Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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ma venne restituito, per sua sciagura, al dominio ottomano, per la salutare influenza dei cannoneggiamenti delle Potenze occidentali, nel 1840, ed affidato al pinzocchero musulmano Safetty pascià, che guastò tutto, agevolando ai suoi successori l'opera dello sconcerto e della confusione. Il fanatismo maomettano si ridestò, e quelle misere terre furono teatro di orrendi delitti e di scellerate carnificine, che in questi ultimi anni si andarono rapidamente moltiplicando, ed in ispecie dopo la promulgazione del famoso hat-humajun nel 1855, che dichiara tutti i sudditi ottomani uguali dinanzi alla legge e liberi nell'esercizio delle diverse loro religioni. I vecchi musulmani s'inviperirono ovunque alla notizia di un tale atto sultanesco, ch'essi considerano sacrilego, e sfogarono la feroce loro ira contro i rajà in ogni maniera, continuando ad incrudelire principalmente nelle provincie asiatiche dell'ormai scompaginato Impero turcliesco.
Vedi : Abulfeda, Tabula Syria (in arabico e in latino) (Lipsia 1716, in-fol.) — Walch, Antiqui-tates Damasc. illustrata (Jena 1757, 1 voi.) — Burckhardt, Travels in Syria and the Holy-land (Londra 1822, in-4°) ; Travels in Arabia (ivi 1829, 2 voi. in-8°) — Spilsbury, Picturesque scenery in the Holy-land and Syria (ivi 1803, in-fol.) — Taylor e Reybaud, La Syrie, VÈgypte, la Palestine et la Judée (Parigi 1837,in-4°) — Lamartine, Souvenirs, impressions, pensées, et paysages pendant un voyage en Orient (Parigi 1835, 4 voi.) — Poujoulat (Battista), Récits et souvenirs d'un voyage en Orient (Tours 1848) — Addison, Damascus and Pahnyra (Londra 1838, 2 voi. in-8°) — Bowling, Report on Syria (memoria dottissima, presentata al Parlamento in Londra nel 1837) — Michaud, Histoire des croisade8 (Parigi 1841, 6 voi. in-8°).
DAMASCO o DOMMASCO o DAMASCHETTO (tecn.). — Stoffa di seta lavorata a disegni in tessuti, che pre-tendesi inventata a Damasco, il che darebbe ragione del suo nome. Il certo si è che nei tempi di mezzo e nei secoli a noi più vicini si fece un grandissimo uso di questa stoffa, si per abiti in occasioni solenni, come per addobbare le pareti delle camere signorili e le chiese nelle grandi solennità religiose ; il quale uso di nascondere sotto una fodera insignificante di tela, per ricca che sia, le più belle parti e membrature architettoniche dei nostri tempii non è ancora del tutto cessato.
Lo sterminato uso dei damaschi fece sì che l'arte di farli s'introducesse in molte parti d'Europa; quindi si fabbricarono stoffe di lana damascate a somiglianza delle seriche, e non si tardò ad applicare gli Btessi metodi alle tele di cotone e di lino, specialmente per l'uso delle mense. Nelle Fiandre e nel Belgio, ove si raccolgono lini di singolare bellezza, l'arte d'intesserne tele damascate prese un tale sviluppo, che in oggi pure queste manifatture sono molto migliori per finezza, artifizio e perfezione di lavoro, di tutte quelle degli altri paesi. Tale superiorità non è nuova, perocché un certo Gramaie, che scriveva nel 1611, già faceva un grande elogio dei pannilini da tavola di Courtrai. « Si fabbricano altrove, ei dice, tessuti fini, solidi e bianchi del pari di quelli di Courtrai ; ma in nessun luogo si fanno con tant'arte. Infatti vi si rappresentano non solostemmi di re e di principi, animali, fiori, edifizii, ma anche scene storiche, cacce, battaglie e trionfi: e, ciò che sorpassa quanto può immaginare l'industria umana, foreste, prati, campi, giardini, colline e pianure, il tutto con tale artifizio, che il pennello di un nuovo Apelle potrebbe appena superare questi quadri, ecc. ».
Dal Belgio quest'arte si sparse in altri paesi ; ma sembra che in Francia non facesse grandi progressi se non molto tardi, poiché quando gli eserciti di Napoleone ebbero conquistata la Prussia, il ministro dell'interno si fece mandare un modello dei telai adoperati nella Silesia, ed un operajo capace di costruirli e maneggiarli. Si fecero allievi in questa nuova industria, e fino dal 1819 i dipartimenti francesi dei Bassi-Pirenei, del Doubs, dell'Aisne e del Nord si distinsero nella fabbricazione dei lini damascati. Questi prodotti non tardarono a migliorarsi, poiché già nel 1823, al dire di Carlo Dupin, furono esposte tele damascate larghe tre metri e due terzi, le quali, senza essere belle come quelle di Courtrai, erano tuttavia notevoli per l'eccellenza dei disegni, per la finezza e l'eguaglianza del tessuto.
L'uso dei secoli addietro di adoperare le stoffe di seta damascate per abiti di gran gala è in gran parte cessato, ma resta sempre quello di tappezzarne le camere signorili, di farne cortine ed altre suppellettili. Questo damasco non è però tutto di seta, entrandovi per lo più lino, cotone, o lana nell'ordito.
DAMASO I (biogr.). — Figliuolo di un presbitero e di nazione spagnuolo, fu eletto pontefice dopo la morte di Liberio, nell'anno 366. Un altro partito del clero elesse in opposizione di Damaso il diacono Ursicino ; e il popolo, che allora aveva parte nelle elezioni, essendo pure diviso, si combattè nelle strade e nelle chiese per più giorni. Ammiano Marcellino (xxvn, 3), che dà un ragguaglio di tali disordini, riferisce che in un sol giorno si trovarono centotrentasette corpi d'uccisi nella sola basilica di Sicinino. Damaso essendo stato riconosciuto dai vescovi d'Italia, venne confermato dall'imperatore Valentiniano, che esiliò Ursicino. Il costui partito però non cessò in Italia dalle turbolenze per più anni, e Ursicino stesso ritornò dall'esilio. Avendo un Ebreo mosso accusa di adulterio contro Damaso, la cosa fu sottoposta al giudizio di un Concilio di vescovi tenuto a Roma nel 378, e l'accusato fu assolto. Appellatosi all'imperatore Graziano, egli mandò in esilio l'Ebreo, come pure Ursicino e varii della sua parte.
Damaso tenne parecchi Concilii per la condanna di eretici, massime degli Ariani, degli Apollinaristi e dei seguaci di Lucifero. Fu pure richiesto dalle Chiese orientali di decidere questioni sorte fra dì esse, massime intorno all'elezione di Flaviano alla sede d'Antiochia. Fra i vescovi di Oriente che in quell'occasione recaronsi a Roma, era Epifanio, vescovo di Cipro, accompagnato da san Girolamo, il quale durante la sua residenza nella Siria e nella Palestina si era acquistata gran riputazione per dottrina teologica. Questi divenne intimo di Damaso, e vuoisi gli abbia fatto da segretario, e non tornasse in Oriente se non dopo la morte di lui, avvenuta nel 3P4.
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