Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DANTE DA MAJANO — DANTE GIO. BATTISTAtirolese, il quale esegui quarantadue disegni, trentotto riguardanti V Inferno e quattro il Purgatorio. Questi stupendi disegni, quantunque a soli contorni la più parte, superano di gran lunga quelli del manoscritto vaticano, e rappresentano Dante non solamente come poeta, ma anche come statista e ghibellino. Anche il celebre pittore P. Cornelius condusse a fresco nella villa Massimi in Roma molti subbietti desunti dalla Divina Commedia, i quali vennero poi litografati in nove fogli, e pubblicati in Monaco col testo di Dòllinger. Singolare , che in tanto spreco d'illustrazioni buttate a chiarire testi di miserevoli opericciuole, nè in Francia nè in Italia siasi fatta un'edizione di Dante ajutata da nobili commenti di matita e di bulino. I ritratti di Dante ci abbondano ; le tradizioni ce lo fanno fosco, arcigno, pensoso e rannuvolato per abito ; cotalchè le femminette di Verona il credevano uscito così tutto caliginoso e terribile dall'inferno. E tale vera-mente ei ci si mostra nelle immagini che ce ne lasciarono i vecchi pittori, e nel risentito profilo che parve all'Edwards il pretto tipo della stirpe cim-brica. Ma noi sappiamo che Dante fu ne' suoi primi anni un cavaliere grazioso alle donne, perito in cantare e in suonare istromenti, e amico d'ogni arte gentile. E i versi limpidi e leggiadramente temperati della Vita nuova ci facevano pensare a una figura soave quale è quella che poi nel 1844 fu scoperta in Firenze, dipinta di mano di Giotto, e che ci valse il bel centone del Giusti. Ad onore di Dante v'ha statue e monumenti in quasi ogni città d'Italia. Il sepolcro a Ravenna fu erettogli nel 1483 da Bernardo Bembo, padre del famoso cardinale, il quale reggeva per Venezia i Ravennati, e restaurato nella forma presente nel 1780 dal cardinale Valente Gonzaga, legato del papa; espiata per tal modo la persecuzione che mosse alla sua memoria e alle opere sue Beltramo cardinal del Poggetto, che pochi anni dopo la morte di Dante dannò il trattato della Monarchia, come pieno di scandali e di eresie. Anche il divino poema fu condannato dalla Inquisizione spagnuola (nell'Indice espurgatorio stampato a Madrid nel 1614), e furono giudicati come espellendi i versi 8 e 9 del canto xi dell'in/".; i versi 116-118 del xix dell'in/:, e dal verso 136, ix del Parad. sino alla fine del canto; ma la stessa Inquisizione non fa più cenno di questi scrupoli nell'Index novissimus librorum expurgan-domm del 1747.
Fra le edizioni della Divina Commedia più preziose pei bibliofili vuoisi citare quella di G. Numei-6ter ed Evangelista Mei, apparsa a Foligno nel 1472 ; dei Teutonici, apparsa nello stesso anno a Mantova : quella di Napoli 1477 ; del Vindelino da Spira, in Venezia (1477) ; di Milano, detta la Nido-beatina (1477-1478) ; di Firenze, col commento del Landino (14*1) ; l'edizione Aldina (1502): del Giunta (1506); del Marcolini (Venezia 1544); del Cappuri (Lucca 1732), col commento del Venturi; del Bodoni (Parma 1795); del Mussi (Milano 1809); di Firenze, colle incisioni dell'Adamolli e delNenci (1817-9). — Fra le traduzioni della Divina Commedia voglionsi citare quelle in versi latini del Coluccio Salutati, di Antonio della Marca, di Matteo Ronto, di Gian Paolo Dolfin, dell'abate Giovan Girolamo Carli,
tuttavia inedite ; quelle in prosa latina pure inedite di Giovanni da Serravalle e Paolo Veneto Eremitano. — Carlo d'Acquino pubblicò una traduzione in versi latini nel 1707, ricomparsa nel 1728. —Diverse parti del poema furono tradotte in versi latini da Carlo Lebeau, Testa, Catellani, Gaetano della Piazza, ecc. — Fra le traduzioni francesi, oltre le citate nell'articolo, voglionsi annoverare quelle di Moutonnet de Clairsons (Firenze 1776), Rivarol (il solo Inferno) (Londra 1783), Colbert d'Estouteville (Parigi 1796), Artaud de Montor (ivi 1811-13), H. Terrasson (il solo Inferno) (ivi 1817), Brait de la Mathe (il solo Inferno) (ivi 1823), J. C. Tarver (il solo Inferno) (Londra 1826), A. Deschamps (Parigi 1829), Gourbillon (ivi 1831), Pier Angelo Fiorentino (ivi 1840 e 1843), Briseux (ivi 1842), Aroux (ivi 1842), Lamennais (1855). — Fra le traduzioni tedesche, oltre quelle dei già citati Ko-pisch, Gràul e del re Giovanni di Sassonia sotto il pseudonimo di Filarete, sono a ricordarsi quelle di Jagemann, Streckfuss, Heigelin. — Intorno a Dante scrissero belle monografie biografiche, critiche ed estetiche il Boccaccio, il Panciatichi, il L. Aretino, il Manetti, il Pelli, il Chabanon, Giuseppe de Cesare, Cesare Balbo, Melchiorre Missi-rini, Savelli, Valtancoli, Artaud, Alessandro Torri, Puymaigre, lo Schlosser, ed ultimamente Floto Hartwig nella molto lodata opera Dante Alightert sein Leben and seine Werke (Stoccarda 1858). — Per maggiori notizie bibliografiche si consulti il già citato Batines, Bibliografia dantesca, e le giunte alla medesima dell'illustre dantista De Witte.
DANTE DA MAJANO (biogr.). — Poeta italiano, contemporaneo dell'Alighieri, nato a Majano in Toscana. Datosi al poetare, parvero i suoi versi cosi belli, che per lui s'accese d'amore una giovine siciliana per nome 'Nina, venuta anch'ella in fama di poetessa. Anzi fu questa tanto superba del suo amore, che al proprio nome volle aggiunto quello del poeta da lei prediletto, onde facevasi chiamare Nina di Dante. Le poesie liriche di questo Dante furono stampate con quelle dell'Alighieri nella raccolta pubblicata dai Giunti (Firenze 1527, in-4°), col titolo: Sonetti e canzoni di diversi antichi autor* toscani in X libri; ma sono ben lungi dal poter stare con quelle a confronto.
DANTE Gio. Battista {biogr.}. — Fisico e matematico, nato a Perugia nel secolo xv, apparteneva, al dire di Bayle, alla famiglia dei Danti Rinaldi. Egli era valente matematico, ed inventò ale artificiali si esattamente proporzionate al peso del corpo, che vennegli fatto volare a più riprese con buon esito sopra il lago Trasimeno. Da ultimo ei volle dare questo spettacolo alla città di Perugia, ed elesse la festa degli sponsali di Bartolomeo d'Aiviano con la sorella di G. Paolo B agi ioni. Radunatosi il popolo sulla pubblica piazza, Dante, tutto coperto di penne, slanciossi dal luogo più alto della città e spaziò qualche tempo nell'aria battendo le sue due grandi ale e dirigendo in ogni dove il suo volo fra le pubbliche acclamazioni, quando, rottosi un tratto il ferro con cui dirigeva una di esse ale, rovinò sulla chiesa di Nostra Donna e si ruppe una gamba. Guar rito che fu, insegnò matematica a Venezia e mor* in età di quarant'anni.
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