Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DARDANO — DAREMBERG (DOTTORE) CARLOridionale della Servia, mentre sotto l'imperatore Costantino T (306-337 dopo Cristo) faceva parte dell'Illirico orientale.
Vedi: Hierocl. (p. 655) — Notitia Imperi*.
BARDINO (lat. Dardanus, Dardanum, gr. ^ Aóp-Savos, tò Aapoavov) (geogr. ant.). — Città della Troade, detta in origine Teucride, fondata o edificata, secondo la leggenda di Mnatea (Steph. B., s. v. Aap-Savoc), dallo stesso Bardano, che la Teucride di una volta Dardania appellò, come già sopra avvertimmo, antica storia che viene narrata eziandio da parecchi altri autori (Apollod., in, 12, § 1 ; Diod., iv, 75; Co-non., apud Phot. Narr., 21). Sembra che talvolta si chiamasse Dardania al pari del paese; ma Plinio (v, 30) la chiama Dardanio (.Dardanitim), e sorgeva sull'Ellesponto, circa due chilometri al S. del promontorio dello stesso nome, e circa 13 da Abido, passando tra questa e quella il Rodio (Rhodius. Strab., p. 595), il quale sembra essere la corrente vicina all'odierna Sultania, come ai tempi di Omero (11, xn, 20). Strabone osserva che Dardano de'suoi tempi, città littoraiia, non era la città antica di Dardano o Dardania, che sembra da\Y Iliade essere stata appiè del monte Ida, ma città più antica d'Ilio, e non esistente più all'età del medesimo scrittore. Ilio era per certo colonia eolica, e viene noverata tra quelle città dell'Ellesponto di cui s'impodestò il persiano Daurise, incendiata Sardi, giusta il racconto di Erodoto (v, 117), il quale avverte altrove (vi, 43) che Dardano confinava col territorio d'Abido, e lo ripete Scilace nel suo Periplo della Troade. Se si presta fede a Tucidide (vili, 104), la linea delle 86 navi peloponnesiache nella battaglia tra gli Ateniesi e i Peloponnesiaci, l'anno 21 di quella memorabile guerra (411 avanti Cr.), stendevasi da Abido a Dardano, asserzione inammessibile, perchè lo navi al di fuori del promontorio Dardanio sarebbero state per tal guisa separate affatto dalle rimanenti. Strabone dice (p. 595) essere stata Dardano una piazza sì debole, che parecchi re, intendendo dei successori di Alessandro, fecero andarne più fiate tutta la popolazione in Abido, mentre altri la restituivano poi agli abbandonati focolari. Ivi s'incontrarono Siila e Mitridate, e vennero a patti per por fine alla guerra, nell'84 avanti Cristo (Strab., p. 295; Plut., Sulla, c. 24), epoca in cui essa era città libera, dichiarata tale dai Romani dopo la pace col re Antioco, nel 19 avanti Cristo, in onore della trojana origine, di cui superbivano quei padroni del mondo (Liv. xx^ vii, 9, 37; xxxvm, 39). Molte sono le medaglie di Dardano, e sur una dell'imperatrice Domna, moglie di Settimio Severo e madre di Caracalla e Geta, leg-gesi il nome del fiume Rodio (Sestini, Mon. vet., p. 76; Cramer, Asia Minor, \ol. i, p. 82), il che proverebbe essersi addimandata Rodio la corrente che va nell'Ellesponto vicino al capo Dardanio, e non l'altra più vicina ad Abido ; supponesi poi comunemente che gli odierni Dardanelli abbiano tratto il loro nome da
Dardano, sendone la derivazione naturalissima.
DARDANO Luigi (biogr.). — Scrittore italiano poco noto, viveva intorno la metà del secolo xvi, ed ha lasciato un'opera mista di prosa e versi, nella quale toglie a far l'apologia del bel sesso, intitolata La bella e dotta difesa delle donne (Venezia 1554).
Quest'opera è piena di aneddoti e di narrazioncelle curiose.
Vedi Gamba, Bibliografia delle Novelle Italiane (1835, p. 96).
DARDO (art. mil. ant.). — Asticciuola leggiera armata dall'uno dei capi d'una punta di ferro, e guer-nita dall'altro di penne quasi ale per volare con maggiore velocità, che traevasi con mano o coll'arco ed anche colla balestra. Differisce dal quadrello, dallo strale e dal verretio pel ferro della punta, che nel dardo si allarga in due lati taglienti, i quali vanno a finire in punta acuta, e che nello strale è liscio e rotondo quanto la canna, terminando in una estremità acutissima, mentre l'estremità del quadrello era quadra e divisa in quattro punte, e quella del verretto era ottusa o tonda.
TI dardo è arma antichissima, e i bassi rilievi di Tebe in Egitto ne offrono d'ogni dimensione. Il tclum fu il dardo de'Romani al tempo della buona latinità, che poi si disse dardus in quello della barbara, probabilmente dal celtico dart, che vale punta in quella lingua e dardo in quella degl'Inglesi.
Il pilum dei Romani era un dardo di mezzana dimensione, e lo sparus o sparum era ancor più piccolo.
La lingua poetica ha confusi i nomi di dardo e freccia ; ma quello traevasi anche a mano, e questa solamente con arco, balestra od altra macchina. Il gerid, canna o dardo degli Orientali, vedevasi nelle antiche giostre. Era lungo un metro, e la sua asta era guernita di chiodi che indicavano il luogo dove si doveva prendere onde fosse equilibrata.
I Tedeschi, a cagione delle loro guerre coi Turchi, presero diletto nell'esercizio di questo dardo e alla così detta corsa delle teste. La destrezza consiste a colpir di lontano una testa di moro con turbante ; e da ciò venne l'uso delle teste nere che si correvano alla lancia, alla spada, alla pistola e che si introdussero negli stemmi gentilizii.
DARE (comm.) — In contabilità commerciale è il contrapposto di avere, ed indica il debito (V. Contabilità).
DAREMBERG (dottore) Carlo (biogr.). — Scrittore di opere mediche, nacque a Digione nel 1817; mori il 14 ottobre 1872aMesnil-le-Roy (Seine-et-Oise). Fatti con pieno successo gli studii in medicina, fu tosto palese il suo ingegno la mercè di alcuni lavori importanti sulla medicina greca, e della traduzione delle Opere scelte d'Ippocrate (1843, in-12° ; 2»ediz., 1855, in-8°) e delle Opere complete d'Oribasio(l&Z-1P6Q, 6 voi. in-8°). La quale ultima pubblicazione, col testo in gran parte inedito, con note ed incisioni, fa collaborata col dottore Bussemaker. Tradusse inoltre dal greco : CEuvres médicales et philosophiques de Galien (1854 e seg., in-8°), con un'introduzione e studii letterarii e scientifici; Traitésur la gymna-stiquede Philostrate (1859, in-8°); (Euvres médicales de Rufus d'Ephèse (1860, in-8°). Collaborò all'edizione napolitana della Gollectio Salernitana (Napoli 1852-54, 4 voi. in-8°), ed a lui dobbiamo pure la traduzione di opere tedesche, quali YHisfoire et critique des doctrines des maladies de la peau di Rosenbaum (1846, in-8°) e VHistoire de la syphilis de Vantiquité dello stesso autore e data. Dettò inoltre diversi articoli pel Journal de l'instructionpitblique,
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