Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DAMOCRATE 0 DEMOCRATE SERYILIO — DAMONE E PIZIADa questo è nato quel modo di dire, la spada di Damocle, cosi frequente nell'arte oratoria, come personificazione simbolica dei terrori che turbano coloro che esercitano un potere tirannico.
DAMOCRATE o DEMOCRATE Servilio (biogr.). — Medico greco residente in Roma intorno il principio o la metà del primo secolo dopo Cristo, ebbesi per avventura il soprannome di Servilio per essere cliente della Gens Servilia. Galeno lo chiama apiffro? ìaTpPlinio dice ch'ei fu e primis medentium, e riferisce la sua cura di Considia, figlia di M. Servilio (H. N., xxiv, 28). Egli è autore di varie opere farmaceutiche in versi giambici greci, delle quali ci pervennero i titoli soltanto ed alcuni estratti preservati da Galeno, raccolti e pubblicati da C. F. Harles (Bonn 1833, in greco e in latino), con note e prolegomeni. Credesi che la prima parte soltanto (in 35 pagine) sia sinora pubblicata, ed Hermann ne ha fatto l'esame nella Leipe. lit. Zeitung (1834, n° 33).
Vedi Choulant, Handb. dar Bucherlcunde filr die Aeltere Medicin.
DAMOCRITO (biogr.). — Storico greco d'incerta data, scrisse, secondo Suida, due opere, una sulla formazione degli eserciti, e l'altra sugli Ebrei, dei quali ei diceva che adoravano la testa d'un asino, e che ogni sette anni sacrificavano al loro Dio il forastiero che cadeva loro nelle mani. Eudocia (p. 128) gli attribuisce inoltre A{0io7«xV wToptav xotl àXXot, ma nulla più è noto intorno a lui.
DAMODARA-MISRA (biogr.). — Scrittore indiano, autore o piuttosto compilatore del dramma intitolato Hanouman-Nataca. Egli viveva ai tempi del re Bhodja, nel secolo x o xi. Il dramma di Hanou-man fu pubblicato e tradotto in inglese dal mahradja Cali-Cricna-Bahadur (Calcutta 1840).
DAMOFILE (biogr.). — Lirica poetessa di Pamfilia, scolara e compagna di Saffo, intorno al 611 innanzi Cristo. Ella istruì, siccome Saffo, altre damigelle; compose poesie erotiche ed inni, fi a i quali quelli che furono cantati ad Artemisia in Perga dieonsi essere stati composti da essa secondo la maniera degli Eolii e dei Pamfilii.
Vedi Filostrato, Vit. Apollon. (i, 30).
DAM0FIL0 (biogr.). — Pittore e modellatore (pia-stes), abbellì, con Gorgaso, il tempio di Cerere, presso il Circo Massimo a Roma, con opere d'arte, cui fu apposta un'iscrizione in versi greci annunziale che le opere a destra erano di Damofilo, e quelle a sinistra di Gorgaso (Plin., xxxv, 12, s. 45). Questo tempio era quello di Cerere, Liber e Libera, votato dal dittatore A. Postumio nella sua battaglia coi Latini, nel 496 avanti Cristo, e dedicato da Sp. Cassio Viscellino, nel 493 av. Cristo.
Vedi Tacit., Ann. (n, 491).
DAMOFILO (biogr.). — Filosofo e sofista, educato da Giuliano, console sotto l'imperatore Marco. I suoi scritti erano assai numerosi, e Suida trovò nelle librerie i seguenti : 1° iXó6i6Xo?, indirizzato a Lollio Massimo. Il primo libro trattava delle opere degne di ornare la libreria; 2° lUpì Btov ap/auov, sulle vite degli antichi, e altri molti.
Vedi Voss, Hist. Grcec. (pag. 269 e 270, edizione Westermann).
DAM0F0NE (biogr.). — Scultore di Messene, di cui
è dubbia la data. Heyne e "Winckelmann lo vogliono di poco posteriore a Fidia, e Quatremère de Quincy lo pone fra il 340 e il 300 av. Cristo. Sillig (Catal. Ari., s. v. Demophon) arguisce dal fatto ch'egli ornò Messene e Megalopoli delle principali sue opere, ch'ei visse in tomo il tempo che fu restaurata Messene e costrutta Megalopoli (372-370 avanti Cristo). Pausania fa menzione delle opere seguenti di Da-mofone : ad Egio in Acaja una Lucina di legno, tranne la faccia, le mani e le estremità dei piedi di marmo pentelico ; nel santuario di Eiseizia ed Asclepio, statue d'Igea e di Asclepio, con sulla base il nome dell'artista in un verso giambico; a Messene, la statua della Madre degli Dei, in marmo pario, quella d'Artemide Laphria e molte statue in marmo nel tempio di Asclepio ; a Megalopoli, statue in legno d'Ermes e di Afrodite, con faccie, mani e punte dei piedi in marmo, ed un gran gruppo monolitico di Despoena (vale a dire Cora o Proserpina) e Demetra (Cerere) sedute sur un trono, ampiamente descritto da Pausania. Da-mofone ristorò inoltre la statua colossale di Giove Olimpico per Fidia, cui erasi staccata la fasciatura d'avorio.
Vedi Paus. (iv, 31, §§ 5, 6, 8 ecc.).
DAMONE (biogr.). — Di Atene, celebre musicante e sofista, fu discepolo di Lampro e di Agatocle e maestro di Pericle, con cui visse in istretta dimestichezza. Socrate altresì, che lo stimava assaissimo, è fama approfittasse dei suoi insegnamenti (Ciò., Deorat., n, 33; Plut., Perici, 4 ; Diog. Laert., ir, 19). L'acume e la penetrazione di Damone sono particolarmente encomiati da Platone nella sua opera sulla repubblica, e la sua influenza nelle faccende politiche era grandissima. In età avanzata ei fu bandito da Atene, probabilmente a cagione della parte ch'ei prese nelle vicende politiche. Damone opinava che la semplicità è la legge suprema della musica, la quale ha attinenza strettissima con la moralità e lo sviluppo dell'umana natura.
Vedi : Platone, Laches (p. 197 ecc.) —• Plutarco, Arist. (i) — Groen van Prinsteres, Prosopographia Platonica (pp. 186-188).
DAMONE e PIZIA (biogr.). — Due illustri pitagorici siracusani celebrati come modello di perfetta amicizia. Pizia, ingiustamente condannato a morte da Dionisio il Giovine, tiranno di Siracusa, ottenne licenza di recarsi in un luogo vicino ad assestare alcuni affari domestici prima di morire, a condizione che l'amico suo rimanesse in pegno del suo ritorno. Damone si rese prigioniero, pronto a soffrire la pena dell'amico quando questi non tornasse al tempo stabilito. Un impedimento inaspettato trattenne Pizia oltre l'ora fissata, e Dionisio mandava Damone a morire per lui. Già egli si avviava al supplizio, tranquillo e persuaso in cuor suo della fedeltà dell'amico ; già il popolo cominciava a mormorare ed a compiangere la di lui credulità, quando Pizia, trafilante dal correre, attraversa la folla e si getta nelle braccia di Damone. Nasco allora una nobile gara tra di essi intorno a chi debba morire : Pizia invoca la sua condanna, Damone pretende che l'ora trascorsa gli assicura il diritto di prendere il posto dell'amico; gli spettatori sono inteneriti, e Dionisio stesso, mosso da
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