Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DAMASCOdell'egira. Quest'edilìzio è il più bello di Damasco ; la sua architettura è corintia. Il viaggiatore Aly-Bey, che, professando l'islamismo, potè penetrare nelle moschee d'Oriente, visitò pure la gran moschea di Damasco, e ce ne lasciò una descrizione. Egli ha però dimenticato di dirci che le porte sono di bronzo e d'una grande bellezza. La tradizione musulmana riferisce che alla fine del mondo san Giovanni discenderà in questa moschea, come Gesù nel tempio d'Omar a Gerusalemme, e Maometto in quello della Mecca.
La pianura di Damasco è piena di magnifici giardini d'aranci, di cedri, d'albicocchi di venti specie diverse, di ciliegi, di pruni, di peschi, di meli e di fichi. Gran numero di ville si veggono sparse fra i giardini, le chiudende dei quali sono di terra mista a ciottoli e a paglia tagliuzzata e fatta seccare al sole. Il fiume Barrady, detto dai Greci e dai Romani Chrysorrhoas, irriga Damasco e i suoi giardini; e lo straniero ammira il modo con cui le sue acque sono distribuite nei differenti quartieri della città. Il Barrady nasce a 44 chilometri al N. 0. di Damasco, e si divide in sette rami, i quali tutti, dopo di avere somministrato le acque necessarie agli abitanti ed alla pianura, si riuniscono a levante della città, e vanno a perdersi in un abisso a sette ore di distanza, detto dagli Arabi Bahr-el-Mergi, il mare del prato. L'acqua di questo fiume è cruda, e non è buona a bersi se non dopo che si è congiunta con quella del Figè, la cui sorgente è a cinque ore a tramontana di Damasco.
La popolazione di questa città è di 150,000 abitanti circa, cioè 10,000 Greci cattolici, 5000 Greci scismatici, 2000 Ebrei, alcune centinaja di Armeni e di Siri, il resto Maomettani. I Greci scismatici hanno una chiesa; i Greci cattolici nessuna: essi adempiono i loro doveri religiosi in tre monasteri latini. La nazione armena e la siriaca hanno ciascuna un tempio particolare, e gì' Israeliti hanno tre sinagoghe.
Nulla agguaglia il fanatismo dei musulmani di Damasco, ed è probabilmente ciò che fece nascere il proverbio arabo sciami scinoti (damaschino cattivo).
Prima della spedizione d'Ibrahim pascià, un viaggiatore non poteva entrare in Damasco a cavallo; e si sarebbe gravemente esposto se fosse compai so in quella santa città musulmana coli'abito dei Franchi. Ili oggi è molto scemato questo fanatismo, sebbene di tratto in tratto, e specialmente in questi ultimi tempi, siasi veduto ridestarsi.
Il pascià di Damasco porta il nome di emir hagi (principe del pellegrinaggio), perocché è incaricato di accompagnare la carovana musulmana alla Mecca. Gli hagi o pellegrini della Siria, dell'Asia Minore, della Persia e di Costantinopoli scelgono Damasco per luogo di riunione. Il viaggio della Mecca dura quattro mesi ; impiegandosi quaranta giorni nell'andare, quaranta nella fermata, ed altrettanto per tornare. Il pascià di Damasco, incaricato delle spese di viaggio, eredita le spoglie dei pellegrini che muojono per via, le quali compensano ampiamente.
11 suolo a levante di Damasco, che serve di accampamento alla carovana della Mecca, inspira rimembranze cristiane, osservandosi il luogo consa-
crato dalla conversione di san Paolo. Esso è a 925 metri dalla città, presso il cimitero distiano; e nelle vicinanze si vede uu avanzo di edifizio, che forse fu un santuario inalzato in memoria di questa conversione.
Avremmo potuto parlare dei caffè di Damasco, rinomati in tutto l'Oriente, e che pei musulmani sfaccendati sono una specie di preludio alla beatitudine del loro paradiso ; avremmo potuto parlare delle strane e curiose cerimonie che accompagnano a Damasco la celebrazione dei matrimoni cristiani ; ma questi ragguagli ci obbligherebbero a dilungarci più che non conviene.
„ 11 pascialato di Damasco è il più importante dei cinque in cui dividesi la Siria, comprendendone tutta la parte orientale, e confinando al N. coi pascialati di Aleppo e Diarbekir, all'È, coli'Eufrate e col deserto della Siria, al S. coll'Arabia Petrea, ed all'O. coi pascialati di Gaza, Acri e Tripoli. Sten-desi dalle vicinanze di Sciogre sull'Oasi, sotto il 35° 50' di latitudine N., fino all'angolo S. E. della Palestina ed al Gor inferiore, al S. del Mar Morto per circa 500 chilometri, venendo formata la sua frontiera orientale dall'PJufrate, cominciando da un punto a 16 chilometri circa sopra Beles, fino alle rovine di Erzi, 130 chilometri sotto Kakisim. La sua massima larghezza è al 34° 20' di lat. N., da Erzi all'È, fino alla catena dell'Antilibano che pro-traesi lungo la sua frontiera O. per 300 chilom., raccorciandosi poi notevolmente al S. Comprendonsi entro a questi confini la valle del Giordano od El Gor, l'acrocoro della Giudea, il paese montuoso di Belhaa, di Asbeija, il Yadi-el-Adjem o piano S. di Damasco, il Bar-es-Sciamie o piano N. di Damasco, ed il Belad-Auran. Dirigendosi al S. di Antiochia entrasi nel pascialato damasceno a Marrah, città, di frontiera sotto un agà indipendente, ma di nessuna importanza politica o commerciale; e proseguendo per la valle dell'Oronte Superiore, scendente dalle vette più eccelse del Libano, tra le montagne Anzairie all'O. e Jebel-Rieha all'È., incontrasi subito Hovaisc e poi Kalaat-el-Medik, l'antica Apamea, edificata all'estremità S. del lago Ain Taka, sur una penisola formata dall'Oronte e dal lago, ed è oggidì luogo insignificante. Più avanti al S. E. ve-desi Bar-el-Kades, lago lungo 10 chilom. e largo 5, abbondante di pesci, e più avanti ancora, sull'Oronte, sorgelafamosacittàdiHamah(i7amaMdellaBibbia), in valle ubertosa sulle due sponde dell'Oronte, con 30,000 abitanti, che trafficano principalmente coi Beduini in lane e tende; a 33 chilom. circa al S. di Hainali sta Hòms, l'antica Emesa, con tre o quattromila abitanti ; a 150 chilom. circa verso S. E. giaciono i ruderi di Palmira, ed a 350 chilom. da Hfìms torreggia la venerabile e famosa città di Damasco, capitale del pascialato.
I territorii al S. e al S. 0. di questa comprendono l'Auranitide (Auranitis), la Traconitide ( Tra-chonitis), la Gaulonitide (Gaulonitis), l'Iturea (lturea), la Batanea ( Batanea) e Galaaditide (Qalaaditis) degli antichi, e l'odierno Auran è una vasta e fertile pianura, che dà il più bel frumento della Siria. È abitato da Turchi, Drusi, ed Arabi agricoltori, a cui aggiungonsi di primavera e di estate parecchie tribù di Beduini, mentre la popo-
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