Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DANTAN GIANP1ETRO (IL JUNIORE) - DANTE ALIGHIERIcagionato, sia che si trovi sotto la sua custodia, ovvero siasi smarrito o sia fuggito. 11 proprietario di un edifizio è tenuto per i danni cagionati dalla rovina del medesimo quando sia avvenuta in conseguenza di mancanza di riparazione o per vizio nella sua costruzione ; però chiunque abbia ragionevole motivo di temere che da un edifizio, da un albero od altro simile oggetto da altri in vicinanza posseduto sovrasti pericolo di un danno grave e prossimo ad un fondo od altro oggetto da lui posseduto, può denunziare il fatto al giudice, e chiedere, secondo le varie circostanze, che si provveda per ovviare al pericolo, o si prescriva al vicino l'obbligo di dare cautele per i danni che possono per tale causa avvenire.
      Nel caso che il fatto che arreca danno provenga da un delitto, oltre al risarcimento del pregiudizio, si fa pure luogo all'applicazione delle pene criminali o correzionali, secondo la gravità del reato commesso. Se si tratta di fatti che la legge civile qualifica quasi delitti, questi assumono nella legislazione penale i caratteri di contravvenzioni, e sono puniti con pene di polizia, oltre sempre il pagamento della dovuta indennità, e la morte del reo non pregiudica all'azione civile sopra i suoi beni, o contro gli eredi di lui, per la riparazione del danno cui avrà dato causa il reato. Che se poi si tratta di un fatto proveniente da una semplice colpa, per la quale l'ordine pubblico non si trovi compromesso, allora l'autore del danno non è tenuto ad altro che al risarcimento.
      A quanto abbiamo detto si riferiscono le antiche leggi romane contenute nei seguenti titoli delle Pandette: Si quadrupes pauperiem ferisse dicatur; — Ad legtm Aquiliam; — De his qui effuderint vel dejecerint; - De noxalibus actionibus; — Dedamno infecto.
      DANTAN Gianpietro (ilJuniore) (biogr.). — Scultore di merito, nato in Parigi il 28 dicembre 1800 ; morto in Baden-Baden il 6 settembre 1869. Figliuolo di un intagliatore in legno, fece i suoi studii presso lo scultore Bosio, e poi recossi in Italia, dov'esegui il busto del papa Pio Vili. Reduce in Francia, dedi-cossi al genere grottesco, e riuscì particolarmente nel genere che dicesi caricatura, e ritrasse i più celebri tra i suoi contemporanei, come Berton, Pon-sard, Ligier> Ver net, Paganini, Rubini, Vestri, Bouff'é, Fed. Lemaitre. Le sue caricature rendevano a capello gli originali figurati, i quali non eran presi da dispetto nel rimirarle, tanta era la maestria che vi spiccava dell'abile scultore. Visitò l'Inghilterra, dove ritrasse il duca di Wellington, lord Brougham, Samuele Rothschild, il conte d'Orsay e Talleyrand. Oltre le caricature, scolpì alcune statue anche di stile severo, come quella di Boìeldieu per la città di Rouen,ed i busti di Giovanni Bart, Giulia Grisi, Cherubini, Spontini, Thalberg e Bentinck, ed anzi espose queste ultime due insieme colla statua dell'attrice inglese Kemble, nel 1844, alla pubblica Mostra delle belle arti in Parigi. Presentò poi alla Esposizione del 1848 Rosa Chéri, ed alle successive del 1858 il maresciallo Canrobert, Pleyel, Rossini e Velpeau, per il Louvre; del 1861 il marchese Dedmar, Sommerad, madama Benazet, Le Carpentiere Aubert e Marchcssaux; del 1863, liberto De-
      lisle, il marchese Douglas-Hamilton e Maria Har milton, e del 1864 il celebre chirurgo Nélaton.
      DANTE ALIGHIERI (biogr.). — I. Nascita e puerizia. — Avvenimenti seguiti intorno a quel tempo in Italia. — Una delle più belle glorie non pur d'Italia, ma dell'umana specie ; onde non è meraviglia se una scuola intiera di eruditi sia venuta investigando con sottile scrupolosità fin le minuzie della sua vita, come memorie che a tutti vorrebbero essere religiose e domestiche. Dante, poco importa se questo sia nome intero, come pare ad alcuni (vedi E. Rocco, Note alla Vita di Dante, scritta da C. Balbo), o abbreviativo di Durante, come vogliono i più, nacque in Fiorenza nella primavera del 1265, anzi proprio nel maggio (Parad., xxii); del giorno di sua nascita mancano fermi riscontri, benché qualche scrittore moderno dica il 14 (Arrivabene e Nannucci). Gli fu padre il giudice Alighiero di Bellincione Alighieri, nobile e antico sangue fiorentino ; madre una madonna Bella, non si sa di che casato. Si disputa se quando ei nacque, suo padre fosse esule ; perchè i Ghibellini, che dopo la battaglia di Monteaperti (1260) s'eran recato in mano il reggimento di Fiorenza, n'avevano sband iti molti dei loro avversarli e fra questi uno degli Alighieri ; ma non si trova se il padre, l'avolo od uno zio eli Dante, che tutti erano di parte guelfa. Dalle tradizioni domestiche, le quali sempre sono e più allora dovevano essere la prima luce dell'anima, Dante raccolse memoria che i maggiori suoi erano venuti di seme romano (Infxv) ; e che cinquantanni innanzi il suo trisavolo, il quale disposando una Aldighiero di Lombardia (Parad., xv) aveva dato nuovo cognome a' suoi discendenti (Al-laghieri, Allighieri, Aligeri, Allagheri), era morto in Terra Santa, martire di Cristo e cavaliere dell'imperatore.
      Prima che Dante fosse fuori di puerizia, terribili e meravigliosi casi capovolsero le fortune d'Italia : la potenza degli Hohenstaufen fu sradicata colla ruina di Manfredi (1266) e di Corradino (1268); gli Angioini ed i papali prevalsero in quasi tutte le città italiane; i Ghibellini furono cacciati di Fiorenza, e coi Ghibellini umiliata la vecchia cavalleria : l'Allemagna, non che vendicar la morte dell'ultimo degli Svevi, parve non voler più darsi pensiero dell'Italia; ed il nuovo imperatore Ridolfo d'Absborgo (1273-1291), mercanteggiando colle signorie guelfe, negò sempremai di voler metter piede, com'ei diceva, nella tana del leone. I Francesi, i mercadanti, i preti prevalevano; eie vecchie schiatte guelfe, dopo vinta e messa in fondo l'emula baronia ghibellina, sentivansi già vigilate invidiosamente dai popolani grassi, dalle arti, dalla gente nuova. Ad una rivoltura politica veniva dietro visibilmente una mutazione, come ora diremmo, sociale ; la nobiltà castellana, usa a rigida intierezza di costumi signorili, era stata costretta ad umiliarsi al Comune ed a pigliar ferma stanza nella città, dove anche lo stesso patriziato municipale vedevasi emulato e spesso soverchiato da bottegai e da villani rinciviliti, e soggetto ai giudizii d'un volgo mutabile e chiassoso.
      Nondimeno in Fiorenza, dopo la cacciata dei Ghibellini seguita nel 1267, le famiglie dei grandi dit^iOOQLe


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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