Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
95 DANTE ALIGHIERI
i Fiorentini collegati col re francese di Napoli per contrastare all'imperatore il primato ch'ei s'arrogava su tutta Italia. E non può negarsi che il diritto pubblico di quei tempi, intricato ed equivoco, non fornisse rag'oni o almeno argomenti ad ambe le parti ; nè che la discesa d'Arrigo, preceduto dalla fama di leale e grazioso cavaliere, e non avversato dal pontefice, avesse levato tutti i popoli italiani in buona speranza che le fazioni, da tanti anni disfrenate e implacabili, potessero spegnersi e comporsi in pace. A mostrarcelo basterebbe ricordare come il popolo di Milano, guelfissinio per lunghe e glorirse tradizioni, accogliesse il nuovo augusto. E veramente Arrigo ne' suoi principii aveva dato buona intenzione di voler rassettare le cose d'Italia più coll'autorità che colle armi ; tanto che non soffriva in sua presenza neppur il nome di guelfi e ghibellini; e procedeva con grande, e altri direbbeFig. 2010. — Dante Alighieri
incauto scrupolo d'imparzialità, richiamando alle patrie loro i fuorusciti di qual pur setta fossero, e comandando concordie e amicizie impossibili veramente, ma che pur sarebbero state necessarie a far che Italia posasse. Questo imperatore insomma predicava col prestigio della suprema autorità quello che Dante aveva sino allora voluto persuadere a ragioni. L'uno e l'altro pensavano di poter risol-, vere con una maniera di conversione e di palingenesi morale quell'inestricabile viluppo di passioni, d'interessi, d'idee contrarie che s'aggruppava nel sublime assurdo del medio evo. Ma coloro che infamano l'Alighieri come piaggiatore di tirannide straniera mostrano di non comprendere nè l'uomo, nè i tempi; e non si ricordano come fin d'allora si potesse prevedere, e i casi successivi confermarono le profezie dolorose, che il parteggiare per eredità di sangue e per gelosie di municipii menava a sgretolio di repubblichette astiose e impotenti, a spegnimento di schiatte e di tradizioni durabili, a sminuzzolamento di fazioni plebee, e infine a signorie inferme ed ignobili di capisetta e d'avventurieri. Di ciò si vide segno tosto che l'alto Arrigo, come lo chiama Dante, cesse dalla scena. Imperocché, morto a Buonconvento (24 agosto
1314) l'imperatore paciere, in odio a' Guelfi e in poco onore tra' Ghibellini, sorse l'oltrapotenza d'un capitano di guerra, Uguccione della Faggiuola, membruto e rubesto soldato, che assoldando masnade tedesche e maneggiandosi colle parti e coi fuorusciti, recossi in mano il dominio di Lucca, di Pisa e di più che mezza Toscana, e die' ai Guelfi e ai Fiorentini la sanguinosa rotta di Montecatini (29 agosto 1315), rivincita di Campaldino. Di che rinacquero le speranze degli esuli e di Dante; ma poco durarono. Perchè Uguccione, usando insolentemente la fortuna, fu l'anno appresso cacciato dai
(dal ritratto di Giotto scoperto nel 1840).
Lucchesi e dai Pisani, impazienti di rigido imperio. Dopo quest'ultima diffalta dei Ghibellini toscani, Dante, per la seconda volta, riparò a Verona, dove a Cane della Scala riparlò quel linguaggio che prima aveva tenuto con Arrigo imperatore, e poi con Uguccione. A questi tempi (1317) si dee porre il rifiuto magnanimo con cui Dante rispose alle pratiche d'alcuni suoi benevoli, i quali l'avrebbero voluto rimettere in patria. I patti del richiamo, che portavano pubblica confessione ed ammenda di colpa, parvero indegni all'esule illustre, il quale nella celebre lettera che ce ne rimase, con una cotal disdegnosa rassegnazione ricorda Vinnocenza sua patente a tutti, qualunque sieno: novella prova ch'egli era, o almeno credevasi anche allora, quale era mostratosi nel suo priorato, confortatore cioè di concordia e nimico delle sette. E veramente, ch'ei non fosse, come a molti giovò dipingerlo, ghibellino arrabbiato, ce lo prova anche il suo soggiorno alla Corte di Pagano, patriarca d'Aquilea, di casa Torriana, e però inchinevole ai Guelfi. Di questa sua andata nel Friuli, che cadrebbe nei principii del 1319, dubitano parecchi; ma pare che non possa negarsi a più riscontri; come non può negarsi che l'Alighieri, il quale del disdegno s'era
| |
Napoli Italia Arrigo Milano Arrigo Italia Alighieri Italia Dante Alighieri Arrigo Dante Buonconvento Guelfi Ghibellini Uguccione Faggiuola Lucca Pisa Toscana Guelfi Fiorentini Montecatini Campaldino Dante Uguccione Giotto Pisani Ghibellini Dante Verona Cane Scala Arrigo Uguccione Dante Vinnocenza Corte Pagano Aquilea Torriana Guelfi Friuli Alighieri Dante
|