Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DANTE ALIGHIÈRIgenti; imperocché non è dubbio ch'essa nella cosmica vastità e negli ingenui ardimenti pareggia le epopee braminiche, nella sobrietà e rapidità le liriche profetali, nell'evidenza dei quadri e nell'acconcezza delle similitudini la copia omerica, e che nel tempo stesso per la varietà e l'esplicazione dei tipi individuali antecede ed annunzia Shakspeare, e per le felici audacie del simbolismo si riscontra col Fausto, che può essere chiamato la Commedia Umana.
      L'altra parte del commento estetico dovrebb'es-sere unicamente indirizzata a chiarire l'artifizio dell'esecuzione : parole, frasi, ritmo, immagini che dànno al pensiero vita e movenza immortale. Quest'ultimo assunto aveva pigliato il padre Cesari nelle sue Belle e ze di Dante; non riuscì, perchè della bellezza gli mancava il senso intimo ; ma quel 6uo schema, anche come ci è rimaso, mostra ciò che si potrebbe fare in opera di poetica filologia lavorando sul testo di Dante; molto più ora che la grammatica cronologica del Nannucci ci toglie via anche il fastidio delle stoipiature dantesche, e risolve in rispettabili arcaismi quelle uscite di vocaboli che parevano stravolti a capriccio o a necessità di rima. Tra i più recenti e dotti commentatori di Dante, meritano un segnalato luogo i professori Giambattista Giuliani e Federigo Alizeri.
      XIII. Imitazioni e traduzioni della Divina Commedia.— Gran lume di raffronti filologici ed estetici potrebbe trarsi anche dalle imitazioni e dalle traduzioni della Divina Commedia, le quali sono parecchie in ciascuna delle lingue illustri d'Europa. Ma Dante già preparava contro coloro che si ardissero di travestirlo in lingua straniera, questa solenne ammonizione : * Sappia ciascuno, che nulla cosa per legame mosaico armonizzata si può dalla sua loquela in altra trai mutare, senza rompere tutta sua dolcezza e armonia » (Convito, i, 1). I primi traduttori della Dtvina Commedia ci sono dati dalle lingue affinissime alla nostra che sono il catalano ed il castigliano. La prima traduzione conosciuta è quella del Feber in catalano, che sarebbe del 1428; la prima stampata è di Fernando di Villegas, castigliano, che fu pubblicata a Burgos nel 1515. Ma anche negl'idiomi più lontani dal nostro non mancarono felici sperimenti di traduzione, ed assai lodata dal Foscolo è quella inglese del Cary (1819), venuta dopo due altre meno note del Body e del Tawer, e seguita da quella del Wrigth, che ora le contende i primi onori. Ma la più bella versione della Divina Commedia in inglese favella è quella dell'illustre poeta americano Longfellow.
      I Tedeschi sono naturati a comprender Dante più che altro popolo d'Europa; e veramente l'Alighieri appartiene a quell'iniziale idealismo romano-germanico, che da Gregorio VII ed Anselmo d'Aosta a Cola da Rienzo e al Petrarca parve aver comuni le ispirazioni, ma che poi diviso lasciò a noi il Savonarola, il Bruno, il Vico non tollerati e non compresi, e diè ai Tedeschi Lutero, Leibnizio,Goethe ammirati e potenti. E però questo popolo allemanno è forse meglio atto che non siamo noi stessi a comprendere ciò che in Dante ci pare troppo astratto, e a penetrare in quelle ultime sfere intellettive, dove la logica si trasforma in immaginazione, e dove,
      come dice sant'Anselmo, l'idea prova l'esistenza. E certo l'ultimo sonetto della Vita Nuova e gli ultimi canti del Paradiso non ponno pienamente intendersi, chi non osi commentarli coll'esperienza del misticismo, e accompagnarli colla lezione dei versi di Angelo Silesso, il quale sentivasi rapito al di là di Dio (Man muss noch iiber Gott), e colla meditazione dell'ultima scena del Fausto, celebrata dalla Germania come un miracolo d'ardimento ed un tesoro di profezia, e che è veramente una parafrasi di questi versi di Dante inaccessibili ai nostri ipercritici :
      Oltre la sfera che più larga gira Passa il sospiro ch'esce dal mio cuore; Intelligenza nuova, che l'Amore Piangendo mette in lui, pur su lo tira;
      Quando egli è giunto là dov'ei desira Vede una donna ...
      Nè può trovarsi in tutta la poesia un più chiaro r'scontro da contrapporre al famoso Das Ewig-Wetiliche, la suprimità femminina, che è ultimo suggello alle rivelazioni del Goethe. Fra i traduttori e commentatori di Dante la Germania annovera, oltre il Kopisch e il Graul, Giovanni Maria Nepomuceno re di Sassonia.
      I Francesi, erniosi e destri volgarizzatori delle idee altrui, s'accostarono tardi e ritrosi allo studio dell'Alighieri, avvenissimo anch'egli al genio gallico, nel quale certo ei vedeva la negazione dell'universalità imperiale e la perpetuazione delle sètte italiane, e dove, quasi direbbesi, presentiva la sveglia e petulante sensualità che doveva dissolvere le visioni del medio evo. Nondimeno abbiamo memoria che alcune parti della Divina Commedia fossero nel xv secolo sceneggiate nei Misteri, maniera di spettacoli mezzo sacri, e primi accenni del teatro moderno. Nel secolo successivo troviamo quattro edizioni italiane della grand'opera di Dante, stampate in Lione (1547, 1551, 1552, 1571), forse a petizione dei molti esuli toscani che erano allora in Francia. Poco appresso fu tentata la prima traduzione in versi francesi, che sia a nostra notizia (La Comédie de Dante mise en rime frangaise et commentée par Balthazar Grangier. Parigi 1598, 3 voi. in-12°. Vedi la Bibliografia dantesca del De Batines, accresciuta dal tedesco dantista De Witte). Ma nel secolo successivo quasi si perdette in Francia la memoria di Dante ; e di lui non degnò parlare Boileau, se non se in forma di preterizione, quando nella sua Poetica insegnò non essere la fede cristiana co' suoi paurosi misteri materia atta a ricevere consolazione di poesia. E il gesuita Rapin, che rettoricava allora in prosa, come Boileau in versi, non menziona Dante che per sentenziarlo autore pieno di astrattezze, irto di difficoltà, senza impeto e senza calore, e tanto superbo da invocare il proprio ingegno quasi come un nume. Adriano Baillet, che intorno a quei tempi medesimi andava riunendo gli altrui giudizii intorno alle belle lettere, tassa Dante d'esser tutto intertessuto d'allegorie lontanissime dal genuino carattere della poesia virgiliana; condanna che l'erudito francese aveva pigliata da un Galuzzi, gesuita romano e autore dit^iOOQLe


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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