Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DANIMARCAKiel al 14 gennajo 1814. In virtù di questo la Danimarca dovette in cambio della Norvegia accettare la Pomerania, la qual provincia cedette poi nel 1815 alla Prussia, ricevendone invece il ducato di Lauen-burgo e una buona somma di denaro. Nel conchin-dere la pace coll'Inghilterra, la Danimarca ricuperò poi le sue colonie, ma con la perdita della flotta
0 dell'isola di Heligoland.
Nel 1815 parvero assestate le faccende della Danimarca come del resto d'Europa, e il Governo non si dava pensiero di adempiere alle promesse del congresso di Vienna, secondo le quali tutti gli Stati della Confederazione Germanica aver dovevano istituzioni rappresentative, e per conseguenza anche
1 ducati di Slesvig-Holstein, che ne fanno parte. Ma il re Federico VI si limitò, al pari dei suoi predecessori, a confermare i privilegi ai nobili dei ducati, rinnovò la promessa di una prossima costituzione degli Stati e svincolò i due ducati dal legame loro imposto colla Banca nazionale. Queste disposizioni furono giudicate insufficienti e dagli abitanti dello Slesvig e da quei dell' Holstein, i quali, vista l'inefficacia delle loro assidue istanze per l'effettuazione delle promesse del 1815, fecero sì che i nobili d'Holstein presentassero i loro reclami alla Dieta di Francoforte, e che la stampa ne propugnasse allo stesso tempo i diritti. Ma il Governo danese rimase inflessibile, e solo si adoprò nel promuovere gl'interessi materiali del paese per far dimenticare la mancata sua fede. Nè mal si appose, chè i sudditi, abbagliati dall'apparente prosperità, si tacquero. Ma allo scoppiare della rivoluzione francese del 1830 i popoli della Danimarca non furono gli ultimi a scuotersi e sentire il bisogno d'istituzioni politiche più precise e più popolari. Questo novello impulso venne in prima dai ducati di Slesvig-Holstein, ove Uwe Lornsen si fece il difensore della causa liberale, richiamò la promessa di una costituzione fatta dal re ai suoi sudditi nel 1815, ed eccitò anche in Danimarca le più vive simpatie. Federico VI, incalzato dalla pubblica opinione, accondiscese alquanto alle ripetute domande col pubblicare, il di 28 maggio 1831, un'ordinanza con cui concedeva le assemblee deliberanti degli Stati provinciali, non solo ai ducati, ma anche alla Danimarca. Consultati dapprima gli uomini illuminati, una specie di assemblea di notabili a bella posta convocati nella state del 1832, il Governo fece comparire, il dì 15 maggio 1834, la legge che conteneva e stabiliva le nuove istituzioni, dicendosi nella medesima che il re avrebbe sottoposto alle deliberazioni degli Stati provinciali tutte le proposte di leggi tendenti ad introdurre modificazioni nei diritti personali e di proprietà, ed anche quelle sulle imposte o spese pubbliche, prima di dar loro forza di legge ; che coteste assemblee avrebbero il diritto di far decreti negli affari dei comuni, salva la reale sanzione, e dirigere alla Corona proposizioni, domande e lagni sulle faccende generali del paese. Gli Stati, convocati regolarmente ogni anno, si riunivano per le isole a Ròskilde o Rothschild, città nell'isola di Seeland, in fondo al golfo di Copenhagen, e per il Jutland a Viborg, che n'è la capitale; sessanta erano i membri dell'Assemblea della prima, cinquanta quei della seconda, avendo il Governo lanomina di dieci per la prima e sette per la seconda, mentre tutti gli altri venivano eletti direttamente dai proprietarii di tenimentinei diversi collegi elettorali.
Le popolazioni accolsero ovunque colla massima gioja queste concessioni reali, tfd i pubblicisti si diedero a trattare in opere originali le questioni più importanti della politica ; i giornalisti esercitarono tantosto sull'opinione delle masse una influenza fino allora ignota in Danimarca, e la stampa diventò da quel momento in poi una potenza di cui dovevasi alfine tener conto. Erasi inaugurata una nuova èra per la Danimarca negli ultimi quattro anni del re Federico VI, ma l'avvenimento al trono del suo successore Cristiano Vili, tenacissimo del principio così detto conservatore, il 3 dicembre 1839, sconcertò le recenti riforme, e prima a dolersi delle misure di restrizione con tanta rigidità seguite fu la stampa periodica, e prima essa fu a portar la pena dei suoi clamori. Il dì anniversario della nascita del re andò contraddistinto da alcuni tumulti, i quali furono principalmente attribuiti alle furiose insinuazioni degli organi della pubblica opinione. Le condanne si moltiplicarono. Parecchi giornali vennero confiscati e sottoposti a gravi ammende, e nuove misure di repressione aggiunte alla legge del 1837.
Malgrado però le manifeste intenzioni del re, la sessione degli Stati proseguì nell'espressione dei suoi voti, nè si scoraggiò nelle intenzioni di una utile riforma legislativa, di cui profondamente sentiva l'urgenza. Ma mentre il Governo dall'un lato ponevasi in contrasto colle idee di progresso in materia politica, dall'altro faceva ogni sforzo per introdurre negli Stati i miglioramenti industriali, ed avvicinando le distanze, gl'interessi e quindi i pensieri e le simpatie, facilitava anche in Danimarca il movimento che venne in questi ultimi anni sviluppandosi generale e gigante in Europa. Intanto tre gravi quistioni andavano sempre più agitandosi nel paese, quella cioè di una riforma nella costituzione, quella dell'unione sveva-danese, e quella dei due ducati dello Slesvig e dell'Holstein. Colla prima si voleva una rappresentanza diretta che facesse le leggi e votasse le imposte, volevasi un cangiamento radicale nella legislazione della stampa, volevasi il poter legislativo ritornato alla nazione, e fatto il potere giudiziario indipendente. Colla seconda ten-devasi a ricomporre l'antica unità scandinava. E per verità il sentimento di uno stesso passato, la confidenza in uno stesso avvenire, una medesima lingua, una religione medesima, fanno della Danimarca, della Svezia e della Norvegia tre popoli fratelli, non divisi che dalle circostanze. Colla terza, per la ragione stessa che spinge la Danimarca verso i due regni uniti, si allontana dalla Danimarca lo Slesvig e l'Holstein, questo tutto tedesco, quello per oltre la metà, per cui ambidue hanno sempre aspirato a dividersi dalla famiglia scandinava.
Per cinque anni continui le misure restrittive del Governo impedirono lo svolgimento delle libere istituzioni nella Danimarca, complicando viepiù le dispute e le liti sui ducati di Slesvig-Holstein, che il Gabinetto danese pretendeva incorporare ed assimilare alla monarchia, la mercè dell'unione così detta personale. Fomite incessante di discordie si fu cotesta pretesa, le quali viepiù s'invelenirono
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