Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DlRlO - DAItMA
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DARJES o DARIES Gioacchino Giorgio (biogr.). — Filosofo tedesco, nato a Gustrow nel Mecklemborgo nel 1714, morto a Francoforte sull'Oder il 17 luglio 1791, studiò filosofia e teologia a Rostock e a Jena, e l'insegnò dipoi in un cou la giurisprudenza in quest'ultima città con tanta fama, che Federico II gli conferì il titolo di consigliere intimo e lo nominò professore a Francoforte sull'Oder, ov'ebbe, durante ventisette anni d'insegnamento, più di 10,000 uditori. Darjes impugnò in molti punti fondamentali la dottrina di Leibnizio e di Wolf ; ma accostassi assai, nel diritto naturale, a quest'ultimo, posciachè ei pone a base di questa scienza il perfezionamento di se stesso e d'altrui. La politica, quale la concepisce, ha per principio supremo di procurare i mezzi convenienti per raggiungere il doppio fine del diritto e della morale. In metafisica e in logica Darjes non si dilunga gran fatto da Crusius, che godeva allora di una grande celebrità. La scienza non esiste agli occhi suoi che in materia d'idee puramente razionali ; le idee sperimentali non ponilo formare una scienza se non in quanto nozioni razionali mescolansi ad esse dominandole. Niuna scienza sperimentale pura adunque ; ma egli ammette, in difetto della scienza, una probabilità. Darjes, come Wolf, ama il metodo geometrico in filosofia. L'economia politica altresì, in ispecie la scienza delle finanze, gli vanno assai debitrici. Le sue opere, distinte per precisione e chiarezza, sono : Via ad veritatem (Jena 1755) ; Elementa metaphy-sica (ivi 1743-44); Philosoph. Nebenstunden (ivi 1749-51); Erste Griinde der philosoph. Sittenlehre (ivi 1759); lnsiitutiones Jurisprudenti a universali 8 (ivi 1745); Discours iiber Natur und Vtilkerrecht (ivi 1762-63) ; Meditationes ad Pandectas (Franco-forte 1765) ; Erste Griinde der Cameralwissenschaft (Lipsia 1768), ecc.
Vedi : Hausen, Daries als àkadem. Lehrer ge-schildert (Francoforte 1791) — Buhle, Lehrbuch der Geschichte der Phil. (voi. vii, pag. 312-318) — De Gerando, Hist. camp, des syst. de Phil. (voi. iv, p. 51-56).
DARKHAN (geogr.). — Nome di un'alta montagna granitica nella Mongolia, sulla quale sorge un monumento a Gengiskhau, oggetto di molta venerazioneDario, scaltrito del disegno di Bagoa, fece bere da lui stesso il veleno che aveva preparato. Così riuscì ad assodarsi sul trono, ma poco andò che venne a sturbarvelo Alessandro il Grande (V.). Era il secondo anno del regno di Dario quando Alessandro varcò l'Ellesponto e passò in Asia, dove, giunto al fiume Granico, scontrò primamente l'esercito persiano. Le truppe macedoni, bene armate e meglio disciplinate, riportarono una compiuta vittoria. Altra battaglia diedesi ad Isso nella Cilicia, dove Dario assunse egli stesso il comando e fu totalmente sconfitto. Ne appiccava poi personalmente una nuova a Gaugamela, detta comunemente la battaglia d'Aritela (V.), dove non ebbe miglior fortuna. Dopo la battaglia d'Isso, il campo di Dario fu saccheggiato , e la moglie, la madre e i figliuoli di lui caddero in potere di Alessandro, che li trattò con grande attenzione e risguardo. Susa, Persepoli e tutti i tesori del re essendo venuti in potere del vincitore, Dario si rifuggì ad Ecbatana; ma fu preso da Besso, governatore della Battria, il quale
10 tradì nella sua sventura. Il traditore coi suoi e col prigioniero fuggiva dinanzi ad Alessandro ; ma da lui inseguiti e vicini ad essere raggiunti, Besso e i suoi ferirono Dario di molte freccie, e lo lasciarono moribondo alla discrezione dei vincitori. Quando i Greci lo trovarono, egli era sfinito di forze, e solo potè chiedere un po' d'acqua, che gli fu pòrta da un Macedone. Allora egli pregò costui di ringraziare in suo nome Alessandro per la benignità da lui mostrata Terso la sua famiglia, e di dirgli che pregava gli Dei gli fossero propizii in ogni sua impresa e lo facessero signore dell'universo.
Poco poi venne a lui lo stesso Alessandro, il quale, grandemente commosso, toglievasi il proprio manto e lo stendeva sul corpo dell'estinto. Ordinava quindi che fosse imbalsamato ed inviato in una magnifica bara a Sisigambi, sua madre, per essere seppellito insieme cogli altri monarchi della Persia. Dario III morì nell'anno 330 avanti Cristo, se»to del suo regno e cinquantesimo di sua età. Ebbe riputazione di principe giusto ed umano, e in lui finì l'impero della Persia, che era durato oltre a dugent'anni sotto tredici re (Diod., xvi, 5-77 ; Plutarco, Vita di Aless. ; Giustino, x).
DARIO (biogr.). — Primogenito di Artaserse II Mnemone, era destinato successore alla corona ed ebbe licenza di portar la tiara diritta dal padre verso lo scorcio della sua vita, onde comporre una vertenza rispetto la successione surta fra Dario e il suo minor fratello Oco. Dario era allora in età di cinquantanni. Era usanza in simili occasioni che il re facesse dono al suo successore eletto, di qualsivoglia cosa chiedesse. Dario chiese Aspasia, concubina favorita dal padre, il quale le lasciò libera elezione, ed avendo ella anteposto Dario, il re se ne adirò siffattamente, che infranse la promessa solenne e consecrò Aspasia al servizio d'Artemide.
11 rancore di Dario contro il padre e la gelosia verso il fratello erano aizzati da Tiribazo, il quale aveva ricevuto un'ingiuria consimile da Artaserse; e il principe ordì, con altri buoì fratelli bastardi, una cospirazione contro la vita del padre, la quale fu scoperta e Dario fu messo a morte (Plut, Artax., 26-29; Giust., x, 1, 2).
per i Tartari.
DARLINGTON (geogr.). — Borgo industrioso e considerevole della contea di Durham in Inghilterra, posto a poca distanza dalla Tee e dal suo affluente Skern, che vi si traversa mediante un ponte in pietra. Esso conta circa 27,730 abitanti, dediti principalmente alla fabbricazione di tele e pannilini e cuoi ; ha una bella chiesa del xn secolo con un campanile molto alto; una via ferrata mette in comunicazione Darlington con Stockton, ed è quella sulla quale nel 1814 fu lanciata la prima locomotiva.
DARMA (stor. relig.). — Figliuolo d'un re indiano, ventesimottavo successore di Budda, vivea verso l'anno 519 dell'era cristiana. Si narrano di lui austerità e stranezze incredibili, operate affine di sottrarsi alle necessità dell'umana natura, essendosi egli perfino tagliate le palpebre allo scopo di non lasciarsi vincere dal sonno. Secondo i buddisti cinesi, dai ritagli di queste palpebre nacquero arboscelli che furono quelli che somministrarono let^iOOQLe
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