Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DATTERO 0 DATTILO
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      dell'Asia e dell'Africa, delle quali la più celebre e notissima è appunto la suindicata palma a datteri (phcenix dactylifera L.). Il suo fusto (stipite) dritto, cilindrico, privo di ramificazioni, rappresenta una colonna alta da 12 a 26 metri, col diametro di 3 a 4 decimetri, coperta nella sua parte superiore di scaglie che sono le basi delle foglie essiccate, coronata alla sommità da un ampio fascio di magnifiche foglie, la cui base è fatta di fibre che formano una reticella guainante. Queste foglie sono lunghe circa dieci piedi, rigide, d'un bel colore verde, pennate, con foglioline alterne, ensiformi, piegate longitudinalmente, tal che nelle foglie giovani sono ristrette insieme a guisa d'un ventaglio chiuso. Le foglie interne della corona sono verticali, le intermedie oblique, le esterne quasi orizzontali o curvate verso la terra. Dalle ascelle delle foglie escono grappoli, ossia spadici ramosi, carichi di fiori, avvolti in principio da un'ampia spata univalve, coriacea e quasi legnosa, vellutata esternamente, che si apre da una banda per dar egresso allo spadice. I grappoli degli individui maschi sono in numero di dieci a venti, quelli degli individui femmine da otto a dieci, alcuni dei quali, allorché sono carichi dei loro frutti, pesano da 6 a 9 chilogrammi. I fiori sono di colore giallo chiaro o bianchiccio. Le drupe mature sono di figura simile a quella dell'oliva, lunghe e grosse all'incirca quanto il dito pollice, dal che derivarono i nomi óóxxuXa e dactyli, che loro diedero i Greci ed i Latini. Questi frutti sono vestiti d'una pellicola sottile, liscia, di color giallo-bruno carico, alquanto rossiccio, la quale cuopre una carne spessa, pingue, zuccherina, di sapore gradevolissimo, nel cui centro trovasi un nocciuolo quasi legnoso, avendo da una banda un solco longitudinale, e verso la metà del dorso un ombelico indicante la sede dell'embrione.
      La palma a datteri è un magnifico albero, che nasce spontaneo in Egitto, in Siria, in Persia e principalmente nell'Africa, d'onde è stato introdotto in Grecia, in Ispagna ed in altre parti dell'Europa meridionale, dove però non fruttifica, o produce frutti di poco valore; viene coltivato particolarmente sulla costa della Liguria nei dintorni del villaggio detto la Bordighera, tra San Remo e Nizza, non già per i suoi frutti, ma per le frondi, le quali intrecciate in particolare maniera vengono impiegate nelle sacre funzioni della festa delle Palme, per la quale coltivazione quegli abitanti ottennero speciale privilegio da un sommo pontefice.
      In ogni tempo gli scrittori sacri e profani, e particolarmente i poeti, celebrarono la palma a datteri, che consacrarono agli eroi ed alla vittoria ; e riguardaronla come emblema dell'amore conjugale, della salute, della fecondità, della stabilità degli imperi.
      Molti sono gli usi ai quali servono le diverse parti di quest'albero. I frutti, detti volgarmente datteri o dattoli o andattali o anadatteri, formano il principale nutrimento degli abitanti di quelle regioni dove nasce spontanea questa pianta, e specialmente delle nazioni arabe stabilite sulle rive del Tigri, dell'Eufrate e del Golfo Persico. Mangiano essi la carne di co teste drupe, ovvero la conservano preparata in varie guise. I popoli che abitano nellevicinanze dell'Atlante sogliono ridurre i datteri secchi in farina, la quale forma l'unica loro provvisione nei lunghi viaggi che intraprendono pei deserti, adoperandola stemperata in un poco d'acqua; ovvero gli stipano entro ampii vasi di terra, e mediante la compressione li riducono in una polpa, la quale separata dalle pellicole e dai noccioli cola da aperture praticate nel fondo di tali vasi : questa polpa grassa, untuosa, di squisito sapore, detta miele di dattero, viene adoperata a guisa di butirro per condimento del riso e di altre vivande. Nella Natòlia si fanno fermentare i datteri con acqua, e se ne ottiene un vino che può convertirsi in aceto, e da cui si ricava per distillazione un alcoole. Gli spadici dei fiori maschi e le spate, assai tenere nella loro giovinezza, non chf la sostanza midollare dello stipite delle piante giovani, ovvero della sommità delle vecchie, somministrano un cibo salubre; le giovani foglie mangiansi condite con olio ed aceto. Finalmente da questa palma si ottiene un sugo dolce, lattiginoso, rinfrescante e gradevole, detto latte di dattero: a quest'uopo, tagliate le foglie, si pratica a poca distanza dalla sommità un'incisione circolare ed un'altra verticale profonda, alla cui base si sottopone un vaso per raccogliere il sugo che ne cola in abbondanza, e che vuoisi bere subito, perchè in breve tempo s'inacidisce; se non che quest'operazione cagiona infallibilmente la morte dell'albero, onde suole soltanto praticarsi sopra quegli individui maschi che sono superflui, ovvero sui femminei divenuti sterili. I noccioli, comecché di durezza quasi cornea, triturati, rammolliti e bolliti nell'acqua, si dànno in cibo alle pecore ed ai camelli : abbruciati, sono dai Cinesi adoperati qual ingrediente del cosi detto inchiostro della Cina, e dagli Spagnuoli qual polvere dentifricia. Gli spadici, spogliati dei loro fiori, impiegansi a fare scope. Colle spate bene sviluppate si fanno vasi di varie forme. Le foglie vecchie tagliansi ogni anno, ed essiccate al sole somministrano un combustibile prezioso in quelle regioni. Le fibre della base dei picciuoli vengono adoperate per fabbricare cordami e tele grossolane. Colle foglie rammollite e rese pieghevoli mediante la macerazione nell'acqua, si fanno stuoje, tappeti, panieri, cappelli e varii utensili per l'economia domestica. Il legno dei vecchi stipiti, essendo durissimo e quasi incorruttibile, viene impiegato nelle costruzioni rurali, e generalmente in quei paesi dove abbonda questo prezioso albero, somministra esso solo tutti i materiali che impiegansi nella formazione degli edifizii. Questo legno brucia lentamente e senza fiamma, ma il suo carbone è ardentissimo.
      La palma a datteri selvatica trovasi sempre in luoghi sabbiosi ed umidi, e nel vasto oceano di sabbia che dal trentesimo grado di latitudine estendesi ognora più arido sino alla linea equatoriale, se ne trova qua e là, e ben anche a grandi distanze, qualche individuo, sotto la cui ombra proteggitrice e frutti ed erbe vegetano, ed il viaggiatore trova qualche ristoro all'arsura che lo divora. E però questi alberi vedonsi talvolta riuniti in selve naturali e più spesso piantati e coltivati con molta cura, principalmente in quel tratto dell'Africa settentrionale che dicesi perciò Biledulgerid,o, meglio, Beled-el-gerid, cioè Paese dei datteri, avvegnaché gl'indi-
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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