Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

Pagina (122/532)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      120
      DANZAun grado del vero, errore fondamentale che necessariamente sconcertò la posizione di molti luoghi, specialmente nella parte orientale di quella penisola. La sua carta del Tigri e dell'Eufrate fa ancora autorità in alcuni punti, mentre in altri importanti fu da lungo tempo corretta; ma cosi poco si sa del vero corso di alcune delle correnti che sboccano nel Golfo Persico a levante del Tigri, che non si può dire positivamente se D'Anville fosse o no fondato nella sua delineazione. Dobbiamo però dire che a' suoi tempi le cognizioni geografiche erano molto più scarse che non al presente; che comparativamente pochi erano i punti di cui si fosse determinato per osservazioni astronomiche la posizione; che i rilievi delle coste erano imperfettissimi, e che perciò il geografo aveva poche guide in cui potesse confidare. Egli stesso non era mai andato più lungi di 200 chilom. da Parigi ; ma ovviò in gran parte a questi svantaggi con infaticabili ricerche negli autori antichi e del medio evo che potevano somministrare qualche cognizione geografica, e con una rara sagacia nel discernere la verità fra opinioni ed asserzioni contraddittorie. Gli giovò pure grandemente la sua portentosa memoria. Sotto lui la geografia fece rapidi passi verso una maggiore accuratezza, e questa persuasione gli faceva dire « di aver trovato la geografia di mattoni e di averla lasciata d'oro >. Tuttavia, fuori della prediletta sua scienza, egli non diede mai segno di vanità, essendo, al contrario, uomo al tutto semplice e modesto, che visse più col passato che col presente, più coi libri che cogli uomini.
      Si osserva che il suo stile non è nè elegante, nè corretto, e che le sue dissertazioni mancano di metodo e di chiarezza, talmente che qualche volta la sua discussione intorno alla posizione di un luogo non lascia sperare la precisione che poi si trova nelle sue carte. Nel 1763 l'Accademia delle scienze lo elesse suo socio, quando era di settantasei anni, e nell'anno medesimo fu fatto primo geografo del re. Nel 1777 pubblicò le sue Considérations sur Vétude et les connaissances quc dcmande la compo-sition des ouvrages géographiques, specie di legato per coloro che lo seguirebbero nella sua carriera.
      Luigi XVI comprò la preziosa collezione di carte geografiche ch'egli aveva radunate nello spazio di sessant'anni consecrati alla scienza. Mori nel 1782 lasciando due figlie, e la sua fama come geografo non è ancora stata superata.
      DANZA (stor., igien. e B. A.). — Rimandando il lettore agli articoli Ballo, Esercizii di corpo, Ginnastica, Mimica, Pantomima e Teatro, per gli ulteriori svolgimenti di questo complessò subbietto, noi lo considereremo qui brevemente sotto un duplice riguardo : o come un piacevole trattenimento, frutto d'una viva espansione del cuore, manifestazione di gioja e segno d'interno diletto; ovvero come una rappresentazione d'un fatto per mezzo di movimenti e di gesti regolati dall'arte, e secondo certe leggi convenzionali bensì, ma che hanno il fondamento loro nelle leggi della natura. Se noi discorriamo della prima specie di danza, la troveremo nata quasi coll'uomo, o per meglio dire, quando l'uomo sentì da prima il bisogno di dimostrare l'affetto ond'era l'animo suo vivamente compreso. Imperciocché è
      giustissima osservazione dei fisiologi, che quando noi siamo altamente compresi dal piacere, il corpo tutto si muove, s'agita e tenta di manifestarlo non solo con la voce, ma con certe mosse le quali, dapprima spontanee e sconnesse, si piegano man mano a certe misurate cadenze; in quella guisa stessa che la parola concitata e ardente dell'uomo primitivo erompe e si piega in ritmo, in canto, in poesia.
      Tutti i popoli, niuno escluso, praticarono e praticano questa maniera di danza, la quale è tanto naturale quant'è naturale la manifestazione dell'allegrezza. La vediamo infatti nelle più antiche memorie rammentata : vediamo nella Sacra Scrittura Maria, sorella d'Aronne, dopo il passaggio del Mar R^sso, danzante con un coro di donne; vediamo gli Ebrei danzare intorno il vitello d'oro fabbricato loro da Aronne : e più tardi Davide stesso innanzi all'arca. Nè egli credette derogare punto alla reale dignità ed alla veneranda sua canizie, danzando davanti l'arca coperto dei solo efod di lino, perchè sapeva bene che le sacre danze formavano parte dell'israelitico culto, e che fino dai primordii della legge mosaica esprimevasi la gratitudine per i be-nefizii da Dio ricevuti col danzare , sendovi cori appositi di donne, compienti il sacro rito ed ai tempi del tabernacolo ed a quelli del tempio di Ge-rosolima (Exod., xv, 20; I Reg., xvn, 6 ; Ps. cxlix, 3; cl, 4).
      Poesia, canto e danza nelle prime età delle nazioni, generalmente parlando, sono cose indivise, derivanti dalla medesima fonte e sviluppantisi con eguale andamento. Alla voce Ballo (V.) si accennano le varie specie di danze più comuni dei popoli tanto antichi quanto moderni ; ora, se non fossimo trattenuti dagli stretti limiti che ci siamo prefissi, qui sarebbe il luogo di entrare in particolare esame sull'importanza che ha o può avere la danza considerata per se stessa ; sul conto in che fu tenuta presso i varii popoli ; sul perchè presso molti fu da leggi religiose vietata, e su tant'altre importantissime quist:oni, di cui non potremo che sfiorare le principali.
      Presso i Greci, infatti, la danza veniva a formare parte essenziale dell'educazione ; le loro feste e le loro cerimonie religiose ne erano sempre accompagnate; le loro danze ora spiravano la voluttà e la mollezza asiatica, trasportata alla madre patria dalle colonie che nell'Asia Minore si erano stabilite ; ora ritraevano di quello spirito guerresco che un dì a Maratona e a Salamina sconfiggeva gli eserciti di Dario e di Serse. Presso i Greci ogni cosa che potesse giovare allo sviluppo della bellezza era fomentata e promossa ; e Platone stesso nella sua Repubblica (libro che è il più felice e gentil sogno che filosofo o uomo alcuno abbia fatto giammai), Platone commendò la danza, non come innocua sorgente di diletto, ma come maestra di avvenenza, di leggiadria e di grazia. Ed iufatti la danza, considerata sotto quest'aspetto, altro non dovi ebb essere che l'arte di portare e muovere il corpo con armoniosi gesti, di non torcerlo o piegarlo sconciamente, e di renderlo fin dalla prima età idoneo al maggiore sviluppo della bellezza. Per questo l'antica Grecia, che tanto la bellezza stimava da
     
      /


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

Pagina (122/532)






Tigri Eufrate Golfo Persico Tigri D'Anville Parigi Accademia Considérations Vétude Ballo Esercizii Ginnastica Mimica Pantomima Teatro Sacra Scrittura Maria Aronne Mar R Ebrei Aronne Davide Dio Ge-rosolima Exod I Reg Ballo Greci Asia Minore Maratona Salamina Dario Serse Greci Platone Repubblica Platone Grecia Mori