Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DAMASCHINARE
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Adoperano acciajo della migliore qualità. Più differiscono in finezza tra loro le laminette che fuci-nansi insieme, più si distinguono nel disegno. Cosi l'acciajo secco ed il fibroso dànno figure visibilissime quando non siano soverchiamente arroventati.
Preparasi un pezzo saldato a fuoco come praticasi per le sciabole da guerra, tirando prima l'acciajo in lamine sottilissime, lunghe metri 0,33, larghe ra. 0,027, della spessezza di m. 0,002, formandone poi un fascio di 8 lamine d'acciajo fibroso e di 7 di fine o secco, e disponendole a questo modo: una delle prime, poi una delle seconde, e così via via sino all'ultima, che sarà perciò di acciajo fibroso. Portasi questo fascio alla fucina, si salda, si tira a martello, riscaldandolo e torcendolo a modo di vite, siccome si pratica nella fabbricazione delle canne damaschinate (V. Canna a tortiglione sotto Canoa), poi si appiana per modo che acquisti m. 0,022 di larghezza sopra ni. 0,002 di spessezza, e tagliasi in due parti eguali, dette coperture.
Fucinasi poscia una lamina d'acciajo fino di circa m. 0,002 di spessezza, lunga e larga quanto le coperture; ed essendo destinata a formare il taglio, si pone tra le due coperture, e saldansi tutte insieme con ogni possibile avvertenza, indi si stirano. Preparasi il pezzo, che deve entrare nel manico, di ferro fibroso, e si salda col l'acciajo che deve formare la lama. La materia si distribuisce dalle parti egualmente, e formasi la costa ed il taglio, dando in questo mezzo alla lama la curvatura che si vuole; poi si termina il pezzo del manico. Si tempra, si aguzza, si pulisce questa lama come quella da guerra, poi si sottomette a varie prove, che consistono nel batterle fortemente di piatto contro un ceppo rotondo di legno duro, facendole descrivere curve, le cui frecce sono relative alla lunghezza e forma loro.
Qualche volta, nella fabbricazione delle damaschine, all'acciajo si riunisce ferro battuto ben bene e di grana fitta, e talvolta anche acciajo ruso; ma questo ferro od acciajo dev'essere sempre saldato tra le due coperture. I disegni o fiori delle damaschine sono determinati dalla quantità di laminette di cui si compone il fascio, dalla forma loro, dalle diverse qualità dell'acciajo, dalle torsioni delle piccole barre o bacchette. Dipende dall'ingegno del iabbricatore dì combinar bene insieme tutti questi diversi elementi e produr varietà ed eleganza di disegui.
Ordinariamente dispongonsi le saldature nel senso della lunghezza delle laminette ; saldando altrimenti, le lame non riuscirebbero tanto forti per discontinuità di parti, e per giunta il lavoro riuscirebbe più lungo e più difficile.
DAMASCHINARE (tecn.). — È l'operazione con cui si dà al ferro, all'acciajo, alle lame di spada o di sciabola o ad altre armi l'apparenza di quelle di Damasco o damaschine. In che consista veramente la qualità delle canne d'armi da fuoco per cui prendono il nome di damaschine, si è detto alla voce Canna (V.); avvertiremo però che gli artefici chiamano comunemente ed impropriamente damaschinare quell'operazione di mero ornamento che consiste nel coprire certe parti delle superficie metalliche con una Ternice, e lasciar poi mordere da un acido le partiNoovà Encicl. Itau Voi.
scoperte, in modo che, levigato il tutto, prenda un aspetto che somigli al vero acciajo o ferro damaschino.
Damaschinare si prende per incastrar filuzzi d'oro o d'argento nell'acciajo, nel ferro o in altro metallo intagliato e preparato per ricevere l'incastratura. In questo senso ò voce venutaci dalla Francia; i nostri antichi dissero invece lavorar di tausìa o di tarsìa; e di questo genere è il lavoro all'agemina od azzimina o Gemina (V.).
L'arte presa in questo significato esce dai limiti del damaschinare, e si estende ad ogni maniera d'incisioni, di cesellature e d'ornamenti destinati ad accrescere il prezzo delle armi. Un tempo fu cosa in gran voga; ma ai giorni nostri più s'attende alla bontà delle armi che alla pompa dei loro ornamenti. Ne diremo ad ogni modo qualche cosa ad appagaro la curiosità dei lettori.
Volendosi damaschinare una lama qualunque, o tavole di acciajo, od altro per uso privato, bisogna farlo prima di porre il pezzo a suo luogo. Supponiamo che sia lama di sciabola. Dopo di averla pu-litaprima di temperarla, si pone sopra un fuoco dolce per farle prendere il turchino, e per l'abile dama-schinatore basterà quest'operazione. Se non ha mano leggera da poter incidere senza poggiarla, stenderà sulla lama calda un poco di una composizione di 45 grammi di cera vergine, 30 di mastice in lagrima e 30 di spato calcinato e macinato finissimo. Cominciasi dal far fondere la cera e vi si pone a poco a poco il mastice polverizzato, mescolando ben bene, poi si aggiunge in egual modo lo spato. Raffreddata che sia alquanto questa pasta, se ne fanno cilindretti che indurano freddati che siano, e con essi si frega sulla lama la parte che vuoisi damaschinare; poi questa s'annerisce col fumo di una lampada o d'una candela. Su questa parte annerita si disegna con una punta ottusa d'acciajo di tempra dura, calcando tanto da scoprire il metallo. Colla stessa composizione rammollita al fuoco si fa una cornicetta alta m. 0,007 attorno alla parte disegnata, e vi si versa dentro acido nitrico allungato con acqua alla temperatura di 25°, con entro un po' di aceto e di sai marino, lasciando che l'acido morda il metallo, e rendendolo più attivo se apparirà che non abbia abbastanza roso. Tracciato per tal modo il disegno, tocca al bulino a compier l'opera. Se l'artista non abbisogna di questo lavoro preparatorio, colorato che abbia l'acciajo o col ferro, o strofinandolo con un conio quand'è caldissimo, o finalmente coprendolo di uno strato di cera o di nero fumo, traccia il disegno con la puntagli cui si è detto, che segna l'acciajo quanto basta per dirigere un abile bulino.
Ma in quale dei due modi si proceda, l'operazione che seguita è sempre la stessa. L'artista con un bulino piatto e poco affilato, ma forte, comincia ad incidere l'acciajo della lama, facendo penetrare più che può il suo strumento, dovendo la profondità del taglio essere quasi eguale al diametro del filo d'oro o d'argento che vi s'inserisce di mano in mano ch'egli taglia il metallo. Senza poi aspettare che il disegno sia tutto compiuto, introduce nei tagli fatti il filo di metallo, e ve lo stringe con uno strumento quasi tagliente e rotondato verso la punta, e con lo stesso strumento o con altro somigliante abbassa sul filo le bave dell'acciajo sollevate dal bulino, e termina cosiai. 4
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