Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DAMREMONT (CONTE DI) CARLO MARIA DIONIGI — PAN AIDEche ripiegavasi nei Paesi Bassi, sul Reno con 15,000 uomini contro un esercito austriaco tre volte più numeroso, ei vide le sue sparse forze improvvisamente assalite e disperse il 1° marzo 1793. Nello scontro, somigliantemente sfortunato pei Francesi, a Neuwied, Dampierre comandava il centro, e i dissidii insorti per questa sconfitta fra lui e Du-mouriez salvarono per avventura l'esercito francese da una compiuta dissoluzione. Dopo la caduta di Dumouriez, ei prese, il 14 aprile, il comando superiore dell'esercito scuorato, composto di 30,000 uomini, e trincierossi a Famars. Stimolato dai com-missarii della Convenzione, egli assalì, il 6 maggio, gli Austriaci che assediavano Valenciennes e Condé, finche nella battaglia sempre sfortunata del dì vegnente una palla di cannone gli portò via la coscia sinistra, ed egli morì la dimane 8 maggio 1793. Quantunque gli fossero decretati gli onori del Pantheon , la malfida Convenzione dubitava della sua devozione e già gli apparecchiava la ghigliottina.
Vedi : Tliiers, Hisloire de la Révoì. Frangaise — De Courcelles, Dict. des Gén. frangais.
DAMREMONT (conte di) Carlo Maria Dionigi (biogr.). — Generale francese, nato l'8 febbrajo 1733 a Chau-mont nel dipartimento della Marne superiore, prese parte, dopo il 1804, a pressoché tutte le battaglie dell'Impero. Negli anni 1806 e 1809 egli era con l'esercito in Dalmazia, nel 1811 e 1812 in Ispagna e in Portogallo, e dopo il 1813 nella grande armata. Poco tempo prima dell'abdicazione di Napoleone fu nominato colonnello, e il suo protettore, il maresciallo Marmont, seppe anche procacciargli, dopo la Ristorazione, un nuovo posto nell'esercito. Nel 1821 fu nominato marécìial de camp ed ispettore, dopo finita la guerra di Spagna, della fanteria. Nel 1830 ei comandava una brigata di fanteria nel corpo di spedizione contro Algeri, e conquistò la città di Bona. Gli avvenimenti della rivoluzione di luglio lo costrinsero però ad abbandonare questa città e a far ritorno in Algeri, ove dichiarossi per la nuova dinastia, e fu nominato, il 31 dicembre 1830, generale luogotenente. Tornato, nel 1832, in Francia, ebbe il comando dell'ottava divisione militare in Marsiglia, e la moderazione e risolutezza di cui diè prova aella repressione dei moti carlisti e dei torbidi del 1833, a cagione del cholera, gli procacciarono la dignità di Pari. Nel febbrajo 1837 fu nominato governatore generale, in surrogazione di Clauzel, d'Algeri, ove trattò con Achmet Bei della sottomissione pacifica di Costantina, seppe tenere nel frattempo in freno la popolazione indigena, ed uscite a vuoto le trattative con Achmet, intraprese una seconda campagna contro Costantina, se non che una palla di cannone l'uccise il 12 ottobre 1837, mentre stava esaminando la breccia. Il dì seguente la città fu presa d'assalto dal generale Valée. Luigi Filippo fece depositare negl'Invalidi, allato a quelle del generale Baraguay d'Hilliers, suo suocero, le ceneri di Damremont, di cui il nome è inciso sulle tavole di bronzo del palazzo di Versaglia.
Vedi Revue des Deux Mondes (15 agosto 1845).
DAMUGG0 (geogr.). — Vasta città nella Guinea superiore, in Africa, sulla riva sinistra del Niger, a 7° lat. N. e 7° 50' long. E. (Greenw.).
DAN (stor. sacr. e geogr. ant.). — Quinto figliuolodi Giacobbe e suo primogenito da Bilhah o Baia, serva di Rachele. Giacobbe alludendo al nome che gì'impose, il quale significa giudice, lo benedisse con queste parole : e Dan giudicherà il suo popolo come una delle tribù d'Israele » (Gen., xlix, 16). Egli ebbe un solo figliuolo, e tuttavia, allorché gì' Israeliti, due secoli dopo, uscirono d'Egitto, i suoi discendenti sommavano a 62,700 uomini (Num., i, 39). Essi possedettero un territorio assai ricco e fertile, confinante con la tribù di Giuda a levante, la contrada dei Filistei a mezzogiorno e il Mediterraneo a ponente; ma i loro limiti furono da prima ristretti, finché riuscirono ad allargarli, come si ha dal cap. xviii dei Giudici. Sansone fu il principale e il più rinomato individuo di questa tribù.
La città che portò il nome di Dan, e che originariamente era chiamata Lais, non giaceva nel territorio della tribù di questa denominazione, ma sibbene assai lungi da esso in quello della tribù di Neftali, ultimo distretto nel settentrione della terra promessa ; quindi l'espressione da Dan a Bersabea per indicare le due estremità del paese occupato dagli Israeliti, essendo la prima delle dette città la più settentrionale, e la seconda la più meridionale della contrada. Dan era ad alcuni chilometri da Panea, con la quale fu confusa, e prese poscia il nome di Dafne. Quivi Geroboamo inalzò uno dei suoi vitelli d'oro (III Re, zìi, 29). Essa era situata ai piedi del Libano alle scaturigini del Giordano, nome che alcuni interpretano sorgente di Dan.
DANAE (mitol.). — Figliuola di Acrisiore d'Argo e di Euridice. Il padre la rinchiuse in una torre di bronzo perchè l'oracolo gli aveva predetto che un figliuolo di lei gli avrebbe dato la morte. Ma i suoi sforzi per impedirla di diventar madre furono vani, poiché Giove, innamorato di lei, le scese in grembo convertito in pioggia d'oro. Dagli abbracciamenti del padre degli Dei, Danae ebbe un figliuolo, che fu chiamato Perseo, il quale insieme con la madre fu da Acrisio fatto esporre al mare in una fragile barchetta. Ma il vento li spinse all'isola di Serifo dove furono salvati da alcuni pescatori e condotti al re Polidette, il cui fratello Ditti prese cura del fanciullo. Questi fu col tempo mandato contro le Gorgoni, acciò ne riportasse la testa di Medusa; e riuscito vincitore, si ritirò con Danae in Argo nella casa di Acrisio, che inawertentemente convertì in sasso per mezzo dello scudo su cui aveva fitto quel capo, così adempiendo l'oracolo.
Altri spiegano la favola di Danae dicendo che Preto, fratello d'Acrisio, corruppe coll'oro le guardie della torre, e si giacque colla nipote.
Da Virgilio abbiamo che Danae venne in Italia con alcuni fuggitivi d'Argo e vi fondò la città di Ardea, generandovi, per opera di Pilumno, quel Danao che fu antenato di Turno.
DANAIDE (idr.). — Specie di ruota idraulica, inventata da Manoury d'Ectat, e consistente in un tino cilindrico (Tav. CCXXX, fig. I) di legno ncdd'e'«', il cui fondo ha un orificio circolare rr, a traverso del quale passa un asse verticale p q, ritenuto superiormente da un collare e che posa inferiormente sopra un perno che lo lascia girare intorno a se stesso, trascinando il tino cui è sodamente attaccato per mezzo di quattro bracci di ferro, due dei
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