Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DARETE FRIGIO — DAR-FUR 0 DAR-EL-FUR
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la Gaiette médicaìe, nel Journal des Debats, di cui fu assiduo collaboratore, i quali raccolse poi in volumi a parte. Incaricato dal 1845 a più riprese, dal ministro dell'istruzione pubblica, di ricercare nelle varie biblioteche di Germania, Italia e Inghilterra i manoscritti di una certa rilevanza sulla storia della medicina, pubblicò intorno i risultati della sua missione alcuni rapporti negli Archivrs des missions scientifiques. Nel 1844, nominato bibliotecario dell'Accademia reale di medicina, sei anni dopo passò alla biblioteca Mazarino, fu nel 1862 ricevuto membro corrispondente dell'Accademia reale di medicina del Belgio, e decorato lo stesso anno della Legion d'onore.
DARETE Frigio (biogr.). — Supposto sacerdote tro-jano, che da alcuni scrittori antichi viene fatto autore di una storia della guerra di Troja in prosa. Eliano narra che quest'opera esisteva ancora a'suoi tempi, senza dire però s'egli l'abbia letta o no. Ma questo autore prendeva abbaglio, e l'opera scambiata per fattura di Darete era al più lavoro di qualche sofista vissuto in tempo assai posteriore. Comunque ciò sia, quell'opera non esiste più, ma ne rimane una latina, intitolata Daretis Phrygii de excidio Troja historia (in 44 capitoli preceduti da una epistola che fingesi diretta da Cornelio Nipote a Sallustio Crispo), che si riguardò per qualche tempo come una versione della pretesa opera di Darete, attribuita a Cornelio Nipote, non ostante che abbondi di solecismi. Questa creduta versione è opera originale di un poeta inglese vissuto sul finire del secolo xii, per nome Giuseppe, cui si aggiunse talvolta il nome di Davonus, come a nativo di Exeter nel Devonshire, e tal'altra quello à'iscanus, da Isca, antico nome di Exeter; e non è altro che una traccia di un poema latino in sei canti, che Giuseppe Iscano compose intorno alla guerra di Troja.
Questa storia, stampata per la prima volta a Colonia nel 1470 ed a Milano nel 1477, e quella di Ditti Cretese (Y.) sono il fondamento di un famoso romanzo di cavalleria che venne in gran voga durante il medio evo e ne' tempi che seguirono immediatamente l'invenzione della stampa, vogliamo dire il romanzo intorno alla guerra di Troja di Guido dalle Colonne, nativo di Messina, vissuto nel secolo xiii (V. Colonne [Guido dalle]). La prima edizione però di cui siasi curato con gran diligenza il testo è quella di J. Mercerus (Parigi 1618, Amsterdam 1631). La migliore e più recente è quella di A. Dederich (Bonn 1837).
Vedi: Brineken, Programma de Darete Phrygio (Luneb. 1736 — Eck, Dissertatio de Darete Phrygio (Lipsia 1768).
DARFO (geogr.). — Comune nella provincia di Brescia, circondario di Breno, con 2072 abitanti.
DAR-FUR o DAR-EL-FUR (geogr.). — Paese dell'Africa, tra Bornù e l'Abissinia, situato tra gli 11° e 16° di lat. N. e i 24° e 28° di long. E., la cui estensione e i cui confini sono assai imperfettamente conosciuti. Questa regione può considerarsi come una grande oasi, posta nell'angolo sud-est del Sahara, e per mezzo di deserti di considerevole larghezza separata dal Dar Berghami a ponente e dal Kor-dofan a levante. La parte meridionale è montuosae contiene yalli bagnate da ruscelli d'acqua perenne; la parte centrale pure è occupata da una catena di montagne chiamata El-Marrih, che si dirige dal nord al sud ; ma la settentrionale è una pianura coperta in parte di sabbia e in altri luoghi da rocce, e quivi non si può aver acqua se non dai pozzi. Durante la stagione piovosa la terra si ammanta di bella vegetazione ; ma per sette od otto mesi dell'anno tutto il distretto è inaridito, ogni pianta è appassita e financo gli alberi perdono le foglie.
Le pioggie periodiche incominciano alla metà di giugno e durano fino a mezzo settembre ; sono generalmente assai dirotte, cadono per lo più dalle tre ore sino a mezzanotte, e sono quasi sempre accompagnate da lampi. Le mutazioni del vento non sono periodiche, ma istantanee. Il caldo maggiore predomina accompagnato da vento meridionale e la pioggia più dirotta cade con un vento di sud-est. Quando la brezza spira dal nord o dal nordovest, è assai rinfrescante, ina per lo più non dura. Quando poi spirano venti meridionali l'aria calda è ingombra di un denso polverìo. Al cominciare delle pioggie cominciano i lavori dell'agricoltura, i cui prodotti sono varie specie di grani, sesamo, legumi, angurie, ecc. Fra gli alberi fruttiferi si annoverano i tamarindi e i palmizii; ma questi sono rari e i loro frutti sono piccoli, secchi e privi di sapore. 11 tabacco è indigeno. Nè i cavalli, nè le pecore vi sono numerosi, bensì le capre. Il bestiame forma uno dei capi principali di ricchezza, e con esso si pagano i tributi al sovrano. Numerosissimi sono i camelli d'ogni colore e di ogni statura, e se ne mangia la carne. Fra gli animali feroci e i selvaggi del Dar-Fur s'incontrano principalmente leoni, leopardi, jene, lupi, sciacalli, elefanti, dei quali si dice che se ne trovino torme di più cen-tinaja, rinoceronti, giraffe, ippopotami, cocodrilli e bufali selvaggi. Vi sono pure comuni le antilopi, gli struzzi e i zibetti.
Il ferro è il solo metallo che trovisi nelle parti meridionali, dove avvi pure alabastro, varie sorta di marmo, salgemma e nitro. La popolazione del Dar-Fur, che credesi non ecceda i 250,000 abitanti, consiste per la maggior parte in discendenti di gente venuta di lungo il Nilo, massime da Don-gola, dal Sennaar e dal Kordofan. Sonvi pure alcune famiglie originarie d'Egitto, di Tunisi e di Tripoli. Usano la lingua di Barabra, quantunque parlino anche l'arabo. Cobbe, donde partono le carovane per l'Egitto, è terra della lunghezza di quasi 4 chilom., ma assai stretta e con le case molto discoste l'una dall'altra. Intorno ad esse crescono alberi d'ogni maniera, e la popolazione è di 6000 abitanti, tutti dati al traffico. Le carovane per l'Egitto non partono però tutti gli anni. Esse attraversano il deserto sino ad Elwah, ossia Grand'Oasi, passando per le piccole oasi di Bir-el-Malha, Leghea, Selimè e Sceb. Gli oggetti del loro traffico sono schiavi, camelli, avorio, corna di rinoceronte, denti d'ippopotamo, piume di struzzo, gomma, pimento, tamarindi e otri di cuojo da tenerci acqua, come pure pappagalli, scimie e galline di Faraone. Prendono in cambio minuterie, tele di cotone, lame di spade, fucili, specchietti, caffè, utensili di cucina, seta non
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