Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DAME (PACE DELLE)
— DAMIENS ROBERTO FRANCESCO
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Quantunque le regole dì questo giuoco siano semplicissime, numerose sono le sue combinazioni, in cai lo spirito del calcolo e l'abilità dei giuocatori trovano occasione di spiegarsi. Da qualche tempo all'antico modo di giuocare a dama si è associato quello detto alla polacca, principalmente diverso dall'altro in ciò, che le pedine damate possono percorrere innanzi e indietro tutta la linea da una parte all'altra del tavoliere quando non incontrino l'ostacolo d'una pedina semplice o damata che sia sostenuta da uu'altra.
In Inghilterra ed in Germania questo giuoco va pure soggetto ad altre variazioni.
DAME (pace delle) (stor. mod.). V. Cambra! (Pace di).
DA UBA o DEMEA (biogr.). — Statuario di Crotone, fece una statua in bronzo del suo concittadino Mi-lone, che questi portò sopra le spalle nell'Altide. Questo fatto determina la data dell'artista a circa il 530 av. Cristo (Paus., vi, § 2).
DAMEA o DA MI A (biogr.). — Statuario nato a Clei-tore, città nell'Arcadia, era allievo di Policleto, ed eseguì con altri artisti il gran monumento votivo inalzato dai Lacedemoni a Delfo dopo la vittoria di Egospotamo (405 av. Cr.). Damea gettò le statue di Atena, Poseidone (Nettuno) e Lisandro (Paus., x, 9, § 4; Thiersch, Epochen, p. 276).
DAMIANISTB (stor. eccl.). — Ordine di monache fondato nel 1209 da san Francesco, e cosi denominate dal loro primo monastero presso la chiesa di San Damiano in Assisi. Le Damianiste cambiarono però tosto il loro nome con quello di Clarisse, dalla loro prima badessa santa Chiara, che entrò nell'Ordine l'anno 1212 (V. Clarisse).
DAMIANISTI (stor. eccl). V. Damiano.
DAMIANO (sao) (biogr.). V. Cosma e Damiano (santi).
DAMIANO (san Pietro) (biogr.). V. Pier Damiano (sao).
DAMIANO (Cri) Francesco (biogr.). — Mosaicista italiano del secolo xti, apparteneva all'Ordine di San Domenico, e si è reso illustre mediante un lavoro mirabile nel coro della chiesa dei Domenicani di Bologna. Questo lavoro consiste in un mosaico di legno di varii colori, rappresentante molti sub-bietti della sacra Scrittura. L'imperatore Carlo V, preso di maraviglia all'aspetto di questo capolavoro d'arte e di pazienza, dubitando che fosse composto soltanto di legno, ne sollevò col pugnale un pezzo, il quale non fu più rappiceato affinchè ciascuno potesse accertarsi della natura di quel bel lavoro.
DAMIANO (biogr.). — Capo-setta, morto nel 593, era diacono del Monte Tabor, e fu eletto patriarca di Alessandria nel 569. Egli si pose a capo d'uu ramo degli Acefali (V.) severiani o severiti, i quali presero il nome di damianisti. Questi settarii non ammettevano in Dio che una sola natura senza distinzione di persone. Eglino chiamavano però Dio Padre, Figlio e Spirito Santo quali denominazioni di una sola e medesima persona, e gli è per ciò che i 8everiti-petriti, altra setta d'Acefali, li denominavano sabellianisti ed alle volte tetrcditi.
Vedi : Migne, Dictionn. des hérésies — Niceforo Calisto (lib. xviii, c. 9).
DAMIATA o DAMI ETT A (geogr.). — Città dell'Egitto inferiore, situata sulla sponda destra od orientale di uno dei rami principali del Nilo e a 9 chilometri inarca dalla sua foce, anticamente chiamata Phatr
meticum Ostium. L'antica Damiata o Thamiatis,
come chiamavasi sotto gl'imperatori bizantini, stava a 6 chil. incirca più a settentrione e presso al mare, che se n'è quindi scostato, onde se ne vedono ora i pochi avanzi presso il villaggio di Esbè a circa 3 chil. dalla spiaggia.
Al tempo di Stefano Bisantino Damiata era piccola città ; ma venne a mano a mano crescendo dal decadere di Pelusio, e ne trasse a sé il traffico. Venuta in potere dei Saraceni, la cinsero di forti mura, e la fecero una delle più opulente e mercantili città dell'Egitto. Ruggiero, re della Sicilia, la prese, ma gli fu ritolta da Saladino. Fu presa un'altra volta dai crociati sotto Giovanni di Brienne ; ma la perdettero poco poi. Nel 1249 Luigi IX vi approdò con grande armamento, e se ne impadronì quasi senza trovar resistenza; ma inoltratosi dentro terra fu sconfitto e fatto prigione a Mansura. I sultani d'Egitto, per impedire nuovi assalti da quella parte, colmarono la foce del Nilo, affondandovi grosse barche cariche di pietre, e cosi formarono una sbarra pericolosa che toglie l'entrare nel fiume alle navi di gran portata. Raserò pure al suolo la città, e ne trapiantarono gli abitanti più nell'interno, il che diede origine alla nuova Damiata.
Questa è più grande di Rosetta, e la popolazione somma a 37,100 abitanti, quantunque alcuni viaggiatori la facciano ascendere a numero assai maggiore. Essa ha alcune belle moschee, parecchi bazar e bagni ornati di marmo, e molte delle case hanno padiglioni o belvederi sui terrazzi per respirarvi il fresco. Fa un commercio considerevole coll'Europa e col Levante. Le navi mercantili stanno all'àncora fuori della sbarra e trafficano per mezzo di battelli. Il riso è uno dei capi principali di esportazione. A Damiata e nei contorni sono manifatture di tele di cotone, di tovaglie, ecc. Il paese circostante è un vero giardino, irrigato da molti canali e piantato d'alberi da frutta d'ogni specie, quali sono aranci, limoni, fichi, tamarindi, melagrani, ecc. Il gran lago paludoso di Menzaleh incomincia a poca distanza a levante di Damiata, e stendesi per la lunghezza di circa 65 chilom. fin presso l'antica Pelusio. Esso comunica col mare per via di più bocche e col braccio del Nilo di Damiata per via di canali. La pesca di questo lago è molto abbondante, e vi si prendono anche più sorta d'uccelli acquatici. Esso è oggi traversato dal canale dei due mari. Damiata è congiunta per ferrovia e per telegrafo al Cairo.
Damiata è capoluogo di una provincia che sten-desi a levaute lungo le sponde del lago Menzaleh fino ad El-Arish, sui confini del deserto della Siria.
DAMIENS Roberto Francesco (biogr.). — Nacque di famiglia oscura nel 1714 a Tieulloy, nel dipartimento del Pas-de-Calais, e mostrò sin dall'infanzia cattive inclinazioni, che lo fecero soprannominare Roberto il Diavolo. Fu successivamente servitore di parecchie persone che furono obbligate a licenziarlo, e servi due volte come sguattero nel collegio di Louis-le-Grand, donde uscì per ammogliarsi. Cangiò spesso nome, t Era un uomo, dice Voltaire, il cui umore cupo e ardente pareva demenza ». Amava di occuparsi degli affari pubblici ed era avido di novelle. L'agitazione delle menti cagionata dalle contese che eccitava la bolla Unigenitus, i
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