Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DANDOLO
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la scienza di cui era coltivatole, se prima da un libro in cui tutta studiava la gioventù, la Fisica di Poli, non toglieva quelle parti fallaci che tardar potevano i piogressi della nuova dottrina, e ripurgatolo, e combattute in una serie di eccellenti note le antiche teoiie, il rimutò in un'opera sì bella, che dal 1793 al 1796 se ne spacciarono da 18,000 esemplari di tre successivo edizioni che fatte ne vennero in Venezia, e rimeritato fu dalla rara ventura, che l'autore del libro primo fosse vinto, e vinto si confessasse dal giovane suo emendatore. Ma in quel torno appunto dell'anno 1796 l'oste dei Francesi guidata da Napoleone Bonaparte coi sa avendo e tenuta l'Italia, Dandolo, allettato dalle promesse del nuovo reggimento, fu tra i promotori dell'ordine di cose inaugurato da quelli sulle rovine della decrepita aristocrazia veneta, ignaro dell'inganno che celavasi sotto le lusinghevoli apparenze di libertà. Conosciute le pratiche di Campofoim'o, se ne indignò a tale che i partiti i più rischiosi propose onde opporvisi. Ma trovò sordo il duce francese alle sue proteste, e precluse le vie della Francia a quelle che con altri de'suoi colleghi s'avviava a far solenni ai venali membri e dappoco della francese pentarchia. Ne venne a Dandolo la necessità di uno spontaneo ostracismo. Fu ammesso nel grande Consiglio della Repubblica Cisalpina; ma ivi trovando dissimili gli uomini al tutto da quegli esseri cui sognava nell'ebbrezza della filantropia, e che nel suo libro idoleggiò degli Uomini nuovi, stampato in Francia quando vi andò piofugo per breve tempo nel 1799, deviò dal politico arringo, e riparando nella terra che comperata già aveva presso Varese, nell'animo gli si accese la nobile ambizione diessere connumerato fra i benefattori dell' umanità ; sono sue parole e scritte in uno dei rappoiti annuali che fece al re come provveditore generale della Dalmazia. Quindi agli studii agrarii tutta volse la mente, posto prima all'edilizio della favorita sua scienza un ultimo puntello in Italia con la traduzione e l'illustrazione della classica opera di Ber-thollet, la Statica chimica. Incominciò avvisando come tornare le lane nostre a quella eccellenza per cui altre volte di pannilani gl'Italiani provvedevano i meicati di tutti i popoli, e l'opera sua Del governo delle pecore spagnuole ed italiane comparve. Imitatori senza numero ei già rinvenuto aveva; già di finissimi velli le manifatture italiane provvedevano italiane greggi, quando una legge di commercio con la Francia impostaci dal capo dell'Impero francese, e detta trattato di commercio, sopravvenne a schiantare la già fiorente industria, e spense la novella pastorizia, di cui Dandolo stato era nobilissimo e primo suscitatore. La pace o tregua del 1805 aggregata avendo la Dalmazia al regno d'Italia, Dandolo fatto ne venne provveditore generale, titolo a quei popoli abitudinarii caro per lungo uso, e per ricordanza piacevole del veneto governamento. Egli trovò la Dalmazia pressoché in una condizione di barbarie, ove se ne traggano le terre littorali, ed efficacemente adoperò a sanar quanto più poteva de' mali fisici e dei morali di quei valorosi superstiti degli antichi vincitori dei vincitori del mondo. Immense cose fece nei cinque anni che di essi tenne il go-Terno, quantunque tardato dalla mala volontà odall'oscura mente de' suoi cooperatori, e dalla militare baldanza di quegli adottivi concittadini di Napoleone, cui questi con si cieca predilezione spargeva dovunque, e che , insaniti per secondi eventi, mettevano in mezzo a pervertire i consigli della saggezza l'insolentire e la preponderanza delle armi.
Di (pianto alla mente di Dandolo fossero inferiori quelle de' suoi coopeiatori adduriemo questa sola riprova, che fuvvi chi consigliava, si vietasse ai Turchi di scendere, siccome fanno, dai monti per lungo cammino in numerose carovane alla marina, a mutarvi con sale le derrate loro : il sale comperavano dallo Stato gli abitanti littorali con l'oro cui traevano spacciando, mediante il commercio, le derrate e le merci dai Turchi ricevute in cambio. Proponevasi invece di collocare sulle vette dei monti conseive di sale, onde dai gabellieri, dando oro e non derrate, il provvedessero i Turchi ; e ciò per evitare il pericolo della peste ; con quel senno appunto di un medico, il quale, a togliere che il capo possa dolere, additasse l'espediente di troncarlo. Ma dopo la pace del 1809, la Dalmazia essendo stata compresa fra le provincie Illiriche. Dandolo ne fu richiamato, e andò a Parigi, dove ('ava invano gravi e pensati suggerimenti sul governo e sull'indole di (pie' popoli. Reduce in Italia, fu provveduto di una delle sinecure che, a premiare o a rimovere dal governo alcuni uomini, Napoleone Bonaparte istituì con la denominazione di Sonato consulente. In conseguenza divenne senatore e conte ; ma, conscio di ciò che si fosse quel Senato, passò i più di quegli anni alle stanze di Varese, e, tianne quando nel 1813 inviato fu a sedare le commozioni delle Marche e vi riuscì, poca si ebbe parte nel governamento, o niuna. Iyì scrisse la Coltivazione dei pomi di terra, dotto ed utile libro, di cui, se pur tia che la preoccupazione pel grano di Turchia cessi fra le genti nostre, sempre più si sentirà il pregio. Ivi le istruzioni dettò per la fabbricazione dello sciloppo d'uva ; ivi meditò la sua Enologia, con cui c'insegnò a cessare quella sbadataggine che in tanta dovizia di natura ci fa essere inferiori a popoli molto meno dalla natura favoreggiati, ed insegnò a far vino che potesse come gli esteri vini durar navigando. Ivi dettò l'aureo libro dell'ite di governare i bachi da seta, e fatta scienza quella in addietro cieca pratica di rurale economia, vide dai numerosi proseliti nelle Marche e nel Piemonte col nome di bandoliere dato alle bigattaje tenute secondo i suoi precetti, appagato l'ardito ma nobile suo voto di essere annoverato fra i benefattori dell'umanità. In Varese finalmente gli suggerì la carità di patria il libro che postumo comparve Sulle cause dell'avvilimento delle granaglie italiche, in cui avvisa alle industrie agrarie che riparatrici dei danni si pt ssono surrogare al coltivamento troppo ampio dei nostri frumenti. Con tanto ardore lavorò alla prefata opera cittadina, cui scrisse onde si avvertisse al pericolo e vi si riparasse, che, logoratisi gli stami della vita, repentinamente, il giorno 12 ( i-cembre 1819, un'apoplessia gli fulminò in meno di due minuti la morte. Egli lasciò di sé cara memoria negli amici, ed onorata ne' contemporanei, che diverrà venerata appo i posteri. De' progetti filantropici di miglioramenti agrarii che gli sorgevano
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