Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DAUMAS MELCHIORRE G. E. - DAUNOU P. CL. FRANCESCOgrosso esercito, fu costretto a ritirarsi con grave perdita. Datarne però, quantunque del continuo vittorioso contro aperti nemici, cadde da ultimo vittima del tradimento, e dopo essere sfuggito a molte cospirazioni contro la sua vita, fu assassinato in una conferenza da Mitridate, figlio d'Ariobarzane, ch'erasi procacciato la sua confidenza assumendo apparenza d'ostilità al re (Corn. Nip., Datames; Diod., xv, 91 ; Polien., vii, 21, 29).
Datarne pare fosse preclarissimo a'suoi tempi per coraggio ed abilità guerreschi, ed il suo nome suonò famoso anche appo i Greci, quantunque non guerreggiasse contro di essi. Cornelio Nipote lo chiama il più valente e il più abile di tutti i generali barbari, ad eccezione d'Amilcare e di Annibale.
Vedi Clinton, Fast. Ellen. (voi. ni, p. 422).
DATARIA (stor. eccl). — La Dataria di Roma e la Cancelleria erano da principio una sola e medesima cosa ; ma la quantità eccessiva degli affari costrinse poscia i reggitori pontificii a dividerla in due tribunali fra loro distinti, chiamandosi oggidì propriamente tribunale della Dataria il tribunale della grazia concessa, e della Cancelleria quello della grazia spedita.
È assolutamente incerto il preciso tempo della istituzione della Dataria, la quale però esisteva già sotto il pontificato di Onorio III, assunto l'anno 1216, e risiedette di poi ora in Avignone, ora in Roma, secondo che in quella od in questa città stettero a dimora i pontefici. Chiamasi anche curia graziosa, da che in essa si tratta appunto di grazie, le quali consistono principalmente in collazioni di benefizii, riserve di pensioni, destinazioni di coadjutorie per la futura successione, concessione di abiti ed insegne prelatizie, come di cappa magna, ecc., dispense d'irregolarità non che di assoluzioni, dispense matrimoniali, ed altre simili materie.
L'ufficiale primario della Dataria apostolica, quegli per le cui mani passano tutti i benefizii vacanti, dicesi datario se è prelato, e se è cardinale, dicesi pro-datario. Gli è derivato il nome non solo dal porre che fa la data del giorno, mese ed anno del regnante pontefice alle grazie e dispense che vengono concesse, ma anche dal dare, essendo il datario in certo modo il relatore di tutte le grazie che il papa concede pel canale della Dataria. Il datario ha sotto di sè un vice-datario ed una moltitudine di altri impiegati.
Per la spedizione di una bolla o dispensa si ricorre al datario con una supplica, ch'egli sottoscrive colle seguenti parole : Annuit Sanctissimus. Si dà allora un'altra supplica con le clausole e le restrizioni che devono essere inserite nella bolla, e si presenta al vice-datario, che vi scrive sotto il sommario di ciò ch'ò contenuto, e la passa al datario. Questi la presenta al papa che la firma, concedendo la grazia con questi termini: Fiat ut petitur.
Registrate le suppliche e compiute altre formalità, s'indirizza la minuta della bolla all'uffizio dei grandi abbreviatori, ed uno degli scrivani apostolici la trascrive su carta pecora.
Colui che desidera di essere pienamente informato di quanto concerne la Dataria apostolica e le quasi innumerevoli sue dipendenze, quei legga nelle opereche qui registriamo. Riganti, Commentaria regulee Cariceli. (Colonia 1751)—Amidenio, Tractatus de officio et jurisdictione Datarii, et de stylo Dataria (Venezia 1654) — Lunadoro, Relazione della Corte di Roma — Cardinal De Luca, Relatio Cur. Rom. Forens.
DATI (geneal. e biogr.). — Nome d'una famiglia nobile di Firenze, la quale ha somministrato parecchi dotti ragguardevoli. Il più antico è Goro di Staggio Dati (Goro è un diminutivo di Gregorio), matematico italiano, nato nel 1363, morto nel 1436. Esercitò a Firenze, sua patria, i primi uffizii municipali, e scrisse in nove libri, sotto forma di dialogo, m\ Istoria del duca di Milano Gian Galeazzo Visconti e delle sue guerre coi Fiorentini. Negletta, per lungo tempo, quest'opera fu pubblicata finalmente a Firenze nel 1735. Dati compose inoltre un poema intitolato Sphtera mundi, attribuito da alcuni scrittori a suo fratello Leonardo, ma che gli si vuole rivendicare sull'autorità di Guglielmo Libri, decisiva in materia siffatta. Questo poema, non ostante il titolo latino, è in ottava rima italiana. In questa piccola epopea cosmografica rinviensi un gran numero di particolari importanti per la storia della navigazione e della geografia, non che la spiegazione della bussola, del loch, dell'oriuolo a polvere, e delle loro applicazioni nautiche. Merita di essere esaminata una piccola carta in cui l'Africa è circondata dal mare. Dati non conosceva però che i paesi situati al di là del Capo Bojador ; in fatto di cosmografia ei riproduce tutti gli errori che incon-transi appo gli scrittori dei primi secoli dell'evo medio, e a detta sua la terra ha la forma d'un T entro un 0. Ei pone l'inferno nel centro della terra e ne dà persino il diametro :
Suo diametro è septe millia miglia,
El cerchio vinti due migliara si piglia.
Il signor di Santarem ha riprodotto un curioso mappamondo, che accompagna un superbo manoscritto della Spera, eseguito nel sec. xv. Ginguené va errato affermando nella Biogruphie Universelle di Michaud, che questo poema non fu mai stampato; ne esistono due edizioni senza data, e una del 1478, tutte e tre rarissime (vedi: Libri, Histoiredes sciences mathématiques en Italie (voi. li, pag. 221), e Catalogue (1847, p. 156) — De Santarem, Essai sur VRistoire de la cosmographie au moyen-dge (voi. i, p. 154).
Agostino, oratore e storico italiano, nato a Siena nel 1420, morto nella stessa città il 6 aprile 1478, accoppiò alla conoscenza del greco e del latino quella dell'ebraico, della teologia e della filosofia. Aveva in gioventù la lingua impacciata si, che fu soprannominato il bleso, e adoperò per guarire il celebre artifizio di Demostene ; ponendosi in bocca sassolini, e salendo speditamente su per le colline studiavasi a ben pronunziare, e ripetendo spesso siffatto esercizio fini con parlare con una nettezza e facilità inaravigliose. Egli insegnò per due anni, dal 1442 al 1444, belle lettere in Urbino, ma a cagione di una sommossa in cui perì il duca ed egli stesso corse grave pericolo, fece ritorno a Siena, di dove recossi a Roma per invito di Niccolò V, che voleva farlo segretario dei brevi. Dati ricusò quest'onore,
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