Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DATI
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      che l'avrebbe costretto a vivere in Corte, e tornò a Siena, ove aprì corsi di rettorica e di umanità. La sua eloquenza lo fece spesso eleggere a pronunziare discorsi latini in pubblico. « Era usanza, dice Niceron, in Italia nel secolo decimoquinto, quando il latino non era così comune, adoperarlo in tutte le cerimonie solenni recitando discorsi latini. Di ciò abbiamo una prova nelle opere di Agostino Dati, ove ha un gran numero su molti soggetti ».
      Dati fu incaricato di negoziati importanti presso Pio li e giunse alle prime magistrature in Siena, finché morì di peste. Il suddetto Niceron lo dipinge come un omicciattolo vispo, gajo, di ottimi costumi e di molta pietà. Le sue opere furono raccolte dopo la sua morte dal suo figliuolo Niccolò Dati, e stampate da Girolamo Dati, cugino di quest'ultimo, sotto il titolo di Augustini Datti Senensis opera (Siena 1503, in-fol.; Venezia 1516, in-fol.). Gli opuscoli raccolti in questo volume sommano a diciassette ; i più importanti sono: Orationum libri septem ; Fragmenta senensium historiarum libris tri bus ; Isagogicus libellus prò conficiendis epistolis et ora-tionibus, più volte ristampato sotto il titolo di Ele-gantiarum libellus (vedi : Niccolò Bandiera, De Angustino Dalho libri duo, Roma 1773 ; Niccolò Dati, De laudtbus eloquentice A. Datii; Niceron, Mé-moires, voi. xl).
      Giulio, poeta italiano della medesima famiglia, nato a Firenze verso il 1560, morto verso il 1630, lasciò molti scritti faceti e satirici inediti. La contessa di Parione (Firenze 1596), il solo pubblicato, è un poemetto notevole, come tutti gli scritti di Dati, per brio, arguzia ed eleganza di stile. Vi si trova tutta la finezza e tutto il sale attico fiorentino (vedi Cinelli, Biblioteca volante, scansia 7).
      Leonardo fu uno dei più dotti teologi del suo tempo, vesti l'abito dei Domenicani, fu maestro del Sacro Palazzo, ed inviato nel 1400 al Concilio di Costanza. La Repubblica di Venezia lo scelse per ambasciatore nel 1409 presso al re di Boemia; nel 1413 presso l'imperatore Sigismondo; nel 1418 e nel 1422 presso al papa Martino V. Fu eletto generale del suo ordine nel 1414, e morì in aprile del 1425.
      Un altro Leonardo, nipote di uno zio di Goro, nacque a Firenze nel 1408, e morì a Roma nel 1472. Fu da prima segretario dei cardinali Orsini e Condolmieri, in seguito di quattro sommi pontefici, Calisto III, Pio II, Paolo II e Sisto IV; canonico di Pirenze, ed infine vescovo di Massa. L'abate Méhus, dotto filologo del sec. xvin, ha pubblicato trentatre lettere latine di questo secondo Leonardo (Firenze 1743, in-8°). Ha posta in fronte la sua Vita, scritta da Salvino Salvini. Ella si riduce a questi pochi fatti, ed al catalogo delle opere di esso dotto prelato, rimaste manoscritte nelle biblioteche di Firenze; vi si scorgono molte poesie latine, e fra queste una tragedia di Jempsale.
      Giorgio, traduttore di Tacito, era della medesima famiglia. La sua traduzione, la quale non è senza merito, avvegnaché meno pregiata di quella di Da-vanzati, fu stampata dopo la morte dell'autore, a Firenze, dai Giunta, 1563, in-4°. Lo stesso Davanzali l'ha caratterizzata in una delle sue lettere a iiaccio Valori t Giorgio Dati, dic'egli, ha tradottoTacito in uno stile dovizioso e magnifico, convenevole al suo scopo, il quale era di renderlo chiarissimo ». Ha parimente tradotto in italiano Valerio Massimo (Venezia 1547 e 1551, in-8°).
      Giuliano, letterato fiorentino, nato nell'anno 1445, morto nel 1524, trasferissi a Roma, ove fu penitenziere a San Giovanni Laterano, e divenne poscia vescovo di San Leone in Calabria. Egli lasciò varie opere in versi, divenute rarissime e stampate alla fine del sec. xv. La Storia di tutti gli re di Francia, risguardante la spedizione di Carlo Vili in Italia, porge un interesse che non trovasi in pari grado nella Storia del Magno Scipione Africano. Egli è autore altresì d'una descrizione in versi della chiesa di San Giovanni Laterano (Comincia el tractato di Santo Joanni Laterano) che pare ignota a tutti i bibliografi e di cui facciam menzione sull'autorità della Bibliotheca Gremiliana (p. 181). Al Dati de-vesi per simil modo una specie di mistero intitolato La llappresentatione (Passione) del Nostro Signor Jesu Cristo, la qual se rappresenta nel Coliseo de Roma il venerdì Santo ; si conoscono due edizioni (Roma 1511 e Venezia 1525) di quest'opera, che mancava nelle raccolte più ricche di questo genere. Un poema sulla descrizione Delle isole scoperte ai suoi tempi (Roma 1494) è certamente curioso, ma non è noto che pel titolo e pare non venga fatto rinvenirlo al di d'oggi. Dati ebbe l'idea assai strana di porre in versi un Calendario, indicante per trentanni gli eclissi e le feste mobili, pubblicato a Roma nel 1496 (vedi: Negri, Scrittori fiorentini (p. 305) — Audiffredi, Catalogus editionum roma-narum s ce cult XV).
      Carlo Roberto, illustre letterato e filologo della stessa famiglia, nacque in Firenze nell'anno 1619. Dotato d'ingegno atto ad ogni maniera di studii, egli apparò nei primi anni lettere greche e latine, fu in fisica distinto allievo di Torricelli ed ebbe nelle matematiche a maestro il gran Galileo, antico famigliare di casa sua. Però egli era sovrattutto inclinato agli studii filologici ; e fu in questi singolarmente che acquistò maggior rinomanza e si rese benemerito della patria letteratura. A ventun anno egli era già ascritto all'Accademia della Crusca, nella quale fecesi appellare lo Smarrito, e poco di poi all'Accademia Fiorentina, di cui fu console nel 1649.
      Secondo il lodevolissimo costume delle più nobili famiglie di Firenze, la sua aveva sempre esercitata la mercatura o alcuna delle arti utili. Carlo appli-cossi a quella del battiloro e con essa andò viemag-giormente aumentando il già cospicuo suo patrimonio. Ma nè le cure della sua officina, nè quelle della famiglia, poiché era egli ammogliato e padre di più figli, valsero mai a distorlo da' letterarii suoi lavori. Un aureo scritto fu quello che diede in luce nel 1657, col titolo di Discorso intorno alla necessità di ben parlare la propria lingua, nel quale, oltre il merito dell'argomento, è da lodare la purgata dizione e lo stile lindo, facile e armonioso.
      Nell'intento sempre di agevolare agl'Italiani il bello scrivere, ei pose mano ad una raccolta di prose fiorentine, della quale mandò fuori nel 1661 il primo volume, composto di Orazioni di varii autori, cui prepose a modo di prefazione lo scritto testé men-
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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