Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DAMIRON GIOVANNI FILIBERTO ~
- DAMJANICS GIOVANNI
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secondo l'uso del tempo, recitare paternostri e canzoni d'amore dei più celebri menestrelli. Il mattino lo passavano a giostrare e ad esercitarsi nel cortile ; la sera, nella gran sala, ascoltavano i racconti di qualche vecchio cavaliere reduce da Terrasanta, o le leggende di qualche religioso che andava in pellegrinaggio. I damigelli erano serviti dai valletti minori, vassalli del signore presso cui servivano, e talvolta anche vassalli dei loro proprii parenti, destinati al loro servigio. Da damigello si diventava scudiere, quindi cavaliere. Il titolo di damigello venne eziandio applicato ai chierici che erano incaricati di far l'ufficio di paggi presso gli abati feudatarii, e si dicevano domicellì abbatis o domi-etili monasterii (V. Cavalleria ,sfor. mod. ,).
DÀMIROR Giovanni Filiberto (biogr.). — Illustre filosofo francese, nato a Belleville (Rodano) il 10 maggio 1794, morto subitamente 1*11 gennajo 1802, cominciò i suoi studii a Villefranche e li ultimò al liceo Carlomagno. Entrato nel 1813 alla Scuola normale, vi trovò maestri valenti, Burnouf, Villemain, Cousin, e consecrossi intieramente alle dottrine filosofiche di quest'ultimo. Il suo esordio nell'insegnamento fu modesto ; ei fu successivamente reggente di seconda a Falaise, di rettorica a Périgueux e finalmente professore di filosofia ad Angers. Dopo cinque anni d'insegnamento in Provincia andò a Parigi, ove professò filosofia nei licei Bourbon, Charlemagne e Louis-le-Grand. In quel tempo ei prese anche parte alla politica e fu, nel 1827, uno dei fondatori della società Aide-tot, le del faidera! come membro dei comitati. Nel 1824 contribuì alla fondazione del Globe con Dubois e Jouffroy, e vi pubblicò molti frammenti del suo Essai sur l'his-toire de la philosophie, di cui parleremo più giù. Dopo il 1830 Daniiron divenne maestro di- conferenze alla Scuola normale e professore aggiunto, indi titolare della Sorbona. La riorganizzazione dell'insegnamento filosofico nei collegi gli porse occasione di sostituire agli antichi trattati di filosofìa scritti in latino le prime opere elementari francesi. Mercè questa circostanza il suo Cours de philosophie (3 voi., 2* ediz. generale, 1842) ebbe un rapido spaccio. Fregiato nel 1833 della Croce della Legion d'onore, Daniiron entrò nel 1836 nell'Accademia delle Scienze morali qual successore di Destutt de Tracy, e nel 1842 fu incaricato di una pubblicazione che levò più rumore delle sue proprie opere, vogliamo dire i Nouveaux mélanges philosophiques di Jouffroy. Gli stralci e i cambiamenti ch'ei fece o lasciò facessero in quest'opera postuma, affinchè non porgesse armi contro l'insegnamento universitario o contro i suoi capi, suscitarono in tutta la stampa una polemica virulenta, in mezzo alla quale Pietro Leroux pubblicò il suo libro De la mutilation des manuscrits de M. Jouffroy (1843).
Il succitato Essai sur Ihistoire de la philosophie en France au dix-neuvième siècle, in 2 voi., di Da-miron, si divide in tre parti principali: scuola sensista, scuola teologica, scuola eclettica, e contiene inoltre un'introduzione che ha per oggetto l'attinenza dell'istoria della filosofia all'istoria propriamente detta, non che un esame generale dello stato della filosofia in Francia dalla rivoluzione fino a' dinostri. L'altro Essai sur Vhistoire de la philosophie en France au dix-septième siècle (Parigi 1846, in 2 voi.) comprende sette libri: il primo consiste in un'introduzione ; il secondo tratta di Cartesio ; il terzo d'Hobbes e Gassendi ; il quarto dei discepoli principali di Cartesio ; il quinto di Spinosa ; il sesto di Malebranche ; il settimo del P. Lami, di Boursier e soprattutto di Bossuet e Fénélon. Segue una conclusione che ha per iscopo raccogliere e proporre alcuni dei punti principali di dottrina ai quali l'autore fu tratto dall'analisi e dalla critica dei varii trattati da lui successivamente esaminati.
A queste opere principali voglionsi aggiungere i trattatelli De la Providence ( 1849) ; Appendice au Traité de la Providence (1850); Mémoires sui filosofi del secolo xvin,D'Holbach (1851), Diderot (1852), Helvetius (1853), D'Alembert (1854), Saint-Lambert (1855), ecc., lunghe e coscienziose monografie nelle quali l'autore, con una grande pazienza d'analisi, pone in luce tutte le parti dei sistemi di questi filosofi. Nel 1859 ei li raccolse sotto il titolo di Mémoires pour servir à Vhistoire de la philosophie du XVIlle siècle, in 2 voi. Citatisi inoltre di lui un discorso inaugurale alla Facoltà sulle Deuxrichesses (1848) e un Rapport sur les principaux systèmes modernes de théodicée (1854). Quantunque privo della forma brillante di Cousin, del quale aveva abbracciato le idee, Daniiron ha ottenuto co' suoi scritti, del pari che con la sua riputazione d'onestà, una fama meritata in Francia ed all'estero.
DÀMJANICS Giovanni (biogr.). — Generale della rivoluzione ungherese, nato nel 1804 a Stasa, nel secondo reggimento dei confini del Banato, entrò di buon'ora al servizio austriaco, e divenne grado grado capitano. La sua partecipazione all'opposizione politica dell'Ungheria gli trasse più volte addosso duri rimbrotti dai suoi superiori, finché nel marzo del 1818 il comandante di Temeswar volle mandarlo in Italia, ma ne fu impedito dal ministero ungherese, che lo inviò invece a Szegedin e lo nominò comandante del terzo e appresso anche del nono battaglione degli Honveds. Questi due battaglioni divennero tosto dei più valenti nell'esercito ungherese sotto l'energica direzione di Damjanics, il quale, nominato colonnello, rimase fino al termine del 1848 sul teatro meridionale della guerra, pigliando parte alle segnalate vittorie di Lagerndorf (9 novembre) e di Alibunar (17 dicembre). Chiamato nel principio del 1849 all'esercito principale ungherese, ei prese il comando del terzo corpo, nel quale furono incorporati i suoi due prodi battaglioni d'Honveds, e fece con esso la campagna di primavera. L'assalto di Waitzens (14 aprile) e la vittoria di Nagysàrlò (19 aprile) furono specialmente opera di Damjanics, il quale prese anche parte segnalata alla liberazione di Comorn nel 21-27 aprile. Chiamato a Debreczin a reggere provvisoriamente il ministero della guerra, ei si ruppe, in un'ispezione delle fortificazioni di Comorn, il pie destro, e non potè partecipare alla campa gna della state. Trasportato aPestb dapprima, e quando questa città fu sgombrata dagli Ungheresi, nei distretti inferiori della Theiss, ebbe nei primi d'agosto il comando della fortezza d'Arad, cui consegnò, dopo la resa di Vilagos, ai Russi per ordine di Gòrgei. Dato dai Russi in mano agli Austriaci,
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