Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DANUBIO
Morava. A 24 chilom. da Isazca, obliquamente, nella Dobrucia, sulla meridionale sponda del Danubio, presso il così detto Ciatal (vertice, capo, cima) d'Ismail comincia il Danubio, insieme raccolto fino a quel punto in una corrente principale, a dividersi in diversi bracci e sbocchi. Primo ad incontrarsi qui si è il braccio di Kilia, che diramasi al N. 168 chilometri, e si può a buon diritto considerare, fino alla sua foce, la corrente principale permanente del fiume. Fino ad Ismail, fortezza un dì di frontiera della Russia verso la Turchia, le cui opere fortificatorie e quelle puranco della più lontana cittadella di Kilia furono demolite nel 1856, in forza del più fiate ricordato trattato di Parigi, a 22 chilom. circa N. E. del Ciatal, rimane questo braccio ampio e profondissimo. Di sotto ad Ismail dividesi in tre sezioni, le quali però, sebbene sieno naturalmente di minore ampiezza, non offrono in generale difficoltà di sorta alla navigazione, e tornano a congiungersi presso Kilia, 82 chilom. sotto il Ciatal, in un canale precipuo, la cui grande superficie forma un eccellente porto. Da qui poi, 61 chilom. dalla foce così detta di Kilia nel Mar Nero, comincia un labirinto di diramazioni e deviazioni, le quali si riuniscono ancora presso Vilcovo, a 7 chil. dalla foce, in un grande bacino, per versarsi quinci con otto differenti bracci nel mare. Non si può certamente mettere in dubbio che il braccio del Kilia non sia più che mai propizio alla navigazione fino a cotesto bacino. Ed infatti, il diretto suo corso, non interrotto da curve di alcuna specie, la straordinaria sua profondità, la sufficiente ampiezza dell'acqua navigabile, e principalmente la direzione a N. E. che tanto si presta per la navigazione infra terra, gli eccellenti porti K Ismail, Kilia e Vilcovo, un paese rivierasco esteso e fertile, in gran parte riccamente coltivato, ed una popolazione assai numerosa, in confronto del rimanente territorio delle foci del Danubio, assicurano al braccio in discorso l'incontrastabile preminenza sugli altri fino al mare. Ciò non ostante, fra quelle otto foci del Kilia, non è oggidì navigabile per le grosse navi che il solo braccio di Occiacov, sebbene sia di tratto in tratto alquanto angusto; non ha però mai meno di 7 metri e mezzo di profondità fino alla foce, avendone più in su anche 13 e 19. L'origine e la formazione degli odierni emissarii, e quella pure delle barre che stanno ai medesimi dinanzi, sono del massimo interesse per l'importanza scientifica ili quegli studii che hanno per iscopo la navigazione delle bocche del Danubio. Vale ciò doppiamente per la foce del braccio di Kilia, i cui ulteriori vantaggi e la più che ragguardevole massa d'acque indicano naturalmente essere quivi il punto della soluzione migliore del problema. Basterà aver sott'occhio una delle carte comuni dei paesi danubiani, per farsi un'idea della straordinaria complicatezza di cotesto foci. Gli è certo intanto che ne' tempi anteriori, quand'anche lontanissimi, il braccio del Kilia deve essersi versato in mare presso a Baearsciuc, sotto alla congiunzione delle correnti vicino a Kilia. Im-
Fig. 2012. — Ponte di Trajano sul Danubio.
perocché gli è fuor di dubbio che i banchi di sabbia, esistenti fra cotesto luogo e la strada che conduce da Vilcovo ad Ibrainski, furono formati dalle inondazioni marittime delle età passate. Quanti anni abbia impiegato il Danubio per formare l'alluvione, ch'emerge oggidì dalle acque davanti a Vilcovo, e ei estende almeno 70 chilometri quadrati, sarebbe difficile il computare, e più difficile ancora il voler indovinare coll'analisi delle materie che s'introdussero di fuori nelle acque. Ma prescindendo dal tempo che ci volle per il deposito di quella straboc chevole massa di materie eterogenee davanti alla foce di una corrente cotanto poderosa, gli è certo assai interessante ed istruttivo l'esaminare l'interramento nauti la foce del Kilia, stendentesi a ventaglio, per la larghezza di 55 e per la lunghezza di 165 chilom. Rilevasi da cotesto esame che, dopo la formazione della punta settentrionale da Bazarsciuc a Vilcovo, non vi può essere che un solo ed unico emissario della corrente, mentre allora il mare giungeva certamente fino a Vilcovo col basso suo lido, ed il Danubio versavasi entro il Mar Nero nella naturale sua direzione di E. S. E. Le materie eterogenee, trascinate dalla corrente fluviale fino a questo sbocco, non trovarono quindi per il loro depositoaltro luogo adatto che il vasto mare davanti alla foce, il quale a poco a poco, con forma acuta sempre più crescente, tanto s'interrò che all'acqua corrente sopra esso mancò il filo dello scolo corrispondente alla sua massa, e la corrente per tal guisa rattenuta ed ostrutta dovette aprirsi canali di scolo negl'interramenti. Questi si sollevarono più rapidamente verso il N. e verso il S., per la natura stessa della corrente fluviale e del mare, trovando questo, come comunemente è noto, uno scolo soltanto verso il S. Da principio può dunque la corrente aver cercato, anche di preferenza, un libero scolo sugl'interramenti meno elevati del N. ed aver formato i canali ancor esistenti di Bolgorad ed Occiacov; ma col dilatarsi degl'interramenti davanti a questo ripartito braccio della corrente, e colla diminuzione della relativa pendenza nel medesimo, doveva necessariamente succedere che si accrescesse di nuovo anche la tendenza della corrente verso la naturale sua direzione al S. ; così nacque, si aperse e dilatò il braccio di Stambul qual braccio principale di scolo. Giace questo nella direzione naturale della corrente fluviale, ed è il più grande e potente di tutti i cinque bracci principali della medesima, che si apersero una via per le nuove alluvioni, dal bacino di Vilcov, a somiglianza delle cinque dita della mano sinistra, che si stendessero sopra la carta raffigurante il fiume. Ad eccezione però del braccio di Occiacov, tutti gli altri bracci ora indicati hanno una secondaria importanza, e rimane sempre precipuo quello di Stambul. Precipua parimente si è la foce del braccio medesimo, e ciascuno a prima giunta s'indurrebbe a credere che sia d'essa in istato di trarre il letto profondo e regolare di cotesto stesso braccio fino alla profondità del mare bastante alla naviga-
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