferire la sede del governo a Salona (Strab., pag. 315). Nel 119 avanti Cristo, L. Cecilio Metello, console allora, dichiarò guerra ai Dalmati per la sola smania di guerreggiarli, perchè in nulla avevano offeso la Repubblica sterminatrice delle straniere nazioni. Recatosi in Dalmazia, non trovò resistenza di sorta, e, svernato a Salona, ritornò a Roma, ove fu insignito d'immeritato trionfo col soprannome di Dalmatico (Liv., Epit., un; Appian., lUyr., 11). Cosi nel volgere di soli cmquantasette anni i Dalmati, appena costituitisi in Ubero governo, dovettero respingere tre aggres-
sioni degli orgogliosi Romani. Non furono più da costoro molestati fino al 48 av. Cr., in cui intervennero a favore dei Liburnii, e per tal guisa scoppiò la quarta guerra dalmatica, descrittaci da Appiano (llltjr., 13). In questa però non arrise fortuna agli oppressori, capitanati da Gabinio, il quale perdette più di 2000 uomini in una zuffa cogl'indi-geni, e si ritirò a Salona. Era riservato a Vatinio l'infausto onore di vendicare la sconfitta delle armi romane colla crudeltà dell'implacabile odio suo, che passò in proverbio. Fu salutato per tal ragione dai soldati col titolo d'imperatore (imperator), ossia supremo duce, comandante in capo, ed il Senato decretò una supplicazione (supplìcatio) ossia un rendimento di grazie ai numi per la vittoria da lui riportata nel 45 av. Cristo. La morte di Cesare, nel 44 av. Cristo, ridestò nei Dalmati l'abbattuto coraggio, ed il feroce Vatinio, abbandonato dalla fortuna, fu costretto a cercare il suo scampo per mare ad Epidamno (Epidamnus ed anche Dyrrha-chium, odierno Durazzo, sulla costa dell'Albania, ai 80 eh lometri al S. di Scutari), e macerarsi ivi nell'impotente sua rabbia. La travagliata Dalmazia toccò, por senatorio decreto, in sorte a Bruto, ma neppur costui, impegnato nel far guerra ad Ottaviano ed Antonio, potè sfogare contro gl'insorti Dalmati il covato rancore. Riuscì finalmente al troppo fortunato e tristo Ottaviano di condurre, nel 34 av. Cristo, un formidabile esercito in Dalmazia, ove per conto dei Romani se ne stava Agrippa, e penetrò fino a Setovia (odierno Sign^, riportando una ferita al ginocchio. 11 paese rimase a lui sottomesso, consegnando parecchi ostaggi, restituendo le bandiere strappate a Gabinio, e promettendo di pagare il già stabilito tributo (Dion. Cass., xlix, 38; Liv., Epit., cxxxn ; Appian., lllyr., 24-27 ; Veli., li, 90; Fior., iv, 12; Svet,, Od., 20).
La Dalmazia diventò per tal modo provincia dell'impero romano, spingendo la sua frontiera fino al fiume Sava, scaturiente dalle Alpi Carnie. Nel 16 e poi nell'll av. Cr. i Dalmati si mostrarono vogliosi di scuotere il giogo romano, e assai più alcuni anni dopo, quando, congiuntisi cogl'insorti Pannoni, minacciarono la romana potenza a segno, che Svetonio ( Tib , 16) dichiara espressamente, non esservi stati per la medesima nemici più formidabili dalle guerre puniche in poi, ossia da tre secoli. Scoppiò la tremenda insurrezione dei Dalmati nel 6 dopo Cr., per opera del prode Bato o Batone, che seppe per tre anni continui tener testa ai Romani sconfiggendoli qua e là, tinche nel 9 dopo Cristo, cesse alla forza di Tiberio, a patto d'aver salva la vita e non soffrir molestie. Tiberio acconsenti, e celebrò, nel 12 dopo Cristo, il suo trionfo in Roma per avere domata la dalmatica rivolta, condusse seco l'invitto Batone, lo additò a' suoi concittadini quale campione strenuo ed instancabile delle nazionali franchigie, e rimandollo colmo di preziosi regali a Ravenna, affinchè a suo bell'agio ripatriasse (Dion. Cass., lv, 29; lvj, 11; Veli., », 110 ; Zonar., x, 37) ; d'allora in appresso la Dalmazia e l'Illirico, sebbene geograficamente distinti, si scambiavano politicamente l'uria coll'altro (Tacito, Ann., il, 53). Pel corso non interrotto di circa quattro secoli npn vi furono mutazioni dj rili^YQ in Dalmazia^
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Obrovatto Croazia Knin Demis Salona Romani Traù Glissa Jmoschi Sign Poiravje Dolat Metto Almissa Fori-Opus Macarsca Vergoras Bua Bratta Milnà Lesina Pharia Dalmazia Veneziani Lissa Solta Torcola Arbe De Dominis Pago Isola Grossa Coronata Mortero Zuri Dalmazia Illirico IUyricum Ari Dalmati Veneziani Pannoni Dardani Automati Celti Taurisci Epiroti Macedoni Illirico Il-liria Genzio Dalmati Dalminio Delminio DaUninium Delminium Dumno Davno Erzegovina Livno Stato Narenta Filuro Cettina Tizio Kerìea Dalmazia Roma Daorsi Bomani Dalmazia Marcio Figulo Dalmati Roma Polib Appian Liv Epit Fior Cornelio Scipione Nasica Corcolo Liv Dalminio Salona Strab Cristo Cecilio Metello Dalmati Repubblica Dalmazia Salona Roma Dalmatico Liv Epit Appian Uyr Dalmati Ubero Romani Liburnii Appiano Gabinio Salona Vatinio Senato Cesare Dalmati Vatinio Epidamno Epidamnus Dyrrha-chium Durazzo Albania Scutari Dalmazia Bruto Ottaviano Antonio Dalmati Ottaviano Dalmazia Romani Agrippa Setovia Sign Gabinio Dion Liv Epit Appian Veli Fior Svet Dalmazia Sava Alpi Carnie Dalmati Pannoni Svetonio Tib Dalmati Bato Batone Romani Cristo Tiberio Cristo Roma Batone Ravenna Dion Veli Zonar Dalmazia Illirico Tacito Ann Dalmazia Cristo Cristo Cosi Cristo Cristo Cristo Cass Tiberio Cass
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