Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DALMAZIAma allo scompartimento del romano Impero, nel 395 dopo Cr., tra i due figli di Teodosio, Arcadio ed Onorio, l'importante e belligera prefettura dell'Illirico fu divisa in occidentale ed orientale, e la Dalmazia col Norico fecero parte della seconda. Verso il 461 dopo Cr. la Dalmazia fu esposta alle incursioni degli Svevi ; ma l'intrepido Marcellino serbò integro il potere di Roma contro i Barbari, ed occupò la provincia indipendente da ogni straniero influsso col titolo di patrizio dell'Occidente (Procop., Bell. Vandal., i, 6). Teodorico, il grande duce e re degli Ostrogoti, favorito dall'imperatore d'Oriente Zenone (474-491 dopo Cristo), la tolse all'erulo Odoacre, che l'aveva incorporata all'Italia, e dicesi che una miniera di ferro, messa in lavoro sul suo suolo, forni i vincitori di uno dei mezzi principali da guerra (Cass., Far., ut, ^.25); nel 535 dopo Cristo gli eserciti di Giustiniano ne spodestarono gli Ostrogoti, i quali se ne fecero ancora padroni, finche Belisario li vinse. Sotto Giustiniano pertanto le frontiere della Dalmazia furono protratte all'È, oltre la Pannonia, ed essa fu divisa in marittima e interna, stendendosi la prima dall'Istria per la Liburnia, Dalmazia ed Albania N. colle isole adiacenti, e la seconda restando all'È, della catena dei monti noti coi nomi di Albio (Albius), Bebbio (Bebius), Ardio (Ardius) (odierne montagne Prolog) e Scardo (Scardus). Ma i fiacchi dominatori bizantini poterono a mala pena preservare la lontana provincia dalle irruzioni gepidiche e longobardiche, ed Eraclio, meno infingardo de'suoi predecessori, imperando dal 610 al 641 dopo Cristo, ricorse a stranieri per guarentire i suoi domimi da altri stranieri. CoH'intendimento di opporre stabile ed insormontabile barriera alle invasioni degli Avari e degli Slavi in Europa, si volse ai Serbi o Slavi occidentali, che occupavano le terre intorno ai Carpazii, e li persuase ad abbandonarle, trasferendosi in quelle tra il Danubio e l'Adriatico. Assentirono, e sebbene fossero affatto indipendenti nelle nuove regioni scelte a propria stanza, vollero nondimeno serbar lunga pezza una specie di dipendenza territoriale dal Basso Impero (Const. Porph., De adm. Imp., 31-36).
Dai tempi di Eraclio comincia dunque per la Dalmazia la storia moderna, in conseguenza delle relazioni stabilite tra il detto imperatore e gli Slavi occidentali, ch'entrarono nelle dalmatiche contrade sotto i varii nomi di Serviani, Croati, Narentini, ^aclumiani, Terbuniani. Diocleani e Decatriani (Schafarik, Slav. Ali., voi. ir, pag. 237). I Croati (Chrobatce) si fissarono nella Liburnia, ossia sull'odierno littorale ungarico, che separavasi dalla Dalmazia propriamente detta la mercè della Kerka, e cosi stendevasi la seconda da questo fiume fino alla confluenza del Drin o Drino, o ciò che dicesi oggidì Drino Bianco e Drino Nero, comprendendo anche una parte dell'Alta Albania e le terre marittime dal golfo di Catturo a quello di Drino. I due paesi costituirono due regni separati, l'uno dipendente dai re d'Ungheria, l'altro da monarchi serviani, riconosciuti nel 970 dall'imperatore Basilio. L'ultimo di questi si fu Zlodomiro, che aveva in moglie Solomera, sorella di Ladislao I, re di Ungheria dal 1077 al 1095, la quale cesse il regno ,
dalmatico al fratello, e così Ungheria, Croazia e Dalmazia formarono per qualche tempo un solo regno. Ma in fondo all'Adriatico sorgeva di già gigante una nuova Potenza marittima, ed erano i Veneziani, i quali, liberatisi dalle minacciose incursioni di Pipino, secondogenito di Carlomagno e re d'Italia dal 781 all'810, invadente nell'810, poco prima di morire, i veneti dominii, si accingevano a purgare l'Adriatico dalle scorrerie dei pirati narentini, slavi e croati, a cui la ormai possente Repubblica pagava ancora un tributo. Il doge Pietro Orseolo II fu il primo, appena ascese al dogado nel 991, a persuadere a' suoi connazionali che con aperta guerra si dovesse cancellare l'ignominia di quel tributo e ridonare la sicurezza anche alle città marittime della Dalmazia, che invano avevano chiesto ajuto più fiate a Costantinopoli, e l'imploravano da ultimo da Venezia. La guerra incominciò formidabile, le angustiate città giurarono spontanee ubbidienza e fedeltà ai Veneziani, e questi da quel tempo in poi esercitarono il mite loro dominio sulla Dalmazia per quattro interi secoli senza la minima interruzio e, fino alla metà del secolo xiv* in cui la cessero a Luigi o Lodovico I, re d'Ungheria dal 1342 al 1382, alleato dei Genovesi ; ma ben presto Carlo III re di Napoli, e per diritti ereditarli anche dell'Ungheria, restituì, nell'anno 1385, porzione della cedutagli Dalmazia, vale a dire il contado di Zara, colle isole di Arbe, Cherso, Ossero e Pago, per una tenue somma di danaro, ed i Veneziani comperarono poscia dal voivoda della Bosnia il territorio di Ostrovizza, a 14 chiloni. da Scardona, facilitandosi per tal guisa l'acquisto di Sebenico. Nel 1417 certo Balza Strusimero, principe slavo, investi i Veneziani con pacifico trattato del possesso di Drivasto, Dulcigno, Alessio, Antivari e Budua, e nel 1423 volontariamente si dichiararono per la veneta Repubblica Almisea, le isole Brazza, Lesina e Curzola, e poscia Traù, Spalato e Cattaro.Dal primo quarto adunque del secolo xv in poi la Dalmazia fu tutta dei Veneziani, e corse con questi le medesime sorti e peripezie, infestata più volte dai finitimi Turchi, che nelle fortezze dalmatiche trovarono sempre un argine alle loro invasioni. Non prosperò gì an fatto sotto il veneto Governo, ma i suoi abitanti erano paghi di questo, e poco curanti dell'avvenire, purché avessero a far fronte ai primi bisogni. La veneta aristocrazia blandì la semplicità dei costumi dei Dalmati, e ne mantenne le masse nella più profonda ignoranza, senza incoraggiare punto nè l'agricoltura, nè l'industria; anzi nella storia dalmatica è registrato il decreto dell'aristocratica Repubblica, che faceva recidere le piante degli ulivi in tutto il Primorù (littorale) detto poscia Poglizza (estera campagna), ad 8 chilom. da Spalato, affinchè l'olio della Dalmazia non facesse concorrenza con quello delle isole Jonie. particolarmente protette, sui mercati dello Stato. Nè i Dalmati fi dolsero di un comando tanto stupido ed inumano, compensati dalle premure e sollecitudini della Repubblica n tutto il resto, per quella irreparabile perdita. Nel 1797 si segnò il dotino della Venezia e della Dalmazia a un tempo col trattato di Campo Formio, la cui mereè passarono entrambe sotto l'impero d'Austria, e vi stettero fino al 1805,
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