Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DANAIDE — DANCARVPLLE PIETRO FRANCESCO UGO
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      quali ed, eef si vedono nella sezione (a), e gli altri dd', ff nella sezione (6). Quest'asse, che è nella direzione di quello del tino, non chiude affatto l'orifizio centrale rr, cui attraversa, ma lascia all'intorno una corona vuota per cui l'acqua ha efflusso. Un diaframma circolare s s, attaccato all'asse verticale p q ed ai bracci superiori cc\ e e', divide il tino in due parti eguali ncc'n', edd' e\ che non possono comunicare fra loro se non per la corona vuota restante fra il diaframma circolare e la superficie interna del tino. La parte inferiore edd' c' è divisa in otto compartimenti da altrettanti diaframmi piani e verticali, quattro dei quali partono dall'asse verso la circonferenza, e gli altri quattro non giungono fino all'asse per non ostruire di troppo l'orifizio r r, e questi diaframmi discendono dal circolare s s fino al fondo del tino. L'acqua giugne sopra il tino per un condotto B, che si piega in modo opportuno onde lasciarla sfuggire da un orifizio x tangenzialmente contro tutta la superficie interna di questa parte del tino, che per ciò è messo in movimento; quindi l'acqua discende perla corona circolare fra il diaframma s s e la superficie interna del tino, entra nei compartimenti già indicati, esce per l'orifizio rr, ed è smaltita dal condotto R.
      Questa è la descrizione e il modo di agire di tale macchina, eseguita dall'autore con ottimo successo in molti opifizii, alla quale dicesi aver egli recato un perfezionamento col sostituire ai diaframmi piani altri a spirale che si prolungano salendo fino all'orlo superiore »»' del tino, attraversando la corona vuota che è nel mezzo. Potendosi coi nuovi diaframmi togliere l'orlo ripiegato nn che impediva la dispersione dell'acqua, sembra che ne debba risultare un'economia notevole di forze vive.
      DANAIDE (zool.). — Nome generico di farfalle diurne, che trovansi nel Senegal, in Egitto e nell'Asia meridionale: una specie, la D. Chrysippe, vive in Grecia e nel mezzodì dell'Italia.
      DANAIDE {bot.). — Nome generico di piante della famiglia delle rubiacee, tribù delle cinconee, che contiene specie rampicanti dell'isola della Riunione.
      DANAIDI {mitol.). — Denominazione complessiva delle cinquanta figliuole di Danao (V.).
      DANAK1L o DANKALI (etnogr.). — Nome comune delle numerose tribù nomadi dimoranti sulle coste abissinie del lembo orientale dell'Africa dallo stretto di Bab-el-Mandeb sino ad Harkiko. Anticamente queste tribù erano riunite e formavano un regno di Dankali, il quale rappresentò una parte importante nelle guerre maomettane-abissiniche ; ora però sono separate, indipendenti l'una dall'altra, e ciascuna sotto proprii capi. Esse professano fanaticamente l'islamismo, quantunque non abbiano moschee, essendo troppo povere per edificarne ; gli uomini menano al pascolo le loro mandrie e fumano il loro tabacco, mentre le donne oppresse sobbarcaci ai lavori penosi dell'agricoltura. Il latte è il loro principal nutrimento ; alcune tribù danno opera alla pesca ed occupano a tal uopo l'isola Dhalak nel Mar Rosso. I Danakil del continente servono oltracciò di guide alle carovane, non esercitano veruna industria e sono assai inferiori ai Somalis, loro affini probabilmente, quantunque li sopravanzino per risolutezza e valore. Delle molte tribù, ragguagliateNuova Encicl. Ital. Voi.
      a quaranta, le più importanti sono quelle degli Hadarem, dei Damhoeta e dei Tajemela ; esse parlano un linguaggio diffuso da Bab-el-Mandeb fino a Zeila, di cui Isenberg ha pubblicato un vocabolario (Londra 1840).
      Vedi Henglin, Ilei se in den Somali und Danakil Làndrrn (1857).
      DANALITE (miner.). — Minerale affine al tipo dei granati (silicati), ricco di glucina e di ossido di zinco.
      DANAO (mitol.). — Padre delle cinquanta donzelle conosciute sotto il nome di Danaidi. — Era figliuolo di Belo e di Anchinoe, e regnava dapprima nella Libia insieme col fratello Egitto, padre di cinquanta figliuoli, detti dal nome paterno Egittidi. Essendo i due fratelli venuti tra di loro a contesa, Danao passò in Grecia, e si riparò in un con le figliuolo ad Argo, dove, salito sul trono, diede principio alla dinastia dei Belidi, estintasi in Gelanore quella de-glTnachidi. 1 figli d'Egitto ve lo seguitarono, e scongiuratolo di riconciliazione, gli chiesero le figliuole in ispose. Parve ch'egli acconsentisse alla loro richiesta; ma non si fidando dei figliuoli del fratello, ed informato inoltre dall'oracolo che sarebbe privato del trono da un suo genero, costrinse le figliuole a giurare solennemente che avrebbero ucciso gli sposi nella prima notte delle nozze. Mantennero tutte il giuramento, tranne Ipermnestra, la quale serbò in vita il suo sposo Linceo, che più tardi tolse la corona a Danao e diventò re d'Argo. In pena del loro delitto, le Danaidi, secondo la favola, furono nel-l'Averno condannate ad attingere incessantemente acqua per riempirne un vaso senza fondo. Gli antichi spiegavano questo mito col supporre che le Danaidi avessero scavato molti pozzi ed inventato un sistema d'irrigazione per fecondare l'arido territorio dell'Argolide.
      Orazio, nell'ode 11 del ni libro, con bellissimo slancio lirico introducendo la storia delle Danaidi, così parla della generosa menzogna d'Ipermnestra:
      Una de multis, face nuptiali Digna, perjurum fuit in parentem Splendide mendax, et in omne virgo NobilÌ8 cevum.
      DANBURITE (miner.). —Monosilicato di calce, con acido borico, triclino, che offre qualche analogia coli' axinite.
      DANCARVILLE Pietro Francesco Ugo (biogr.). — Letterato avventuriere, figliuolo di un mercante di Marsiglia, dove nacque nel 1729. Dotato d'ingegno non comune e fornito di molte cognizioni, ma d'indole irrequieta, andò a Berlino, dove, variato per vanità il nome in D'Hancàrville, si spacciava per conte, e dove, per qualche mariuoleria, fu cacciato in prigione. Più tardi si guadagnò la confidenza del duca Ludovico di Wurtemberg, passò a Roma facendovisi chiamare Baron du Han, e quindi a Napoli. Quivi curò la pubblicazione della bell'opera d'Hamilton sui vasi etruschi, la cui raccolta fu comperata dal re d'Inghilterra; lavorò pure all'opera, presentemente rara, che ha per titolo Antiqmtés étrusques, grecq. et rom. (Napoli 1766, 4 voi. in-fol. con figure colorite), e ad un'altra intitolata Venerea et Priapi liti observanlur in gemmi $ antiquis (ediz. VII. 5
     
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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