Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DANDOLOnell'intelletto, egli faceva i saggi e le sperienze nelle sue terre, e già col suggello vivido della pratica esplorazione pubblicava le sue teorie. Piansero in Dandolo le arti un efficace e veggente protettore. Sotto i suoi auspizii l'arte di trarre la seta, siccome quella di allevare i bacili produttori di essa, cessato avrebbe di essere una rozza pratica, però clie si afferma avesse egli a tal fine immaginato un meccanico ingegno, cui il veneziano meccanico Luigi Locatelli tolse ad eseguire e correggere, ed ha di fatto eseguito. Dandolo visse modello dell'uomo pubblico e privato ; insigne fu quanto per civili tanto per domestiche virtù ; filantropo di scritti e di fatti, largo di soccorsi, di consigli, d'incoraggiamenti; velò la beneficenza di quel gentile velo di cortesia che le toglie ciò che di tracotante ha pur sempre l'atto di chi dà ; più che esaudire richiesto, sapeva antivenire alla domanda. Il cavalier Compagnoni ha tributato l'omaggio dell'amicizia al defunto nelle Memorie storiche (Milano 1820, in-8°) che ha pubblicate intorno ad esso; egli scrisse con verità e con effusione di cuore. Nella Biographie des con-temporains è scritto di Dandolo degnamente ; nell'altra des Hommes vivans ha indiviso destino con pochi uomini veramente grandi cui ella rammenta ; egli vi è vilipeso.
Girolamo, nacque in Venezia l'illustre patrizio il 26 luglio 1796; ed ivi mori il 26 marzo 1866. Studiò in patria, poi nell'Università di Padova ottenne la licenza necessaria per gl'impieghi civili. A venti anni entrò nella questione che ferve a, a proposito del ritorno dei cavalli di bronzo da Parigi, tra il Cicognara ed il Mustoxidi : questi, offeso dalle osservazioni sue, e stimandole farina del primo, rispose con veemente e ingeneroso libello, a cui replicò il giovine Girolamo, e la lotta cessò ; ma questi tanto ne fu addolorato che per molti anni nulla più scrisse. Messosi nella carriera dei pubblici officii intorno al 1821, dopo lungo tirocinio, fu successivamente segretario di governo, primo aggiunto alla delegazione di Treviso, poi, invece di progredire, nuovamente segretario a Venezia, una specie di disgrazia cagionata dalla sua poca parsimonia nello spendere, onde più volte trovossi in economiche strettezze ; secondo altri, dal parlare che faceva contro il Governo austriaco, benché non gli fosse avverso. Sorto nel 1848 il Governo repubblicano a Venezia, ei fu mandato a reggere la provincia di Rovigo ; e dopo il disastro di Novara fu commissario a Chioggia, ultimamente preside della Giunta annonaria nelle angustie dell'assedio. Tornati gli Austriaci, ritenne per poco il grado, chè caduto in disfavore, fu messo a riposo con sottile stipendio. Dopo il breve governo dell'infelicissimo arciduca Massimiliano, il Toggenburg lo elesse direttore dell'Archivio dei Frari, in cui, per gl'impedimenti del forestiero Governo e le vessatorie e sospettose leggi che reggevano il prezioso stabilimento, poco potè fare al suo generale riordinamento. Nel 1866, quando parea certo che la Venezia sarebbe abbandonata dagli stranieri, il moravo Beda Diidik venne delegato a saccheggiare l'Archivio in prò dell'Austria ; di che ebbe tanto dolore da scapitarne nella salute ; la quale soffrì più vigoroso assalto per caduta, di che aggravatesi le precedenti indisposizioni, a breveandare si morì. Venezia ne fu afflitta, ed il Municipio con atto laudevole ne comperò dall'unica sorella superstite la biblioteca.
Fu uomo di sensi antichi, amante però del vere bene della patria, di cui sapeva distinguere le solide glorie dalle bugiarde. Lo disse taluno austriaco; menzogna. Ei fu grato al Governo che al padre suo ed a sè largì molte onorificenze. Caldi ebbe e pertinaci gli affetti alla famiglia, di cui fu l'ultimo ; agli amici, de' quali ebbe parecchi e sommi ; alla patria, che svisceratamente amò. Uscito di carica, mise in luce più scritti di quelli che avea in gioventù pubblicati, e sono: Osservazioni sui quattro cavalli della basilica di San Marco (Venezia 1817) ; Risposta all'autore delle Osservazioncclle ecc.; Lettera a F. Gamba e cenni biografici di G. R. Mi-chiel (nel Manuale di conversazione) ; Risposta alla Gazzetta di Venezia, sopra Venezia (1850); Alcune parole al Lloyd di Vienna e suoi corrispondenti sul porto franco di Venezia (1850); Cenni biografici di alcuni Bergamaschi (1857) ; La caduta della Repubblica di Venezia e i suoi ultimi cinquantanni (1855-1857) ; Risposta al signor X ad un articolo dell'Archivio storico (nella Rivista veneta, voi. xvn, 1856) ; Gli Ordelaffi, tragedia di F. F< derigo (nel Vaglio, voi. xlvi, an. ni) ; Lettera al Pezzi (nel Pensiero, n° 1, 1866); Sul Bucintoro, lettere due (nel Vaglio, n° 29-30, an. i) ; Sopra una nuova linea di franchigie di Venezia, proposte dal sig. Busetto Fisola (nel Lombardo-Veneto, n° 41, anno n); Proposta di un nuovo stabilimento di bagni di mare in Venezia (neW Adriatico, n« 1, 3, 14, anno i); Necrologia di Giovanni Paitu (Gazzetta ufficiale di Venezia, n" 60 del 1865); Il porto di Malamocco. Nota letta al R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti (del quale era socio corrispondente, estratta dal voi. xu, serie m degli Atti) ; Il Carmagnola (nella strenna Regina ed Ancella, 1865) ; Ilbenedcttino Beda Diidik ali Archivio generale di Venezia (1866). Parecchie sue cose rimasero manoscritte.
Veggasi nell'Archivio veneto (voi. vii, part. i, anno 1868) la Necrologia del Dandolo scritta dall'amico suo A. Sagredo.
Conte Tullio, nobilissimo scrittore, nato a Varese nel settembre del 1801 dal conte Vincenzo; mancò ai vivi per gocciola il 6 aprile 1870 in Urbino. Suo padre, notissimo in Lombardia e in Dalmazia per gli studii chimici, agronomici e industriali, sendo a Zara provveditore, iniziò l'educazione del figliuolo Tullio, che continuò a Varese ed a Pavia. I molti viaggi fatti o per desiderio d'istruzione o per ristoro di domestiche amarezze apprestarongli ampia materia per esercitare la sua penna. Nel che volle arricchire quella parte di letteratura che ricrea lo spirito colla descrizione di paesi e di costumi diversi, e insieme arricchisce l'intelletto di cognizioni geografiche ed affini. E vi riesci a meraviglia. Cosi nelle Lettere sulla Svizzera ritrae a capello la storia drammatica, i costumi alpestri, la vita pastorale se non patriarcale di un popolo di cui ritrasse la speciale fisonomia. Le prefazioni premesse alle lettere nominate danno chiaro a veder l'animo egregio dello scrittore, la cui vita fu tutta nelle sue opere che qui sogghigniamo : Una state a Varese e ne' suoi dintorni, lettere ad Erminia (Lugano 1825) ; Lettere
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