Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DANIANO (TERRENO) - DANIELE 73
      essendosi stabiliti nella Francia settentrionale sotto Rollo al tempo d'Alfredo ; e loro consanguinei erano pure quei pellegrini e cavalieri normanni che nel-1 undecimo secolo conquistarono i regni di Sicilia e di Puglia.
      DANIANO (terreno) (geol). — Il superiore fra i terreni terziarii.
      DANIEL Adalberto Ermanno (biogr.). — Scrittore ecclesiastico protestante e geografo di merito, professore ed ispettore nell'Istituto pedagogico di Halla, nato il 18 novembre 1812; morto il ì3 settembre 1871 in Lipsia. Teologo di professione, nei suoi lavori letterarii attese massimamente alla teologia in tutta sua vita, sebbene coltivasse anche altri studii con buon successo. Fra le teologiche sue opere giovi ricordare le seguenti: Spiegazione del piccolo catechismo di Lutero ; Libro di cantici per le scuole ; Taziano l'apologeta, studio sulla storia dei dogmi (Halla 1837); Guida liturgica per i ginnasii (ivi 1838) ; Florilegio d'inni dìalle antiche poesie ecclesiastiche (ivi 1840); Controversie teologiche (ivi 1843); Thesaurus hymnologicus (voi. 5, ivi, e poi Lipsia 1841 56); Codex liturgicus Ecclesia uni-verste (voi. 4, Lipsia 1846-54) ; Verità e finzione sul conto di Cristo (Halla 1847) ; Gl'inni sacri: Chris te cunct. domina tor alme, ed Urbs beata Hierusalem (ivi 1868) ; Conferenze religiose di sabbaio nell'Istituto pedagogico (ivi 1845, coll'assistenza di Eckardt). Dal 1845 in poi si accinse a varie pubblicazioni geografiche, ed il suo Manuale di geografia per le scuole superiori (Lehrbuch der Geo-graphie ecc.) ebbe successivamente ventisei edizioni. Stampò nel 1850 la Guida all'insegnamento geografico (Leitfaden fur den Unterricht in der Geo-graphie), e se ne fecero ben presto cinquantotto edizioni e non poche traduzioni, di guisa che oggidì e l'uno e l'altra predominano in tutti gl'istituti dell'istruzione pubblica. Anche l'opera sua geografica di maggior lena, Manuale della geografia (Handbuch der Geographie, voi. 2, Francoforte 1859-60), ebbe di già tre consecutive edizioni. Scrisse inoltre il libro Germania (Deutschland), per la Società promotrice della coltura generale (Lipsia 1851) ; quindi La Germania descritta sotto il suo aspetto fisico e politico (ivi 1869-70, voi. 2, 3a ediz.); e pubblicò le lezioni di C. Ritter sulla storia della geografia e delle scoperte geografiche (Berlino 1861), sulla geografia generale (ivi 1862), e sull'Europa (ivi 1863).
      DANIEL (padre) Gabriele (biogr.). — Gesuita, nato a Rouen nel 1649, il quale scrisse la storia della Francia dal principio della monarchia (3 voi. in-fol., 1713), dedicandola a Luigi XIV, che lo fece storiografo del regno. La parte più pregiata di questa storia è quella che si riferisce ai tempi anteriori al regno di Luigi XI, e per ciò che risguarda i fatti egli è più esatto di Mézerai. In complesso però l'opera è assai imperfetta, giacche lo storico poco vi dice intorno allo stato della società, ed è piuttosto una storia dei re che del popolo. Tratta in disteso di controversie religiose, e si mostra assai intollerante verso coloro che tiene per eterodossi. Debole e senza interesse n'è lo stile. La migliore edizione di questa storia è quella in 17 volumi in-4° (Parigi 1755-60) con giunte considerevoli del padreGriffet. Le altre sue opere sono: 1° Observations critiques sur l'histoire de France écrite par Mézerai, in cui tenta di screditare il suo rivale, il quale, sebbene spesso inesatto, è tuttavia di sentimenti più generosi che Daniel. Ambe queste storie però dovettero cedere la palma a quella di Velly e Villaret (1759), che alla sua volta fu oscurata daÌVHistoire des Francis del Sismondi; Ristoire de la milice franraise, nella quale si discorrono i cambiamenti seguiti nella milizia francese e nel sistema di disciplina e di tattica dal principio della monarchia sino al regno di Luigi XIV ; Le voyage au monde de Descartes, che è una specie di satira intorno al sistema di questo filosofo; parecclrie altre opere minori, tra cui gli Entretiens de Cléandre et d'Eudoxe, diretti a confutare le Provinciales di Pascal. Il padre Daniel mori nel 1728.
      DANIELE (biogr.). — Uno dei quattro profeti maggiori (Isaia, Geremia, Ezechiele e Daniele), nato del sangue dei re di Giuda, il quale assai giovine ancora fu condotto cattivo a Babilonia, il quarto anno del regno di Joachimo re di Giuda, 602 anni avanti Cristo.
      Fu allevato alla corte di Nabucodònosor sotto il nome di Baldassarre, datogli da quel principe. Egli cominciò a mostrare la sua saviezza e divina ispirazione confondendo i vecchioni calunniatori di Susanna ; poi la spiegazione di un sogno fatto da Nabucodònosor lo mise in gran favore presso quel re, che lo nominò capo di tutti i magi e intendente di Bah Ionia. Non appare che Daniele fosse presente quando Nabucodònosor fece inalzare una statua d'oro, e pretese che fosse adorata. La scrittura parla soltanto dei tre compagni di lui (Sidrach, Mi-sach e Abdenago), che gettati in una fornace ardente, ne furono tratti fuori sani e salvi. Daniele continuò ad essere in favore sotto Evilinerodach e Baldassarre, successori di Nabucodònosor; e sotto l'ultimo, in occasione di un banchetto, essendo apparse tre parole misteriose (mane, thekel, phares) scritte sulle pareti della sala, egli ne spiegò il senso, che fu la sentenza di condanna di quel principe. Morto Baldassarre, Dario il Medo (che fu probabilmente il Ciassare degli storici greci) pose Daniele al dissopra dei 120 satrapi fra i quali aveva diviso il governo delle sue provincie. I satrapi, gelosi, indussero Dario a pretendere che gli si rendessero onori divini, prevedendo che Daniele avrebbe ricusato d'obbedire. Cosi avvenne infatti, ed egli fu condannato alla fossa dei leoni. La Scrittura riferisce che l'indomani il monarca avendo veduto coi proprii occhi il profeta vivo nella fossa, ordinò che ne fosse levato e vi fossero gettati i suoi accusatori. Sotto il regno di Ciro egli fu calato una seconda volta nella fossa dei leoni per aver confuso i sacerdoti di Belo; ma il settimo giorno (.'irò, pentito, essendosi avvicinato alla fossa per piangere la morte del profeta, fu maravigliato di trovarlo vivo ed illeso, onde ne lo fece trar fuori, e gettar in sua vece i suoi accusatori, che furono divorati all'istante. Daniele mori di circa 88 anni verso il fine del regno di Ciro, dopo di avere ottenuto da lui (siccome si suppone) l'editto pel ritorno degli Ebrei e pel ristabilimento del tempio e della città di Gerusalemme. D'accordo con la Scrittura, gli autori riguardano Daniele come unt^iOOQLe


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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