Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DAMASCO
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lazione stabile fa calcolata da Burckhardt di 60 mila abitanti, di cui 7000 drusi e 3000 cristiani, somiglianti gli uni e gli altri negli usi, nelle fogge e nei costumi agli Arabi, e parlanti il dialetto be-duinico. In materia religiosa turchi, drusi e cristiani sono a vicenda tolleranti tra loro, e non vi sono astii religiosi che tra i cristiani di rito latino e quelli di rito greco. Il dirupato deserto di El-Ledja e il Jebel-Auran contengono tutto il tratto ineguale lungo il lato E. della pianura di Auran, dai dintorni di Damasco a Bosra, ed è la Traconitide (aspra, scoscesa regione) di Strabone e Tolomeo, corrispondente alla duplice sua divisione, la cui capitale era Misscua. Sul pendìo orientale di Jebel-Auran vi sono, secondo la testimonianza di Burckhardt, più di 200 villaggi rovinati, tutti di basalto poroso nero, ad un quarto o mezz'ora di distanza l'uno dall'altro, e tale catena di monti è il Mons Alsadamus di Tolomeo. La carovana dei pellegrinanti alla Mecca passa propriamente per la pianura di Auran, facendo sua via da Damasco, e cotale linea percorsa dai pellegrini finisce al castello di Zerka, a 450 chilom. dalla or mentovata città, passato il qual termine comincia l'Arabia. Al N. 0. di Damasco è il Belad-Baalbec, tra il Libano e l'Antilibano, e al S. di questo stendonsi i terri-torii di Rasheija e Asbeija coll'Ard-el-Huleh, e dal Mare Morto a Baalbec protendesi un tratto di pianura che addimandasi il Gor (concavità) della Siria. Cotesta valle comincia veramente da Acaba sul Mar Rosso, donde dirigesi per N. E. al Mar Morto, dopo aver traversato i laghi di Tiberiade e di Uleh tino ai due Libani, e quindi cominciando da Baalbec prolungasi all'È, una montuosa barriera, che circoscrive la pianura, finche perdesi nel gran Deserto estendentesi all'Eufrate, mentre la barriera O. comincia alle scaturigini dell'Orante e va a finire vicino ad Antiochia, il Gor, largo uniformemente da 16 in 24 chilom., dal Mar Morto al Libano è cinto in ogni sua parte da balze scoscese ; all'È, del Mar Morto da quelle di Moab e dall'altipiano di Auran tino a Jebel-es-Sceik ; ed all'O. dalla linea dell'Ard-el-Ajlun per la Palestina a Samaria. Dal Mar Morto alTArd-el-Huleh esso è popolato da Musulmani e Beduini della tribù Zohami, soggetta altrui e miserabile, sebbene possegga una delle più Mie pianure che rischiari il sole. Vi predomina il governo feudale ; al S. per opera di capi maomettani, drusi ed arabi ; nel mezzo, che dicesi il Beliaa, dalle famiglie druse e maronite, e da quelle degli effendi, o vecchie famiglie musulmane di Damasco; e nel N". dai maomettani di Latachia, variando dal diritto assoluto sui prodotti a quello di esigere contribuzioni, ed in tutti i casi nel mantenere la servitù militare, e risale all'epoca di quei numerosi castelli, i cui avanzi veggonsi tuttodì sull'intiera linea della frontiera montuosa del paese.
11 governo del pascialato è affidato al pascià di Damasco col titolo di Emir-Hadj o Emir-Agj (emiro o capo dei pellegrini), avendo, come già si disse, l'onorifica e lucrosa incombenza di condurre i peregrinanti alla Mecca, e per cotanta dignità sacra ne la persona, quando anche cessi dalle sue funzioni, nè per qualsiasi pretesto può versarsene il sangue. Dall'epoca della decadenza dell'Impero ot-
tomano lì suo posto è anzi ereditario, ed è ordinariamente investito di potere assoluto ; alcuni ne calcolarono lo stipendio di 10,000 borse, ossia 10 milioni di lire, mentre altri lo ridussero a 4000 borse soltanto, ossia quattro milioni. Viene il medesimo percepito la mercè di una imposta prediale e del testatico pagato dai cristiani; ma vi sono eziandio altri emolumenti, che derivano particolarmente da multe ed esazioni arbitrarie, da mancie per prestiti a negozianti e gastaldi, per lo più sulla scala del 15 o 20 per 100, e dalle spoglie dei pellegrini alla Mecca, essendo l'erede di quelli tra loro che inuojono per via. La forza militare a sua disposizione, verso la fine del secolo passato, consisteva in 600 o 700 giannizzeri, altrettanti Arabi di Bar-beria e circa 900 dellibascià o uomini a cavallo. Se ne serviva anzi tutto per esigere il miri o imposta prediale, ed ogni anno, tre mesi prima che la carovana partisse per la Mecca, il pascià faceva il giro delle sue terre, prelevando tasse dalle città e dai villaggi; ma vi sono ancora parecchi distretti entro i nominati confini del suo governo che non gli prestano nè tributi nè ossequii. La funzione per lui più onorevole e la occupazione regolare de' suoi soldati si è di scortare incolume la sacra carovana della Mecca, proteggendola dagli Arabi del Deserto, coll'obbligo inoltre di sostenerne le spese, che cal-colansi da 5 in 6 mila borse (da 5 in 6 milioni di franchi), aggiuntovi un altro milione per proprio uso nel viaggio. Le spese della carovana consistono nel nolo dei cammelli per i pellegrini, nella compera di orzo, grano, riso, ecc. in grande quantità, e nel pagamento di certe somme alle tribù arabe stanzianti lungo la via, per aver sicuro e libero il passo. Si sa del resto che alcuni dei pascià damasceni più risoluti e gagliardi compierono il loro mandato di scortare illesa la carovana colla spada alla mano, senza porgere pur una sola piastra a quei predatori.
Al partire della carovana, il pascià riceve dal governatore del castello il songiac sceri/i o stendardo del profeta, per cui rilascia apposita ricevuta in iscritto alla presenza di parecchi testimonii, colla solenne promessa di riportarlo quale gli viene consegnato. Appena giunto nelle vicinanze di Damasca, al suo ritorno, spiccasi un messaggiere per Costantinopoli, obbligato a compiere il viaggio in 25 giorni, ed a portar seco acqua dalla cisterna di Zem-Zem vicino alla Mecca, ed alquanti datteri da Medina, da presentarsi al sultano quando recasi a far la sua visita alla moschea. Prima della conquista della Siria per opera del famoso Mehemet Ali, pascià di Egitto, il pascialaggio damasceno era nel massimo disordine, perchè Selim, pascià a quell'epoca, era stato strozzato dalla sbrigliata e fanatica marmaglia delle sue stesse milizie, ed il governo della città era caduto in mano dello sceicco Tafetini, uno dei seniori di quella, il quale non seppe mai por freno all'anarchia, ed all'appressarsi delle truppe egizie si diede alla fuga. Dopo il trattato di Cutaija nel 1833, Sceriff pascià fu nominato da Mehemet Ali governatore civile della Siria, colla residenza a Damasco, avendo sotto di sè tutti gli altri governatori. Il pascialato cominciava già a rifiorire, la mercè di una savia amministrazione,
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