Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DARAIU — DARCET GIOVANNIveva nell'anno 1660, e che si acquistò rinomanza per un suo calendario perpetuo, intitolato husna-mech, il quale suol essere presentato dagli astronomi con gran cerimoniale al gran sultano alla ricorrenza d'ogni capo d'anno. È scritto in lingua turca, e fu pubblicato in Augusta, nel 166C, da Velchius, con una sua prefazione. Vi sono indicate le lunazioni con una precisione che reca meraviglia quando si pensa ai tempi e al paese in cui visse l'autore.
DARARI (biogr.). — Fondatore della setta eretica dei Dararyah (V. Dararii [stor. relig.]).
DARAR1I (stor. rrlig.). — Settarii musulmani che ebbero questo appellativo da Darari, soprannome di Mohammed-ebn-Somael, vissuto in Persia nella metà all'incirca dell'undecimo secolo. Costui era stato nelle sue dottrine preceduto da un altro Darari che fu Mohammed Shamalgani, nativo di Sa-malgan, il quale predicava doversi dalla religione musulmana rigettare tutti i precetti gravosi e tutte le cerimonie del culto, ammetteva come lecite le più oscene dissolutezze, ed insegnava non solo la metempsicosi dopo morte, ma la trasmutazione delle anime durante la vita. N'ebbe in compenso di essere appiccato ed arso. Mohammed ebn-Somael, non ispaventato dalla costui sorte, rinnovò le sue predicazioni, e trasse ne' suoi errori un califfo fati-mita, Hakem-ben-Hillah, che si fece adorare qual Dio, mentre Darari spacciavasi per Mose risuscitato. Un turco fanatico pose fine alle turpitudini della nuova setta, pugnalando il falso profeta, ed eccitando il popolo contro a' suoi seguaci. Questi, dispersi per poco, si raccolsero sotto un altro Mose, 3hiamato Hanza, il quale permise, tra le altre cose, ai suoi discepoli anche l'incesto. Finalmente anche il califfo-dio fu trucidato, e i Dararii furono costretti a ricovrirsi in una provincia persiana, dove più tardi, confondendosi cogl'Ismaeliti e coi Batenii, diedero origine alla setta degli Hafasikin, o Assassini (V JVedi: D'Herbelot, Bibl. orient, — J. De Sacy, Chrestomathie arabe (voi. 11).
DARBIA (geogr.). — Vasta regione nell'interno dell'Africa, di cui l'esistenza fu primamente fatta nota dal missionario tedesco Kugler, il quale n'ebbe contezza, durante la sua residenza in Egitto, da un indigeno. Magàjine denominansi gli abitanti di questa contrada, 360 chilometri circa al S. 0. di Dar-Fur, bagnata da tre grandi fiumi, Lea o Fiume Bianco, Karo o Fiume delle canne, e Gililoo Fiume Nero. I Magàjine sono un popolo libero e governato I da buone e giuste leggi. Eglino sono industri «d at-! tivi, hanno pochi bisogni e niuna moneta od altro ! rappresentante dei valori, credono nell'Ente Su-i premo, nell'immortalità dell'anima e nell'esistenza degli angeli custodi. La circoncisione è generalmente in uso, quantunque non obbligatoria. Il loro linguaggio ha molti vocaboli comuni con la lingua amarica.
D'ARBLAY Francesca (biogr.). — Nata nel Norfolk in Inghilterra nel 1752, morta nel 1840. Pubblicò varii romanzi, fra i quali citeremo : Evelina, or a Young L^dy's En trance info the World — Cecilia, or Memo ir s of an Heiress. Entrata come dama di camera al servizio della regina Carlotta, moglie diGiorgio HI, scrisse interessanti memorie intitolate Diary and Letters.
DARBOY Giorgio (biogr.). — Nacque il 16 gennaio 1813 a Fayl-Billot; percorse con successo gli studii ecclesiastici ; pubblicò molti scritti, fra i quali una Vie de Si-Thomas Brcket ; e salì fino al grado di arcivescovo di Parigi. Sotto l'infernale governo della Commune, fu arrestato in una coll'infelice presidente Bonjean, ed il 27 maggio 1871 venne iniquamente fucilato con parecchi altri ostaggi dalle jene popolari. Un interessantissimo racconto di questo orrendo episodio dell'ultima rivoluzione francese fu pubblicato da Camillo Du Camp nella Revue des Deux Mondes del 1877.
DARG, D'ARG o D'ARGO Giovanna. V. Giovanna d'Arco (biogr.).
DARCET Giovanni (biogr.). — Chimico francese, nato a Donazit (dipartimento delle Lande) l'anno 1727. Ebbe nei primi suoi anni a provare le più crudeli avversità della fortuna, finché divenne precettore dei figli di Montesquieu, che lo tenne in conto di amico, e lo scelse a raccogliere gran parte dei materiali per tessere la sua grand'opera dello Spirito delle leggi. Morto Montesquieu fra le sue braccia (anno 1755), strinse amicizia con Rouelle il seniore, uno dei più esperti chimici di quel tempo, e sotto la scorta di un tale maestro si applicò alla parte pratica della chimica, adoperandosi specialmente a trovare la miglior maniera di preparare e fabbricare la porcellana.
Dalle sole fabbriche della Sassonia a quei di uscivano prodotti alcun poco somiglianti alle porcellane provenienti dalla Cina e dal Giappone. Ma i primi saggi di Darcet in questo genere, tanto per le materie, quanto pel modo di porle in opera, migliorarono d'assai i lavori della grande fabbrica di Sèvres, della quale nel 1776 fu fatto direttore. A questi lavori succedettero altri, nei quali l'azione del fuoco, come mezzo d'analisi, fu particolarmente studiata, e da cui risultarono notevoli cambiamenti nell'arte metallurgica, e in quella del vetrajo, del vasajo, ecc. Oltre a ciò, nel 1770 egli comunicava all'Accademia delle scienze le sue interessanti ricerche sulle pietre preziose, nelle quali dimostrava in un modo irrefragabile la combustibilità del diamante.
Chiamato alla cattedra di fisica sperimentale del Collegio di Francia, Darcet vi si distinse per facile comunicativa, solidità ed estensione di cognizioni, e colle sue illustrazioni tracciò la strada allo studio della moderna geologia. Si applicò pure a perfezionare diversi metodi di tintoria, non che la fabbricazione della soda artificiale del commercio e quella dei saponi, insegnando in pari tempo il modo di cavare la materia a ciò acconcia da tutte le sostanze grasse ed oleose, e suggerì i mezzi di procedere con maggior sicurezza nel saggio dei metalli destinati alla fabbricazione delle monete.
Denunziato al Comitato di salute pubblica come partigiano del duca d* Orléans, fu salvato da quello stesso Fourcroy che fu accusato di avere per gelosia fatto condannare Lavoisier. Direttore della fabbrica di Sèvres, professore di chimica al Collegio di Francia per 27 anni, ispettore generale dei saggi alla zecca di Parigi, e delle tintorie alla manifattura dei Go-
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