Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DANDOLOerano etati trasportati a Costantinopoli; ma la morte lo sorprese, ed il suo successore, Marino Zeno, ebbe il vantaggio d'eseguire ciò ch'egli aveva concepito. Un anno dopo la fondazione dell'Impero latino (1205), Dandolo morì, molto pianto da'suoi concittadini.
Giovanni. — Doge di Venezia dal 1280 al 1289. Durante il suo regno le città di Pirano e d'Isola, in Istria, si diedero alla Repubblica di Venezia, mentre quella di Trieste scosse il giogo dei Veneziani. Giovanni Dandolo fu chiamato per proteggere le prime e sottomettere la seconda, e sostenne in Istria, contro il patriarca d'Aquileja, una guerra che durò tutto il suo regno ed esaurì le finanze dei Veneziani. Giovanni Dandolo successe a Jacopo Contarmi; egli fu predecessore di Pietro Gradenigo.
Francesco. — Doge dall'8 di gennajo 1328 fino al 31 di ottobre 1339. Primacchè fosse elevato a ta'e dignità, era s'ato inviato, nel 1313, in ambasciata presso Clemente V, per ottenere ch'esso papa ritirasse la scomunica che aveva lanciata contro la Repubblica. Ei si gittò ai p edi di quel pontefice con una catena di ferro al collo, dichiarando che non si sarebbe alzato, se prima »on avesse ottenuto l'assolazione della sua patria. Clemente V si lasciò muovere, e riconciliò Venezia con la Chiesa; ma allora Dandolo ebbe il soprannome di Cane, cui tenne sempre. Durante il suo regno, i Veneziani, sino allora rinchiusi nelle loro lagune, estesero il loro dominio sulla terraferma. Tolsero alla Casa della Scala Treviso, Ceneda e Conegliano, e presero sotto la loro protezione i Carrara, signori di Padova, di cui assicurarono l'indipendenza. Francesco Dandolo era successo a Giovanni Soranzo. Bartolomeo Gradenigo successe a lui.
Andrea — Doge e storico di Venezia, regnò dal 1313 al 1354. La sua riputazione di prudenza, di sapere e di virtù era tale, che fu eletto doge di trentasei anni, mentre da lungo tempo non si era veduto elevare a tale dignità che i vecchi consumati ìioll'esperienza. Dandolo coltivava la letteratura: era amico di Petrarca, e le loro lettere sono state conservate. Conosceva a fondo le antichità della sua patria, e scrisse due Cronache latine di Venezia, di cui l'una, che finisce al 1339, è stampata nel tomo in della grande raccolta di Muratori ; l'altra inedita. Ma egli non ha dato nè vita nè movimento agli avvenimenti che rapporta; il suo racconto è secco, senza colore e senza calore, e pochi libri sono più nojosi del suo. Andrea Dandolo fu in guerra contro Lu:gi il Potente, re d'Ungheria, per la rivolta di Zara, la quale, per la settima volta, nel 1345, scosse il giogo dei Veneziani. La città fu ripresa nel 1346, ma Luigi se ne -vendicò, attirando nel golfo Adriatico le flotte dei Genovesi, coi quali fece alleanza. I successi dt Paganino Doria, che nel 1354 devastò l'Istria, abbruciò Parenzo e minacciò fino il porto di Venezia, cagionarono tanta inquietudine e duolo ad Andrea Dandolo, che ne mori al 7 di settembre 1354. Era successo a Bartolomeo Gradenigo; Marino Faliero a lui successe.
Fantino, nipote del doge Andrea, nato verso il 1379, morto nel 1459, fu successivamente protono-tario apostolico, legato a ìatere e governatore di Bologna. Abbiamo di lui : Compendimi prò caiho-
licce fidei instruclione, e gli si attribuiscono : Trac-tàtas de beneficiis ; Responso queedam juridica.
Vedi Agostini, Scrittori veneti.
Antonio, giureconsulto italiano, nativo di Venezia, nato nel 1431, morto nel 1472 di veleno, fu membro del Consiglio dei Dieci, podestà di Ravenna, e scrisse un Tractatus juris civilis.
Marco, giureconsulto e uomo di Stato, morto a Venezia nel 1535, sostenne molte ambascerie per la sua patria. Delle sue opere la più nota è la Caihena in Lpsaìmos ex greco versa.
Cesare, pittore, nato a Venezia verso il 1550. Patrizio e senatore, egli lasciò la patria, non v'ha dubbio, a cagione di qualche intrigo politico, e pose stanza, verso il 1600, a Milano, ove esercitò la pittura che aveva studiato in gioventù. I suoi dipinti di cavalletto erano ricercatiss:mi, ma la condizione dell'artista non era estranea per avventura al loro successo.
Vedi Morigia, Della nobiltà milanese.
Vincenzo, nacque a Venezia il giorno 26 d'ottobre dell'anno 1758. Orfano in verde età del padre, i suoi parenti lo fecero studiare nell'Università di Padova, dove con tanto frutto intese agli studii, che il grado accademico vennegli accordato con dispensa dell'età. Reduce in patria e postavi un'officina di farmacia, la condusse con tanta accortezza e tanto senno, che delle sue preparazioni medicinali larghissimo spaccio gli ottenne l'eccellenza di esse, in Oriente e per tutta l'Italia. Era giovane ancora allorquando il germe della chimica pneumatica, posto da Lodovico Maria Barbieri d'Imola (Spiritus nitro-cerei operationcs in microcosmo, Bologna 1680), mise radici in Francia di tal vigore, che la chimica stahliana ne seccò, nè rinverdì più mai. Dandolo fu primo e caldo propugnatore della nuova teoria in Italia, e delle opere del padre di essa, Lavoisier, e del suo cooperatore Morreau. Nè allo zelo suo della sola opera di traduttore prefiggeva confine: egli di commenti, d'illustrazioni allargava le nuove dottrine, e sì alto grido alzavano quelle sue versioni, che Lavoisier, nobile pegno di stima, innanzichè pubblicate fossero in Francia, gli mandava le sue memorie sulla respirazione e sulla traspirazione. Nè il solo Lavoisier gli dava quella bellissima testimonianza di stima, ma Fourcroy pur anche e Van-Mons, dei primi fra gli eredi del primato di Lavoisier nell'arte, però che a Dandolo accintosi a tradurre la Filosofia chimica di Fourcroy, questi mandava alcune sue aggiunte non ancora pubblicate, e Van-Mons un buon numero de' suoi Commenti non impressi fino allora. Dandolo però, disdegnoso quasi di un grado secondario, volle che fra gli scrittori padri della moderna chimica connumerare si potesse un nome italiano, e dettando l'opera dei Fondamenti della Fisico-Chimica applicati alla formazione dei corpi e dei fenomeni della natura, vi strinse le dottrine della chimica in dotto e luminoso complesso, per essa allargando felicemente, sono parole di Van-Mons, t xìrecinti della scienza. Dell'opera si fecero sei edizioni in Italia, dal 1793 al 1802: la quinta di Silvestri e la sesta di Pasquali vanno consultate di preferenza, siccome quelle che sono corredate di notabili aggiunte. Ma Dandolo tenne di non aver colma la misura de' suoi doveri verso
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