Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DAMASCO
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L'assedio di Damasco per parte degli Arabi, nel 633 o 634, è nno dei più grandi avvenimenti della sua storia. Durò, secondo alcuni, settanta giorni, e secondo altri, più di sei mesi. Dopo una vigorosa ma inutile resistenza, la popolazione cristiana venne a capitolazione. Si possono vedere in Gibbon le circostanze dell'assedio e della conquista di Damasco fatta dai feroci soldati dell'islamismo. Il nome di Damasco ricorre sovente negli annali musulmani dell'viir, ix e x secolo. Questa città cambia spesso di padroni, e il suo territorio serve di campo di battaglia ai principi maomettani che si disputano il califfato. Sarebbe troppo lungo seguire a passo a passo i destini di Damasco nelle cronache dell'islamismo ; e noi passeremo all'assedio postole dai crociati nel 1148.
Luigi VII re di Francia, Corrado imperatore d'AIemagna, scortati dal fiore della cavalleria europea, e il re di Gerusalemme accompagnato dai migliori guerrieri di Terra-santa , si accampavano vittoriosamente sotto le mura di Damasco dalla parte di ponente. Una parte del campo cristiano occupava una prateria detta in arabo El Mergi; e una volta presa questa favorevolissima posizione, la città non offriva che una debole difesa, e il trionfo dei crociati era sicuro. Damasco era nel più alto spavento, e già i principi cristiani se ne disputavano il possesso, quando tutto ad un tratto i crociati trasportarono il campo dalla parte di levante. In questa nuova posizione i Latini avevano di fronte alte e forti mura, e il terreno da essi occupato era nudo e senz'acqua. Damasco riceveva in quel punto un soccorso di 20,000 uomini tra Curdi e Turcomanni. I Latini diedero alcuni inutili assalti ; e udito che aspettavansi nuove forze, guidati dai principi d'Aleppo e di Mossul, abbandonarono l'impresa. Le cronache contemporanee nulla ci offrono che spieghi questa improvvisa ritirata delle armi cristiane, e soprattutto quel trasporto del campo che decise della sorte della spedizione. Le dissensioni dei principi latini, che riguardavano già la terra come presa, possono solo risolvere la questione.
Non parleremo qui della distruzione di Damasco operata dai Tartari nel 1401. La spada risparmiò la sola famiglia che aveva dato sepoltura alle ceneri d'Ali, ed un certo numero di amiajuoli che si mandarono a Samarcanda. Dopo quest'epoca Damasco vide decadere le sue fabbriche di lame cosi celebri in tutto il mondo. Non diremo neppure come la città si rialzasse dalle sue rovine, e come il sultano Selim I se ne impadronisse sul principio del xvi secolo. Damasco risali di nuovo al grado di metropoli, e ai di nostri è ancora fra le più belle città dell'Oriente, come è una delle città sante dell'islamismo.
Essa è situata in una fertile pianura dalla parte di levante dell'Antilibano (ai 33° 27' di lat. N. e 34° 5' di long. E.), e si estende sovrattutto in lunghezza. Veduta dalle montagne circonvicine, pre- , senta la forma di una mandòla. Ha circa 9 chilometri di circonferenza, ed è cinta da nuove mura inalzate sulle fondamenta delle antiche; ma su di alcuni punti esse minacciano di cadere. Damasco non offre antichità notevoli; e la porta di San Paolo (bah Bulos), a levante, è l'avanzo di maggior considerazione dell'antica città. A dugento passi da questa porta veggonsi anche rovine di antiche mura, in cui trovasi un basso rilievo rappresentante un fiordaliso, un altro che figura un ramo di palmizio unito ad un ramo di quercia, un terzo con un lione, ed un quarto con un'iscrizione araba.
La città ha diciotto poi-te, e ciascuna ha il suo custode. Le case e i palazzi, costrutti metà di terrae metà di mattoni, offrono all'esterno
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Fig. 2008. — Medaglia di Damasco, greco-Imperiale. Grandezza vera (Rame, gr. 217
sono assai meno sudicie che quelle di Costantinopoli, di Smirne, del Cairo, o di Bagdad. Il commercio vi ha 31 Man. È noto che i khan delle città asiatiche sono depositi di merci, e luoghi in cui si trattano gli affari. Seterie e selle per cavalli formano i due principali rami del commercio di questa città.
Ogni giorno partono da Damasco carovane per tutti i paesi d'Oriente; i bazari vi sono belli quanto quelli di Costantinopoli. Vi si contano 60 moschee. La più grande, quella che suolsi chiudere in segno d'allarme, il che corrisponde al nostro suonare a storno, fu già una chiesa consacrata, siccome si crede, dall'imperatore Eraclio a san Giovanni Battista, e ristaurata dal califfo Valid nell'anno 86
Fig. 2007. — Veduta della città di Damasco.
una rozza apparenza. Tutte queste abitazioni sono intonacate di terra o di fango biancastro ; ma quando si penetra nell'interno, fa meraviglia il trovarvi cortili lastricati di m a r ni o bianco, appartamenti addobbati con lusso, ricchi divani cremisini, soffitti dorati o dipinti alla foggia orientale. Ogni casa ha un cortile, e ciascun cortile una fontana con alberi, come cedri, aranci e melagrani. Le strade di Damasco sono anguste come quelle di tutte le città d'Oriente, ma
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