Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DANTE ALIGHIERI
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parte guelfa fecero ogni opera per ingraziarsi il Comune; ed è principalmente alla cavalleria loro che devesi il pregio della vittoria di Campaldino, dove i Ghibellini e gli Aretini furono duramente disfatti, per modo che mai non se ne riebbero. A questa battaglia (11 giugno 1289) fu Dante, che appena allora aveva finito i ventiquattro anni, e vi armeggiò nelle prime file ; e conviene che siasi portato virtuosamente di sua persona, s'egli stesso osò confessare che alla prima affrontata aveva avuta temenza molta (Epist. di Dante presso Leonardo Aretino). Poco appresso Dante militò nell'oste mandata a campo contro Pisa; e certo trovossi alla presa del castello di Caprona (lnf., xxi). Era egli allora nel più bel fiore della giovinezza, delle speranze e degli affetti, amava religiosamente una mirabile donna ; già era celebrato fra i suoi come grazioso e nuovo trovatore di alte poesie (Purg., xnv); non ancora aveva perduto fede nella sua nobile patria, suora di Roma; nè lo sdegno e la sventura gli avevano rivelata la triste profezia della impotenza italiana. Le più vive e luminose immagini, che poi trovarono luogo nel poema sacro, sono come un riflesso di questa sua prima e felice giovinezza. L'anno innanzi alla guerra d'Arezzo (1288) seguirono le due tragedie dei Gherardeschi e dei Malatesta, che furono argomento ai due più popolari episodii della Divina Commedia : e nelle imprecazioni d' Ugolino non inettamente il Troya ( Veltro allegorico) credette scoprire le traccie d'un canto di guerra contro Pisa ; come nelle rivelazioni di Francesca da Rimini ognuno indovina la conscia pietà d'un amore impossibile e disperato.
IL Suo amore per Beatrice de Portinari. — E degli amori di Dante fu lunga disputa fra i commentatori; a molti dei quali parve cosa indegna di tant'uomo lo spasimare per una fanciulla; e però s industriarono a risolvere in simboli ed in allegorie tutto quello che Dante narra e canta di Beatrice 6ua ; ajutati in questo assunto da molte sentenze e dichiarazioni dell'autore, che mostrano doversi, oltre il senso letterale, cercare ne'suoi versi un senso mistico ed arcano (lnf., ix, xvu ; Purg., vili ; e dappertutto nel Convito, ma principalmente nel trattato u, capit. 1). Ma questo era vezzo de' suoi tempi, e consuetudine dei teologanti e degli ascetici, che allora davano norma a tutti gli studii ; i quali dai fatti medesimi narrati nelle Sacre Carte, e di cui avrebbero creduto empia dissennatezza mettere in dubbio la veracità, cavavano nondimeno varie e spesso lontanissime significazioni e moralità e sottilità metafisiche, al modo appunto che fa Dante chiosando le sue poesie amorose.
La Beatrice adunque, secondochè per viva tradizione raccolse il Boccaccio in Fiorenza, visse veramente nel mondo temporale, e fu donzella della nobile e ricca famiglia dei Portinari, i quali ave-Tano le loro case vicine a quelle degli Alighieri. Quando Dante vide primieramente angiola giovanissima, e fu ad una di quelle adunate del primo maggio che celebravansi allora con ogni maniera di gentilezza in Fiorenza, ella aveva di poco compiuto l'ottavo anno, ed egli ancora non era eutrato nel decimo ; e il vederla gli fu rivelazione li «osa divina, primo risvegliamento della fantasiae primo accorgimento della vita spirituale. Onde non è meraviglia s'ei la figurasse poi sempre e la venerasse come vivo simbolo della giovinezza intemerata dell'anima ed immagine della graziosa sapienza, e se a mano a mano la venisse considerando con virile serietà come la sua patrona celeste e come una verace musa cristiana. I versi d'amore che Dante compose per Beatrice viva, e gli stessi commenti di cui li accompagnò nella sua Vita nuova, i quali, pur ostentando un logicare scolastico, spesso traboccano a confessioni passionate e ad affettuosi delirii, le minute particolarità che vi sono toccate con tenerezza rattenuta e profonda, e che non avrebbero potuto essere ricordate ed avvertite se non dal cuore, tutto ci persuade che questa storia psicologica, in cui persino il gergo pedantesco ajuta il riserbo e lo squisito pudore, non può essere un travestimento metaforico d'idee politiche e religiose, temprate e contrappesate a freddo. A noi par tanto giusto il dire che Beatrice è un'allegoria rettorica della filosofia, o, peggio, della sovranità imperiale, quanto ci parrebbe l'insegnare collo Strauss, che nel culto della Vergine Madre del Redentore i teosofi del medio evo vedevano la deificazione della natura, vergine eterna, uscita dalla oltrapossanza dell'universo e generatrice dell'uomo.
La Beatrice, nel gennajo del 1287, era già sposata, non si sa da quanto tempo, a un cavaliere fiorentino, messer Simone de'Bardi; nè pare che Dante avesse mai pensato a domandarla per sè ; sia che la disparità delle domestiche fortuue, o l'età sua troppo novella, o checché altro non gli consentissero di pur fermare il pensiero a questo parentado. E veramente trovasi che Dante non aveva dimestichezza alcuna colla donzella, e raramente la vedeva, e appena ne aveva talora un cenno di saluto (in principio della Vita nuova); e quasi tutte le poesie del canzoniere di Dante e la prosa della Vita nuova pajono rappresentarci Beatrice come giovane sposa, graziosissima a tutti, lodata di bellezza e di umiltà angelica, non senza una tal quale ombreggiatura di maestà e di decoro matronale.
La mirabile donna mori, che ancora non aveva finiti i venticinque anni, il 9 giugno 1290, pochi mesi appresso la morte di suo padre Folco Portinari, per testimonianza di Dante, uomo d'alta bontà, come ce ne fa prova anche il suo testamento, in cui chiamò erede in parte delle sue larghissime facoltà
10 Spedale di Santa Maria Novella. E questi riscontri di date e di fatti attestati da documenti (veggasi
11 Pelli) colle particolarità poeticamente menzionate dall'Alighieri nella sua Vita Nuova varranno a provare la realità di Beatrice per chi non s'acqueti alle evidenze psicologiche, il dolore di Dante per la morte di questa sua donna fu pari all'amore, e trasmodò per forma, che gli amici suoi ne lo rampognarono aspramente come di viltà (vedi il Sonetto di Guido Cavalcanti : Io vegno '1 giorno a te 'nfinite volte) ; novella prova che non si giocava solo di metafore.
HI. Studii suoi. — Si disposa a Gemma Donati. — Ma questo stesso dolore ispirò la Vita Nuova, di cui pur il solo titolo è un concetto sublime. Vi sono raccolti tutti i versi d'argomento amoroso che Dante aveva scritti fino al venticinquesimo annot^iOOQLe
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